Stakhovsky ha arruolato Andrij Medvedev: “La leggenda mondiale pronta ad affrontare il nemico”
Nel 1999 Andrij Medvedev sfidò Andre Agassi nella finale del Roland Garros, accarezzò la vittoria dopo aver conquistato i primi due set lasciando le briciole all'americano: 6-1, 6-2 che avrebbe schiantato chiunque ma non il Kid di Las Vegas che ribaltò l'inerzia del match e trionfò con una grandissima rimonta (6-4, 6-3, 6-4). Sono trascorsi 23 anni da allora, passano in fretta nonostante sembrino tanti: si volta a guardarli e un po' gli viene la nostalgia canaglia ma, almeno per adesso, non c'è spazio per i sentimenti o per emozioni "deboli".
Ora deve essere forte, farsi amica la paura perché lo aiuti a darsi coraggio. E gliene servirà abbastanza nello scenario di guerra che farà da sfondo alla nuova vita. Non indosserà più i pantaloncini a righe, sotto i piedi la terra battuta non avrà la stessa consistenza né gli regalerà identici brividi di quella rossa. Non ha più la racchetta con sé ma a 47 anni Medvedev imbraccia le armi. Il connazionale e "collega" ucraino Sergiy Stakhovsky lo ha "arruolato" nell'esercito che a Kiev resiste in maniera strenua agli attacchi delle truppe militari russe.
È l'ennesimo sportivo che risponde "presente" alla chiamata, indossa elmetto e mimetica, si dice pronto a tutto in un momento drammatico del suo Paese. Dopo i fratelli Klitschko, Usyak e Lomachenko nel pugilato adesso tocca anche a Medvedev, lui e Stakhovsky sono di nuovo insieme dallo stesso lato del campo (e della barricata) come ai tempi della Coppa Davis.
A dare notizia del "neo-soldato" tra le fila delle truppe della resistenza è stato lo stesso Sergiy che ha condiviso sul suo account Instagram una foto e un messaggio che ne annuncia l'impegno in trincea: "La leggenda del tennis mondiale è rimasta a Kiev ed è pronta ad affrontare il nemico – si legge in calce all'immagine che li vede in mimetica -. Sono estremamente felice di vedere Medvedev al nostro fianco".
Stakhovsky è molto attivo sui social, dialoga con i giornali di tutto il mondo che lo hanno contattato per raccontarne la storia e ascoltare dalla sua voce le sensazioni della guerra, cosa significa trovarsi nel bel mezzo di un conflitto per difendere il proprio Paese. Novak Djokovic gli scrisse "dimmi di cosa hai bisogno", mostrandogli solidarietà sincera. Lui, intanto, legge, s'informa, partecipa, condivide. È un modo per non arrendersi alla normalità nonostante l'orrore quotidiano che ha sotto gli occhi. Combatte anche così: facendo sentire la sua voce fino a quando ne avrà forza.
In alcune delle ultime storie comparse sul suo profilo Instagram ha prima criticato Antonio Conte (allenatore del Tottenham) che aveva definito "ingiusto" l'ostracismo del mondo dello sport nei confronti degli atleti e (nello specifico) dei calciatori russi. "Non sono sicuro tu capisca la situazione che stiamo vivendo qua in Ucraina… svegliati", la replica rimbalzata in Rete così come l'immagine del russo, Daniil Medvedev, che potrebbe essere clamorosamente escluso dal tabellone di Wimbledon se non prenderà, pubblicamente e in maniera molto chiara, le distanze da Vladimir Putin condannando la guerra scatenata contro l'Ucraina.