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Sinner spiega perché non torna quasi mai a casa in Italia: “Posso anche andarci, ma non voglio”

Jannik Sinner, dopo una stagione eccezionale, ha spiegato la necessità di lavorare ancora più duro per crescere ulteriormente. Una situazione che comporta sacrifici, compreso quello di tornare meno a casa.
A cura di Marco Beltrami
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Quella che volge al termine è stata una stagione memorabile per Sinner. Il primo posto nel ranking, due titoli dello Slam e dunque la consacrazione sul palcoscenico mondiale. Cosa è cambiato dunque per Jannik? La sua vita è stata stravolta da questo exploit, dai successi e da questa eccezionale popolarità? Il 23enne ha voluto sottolineare come niente possa modificare il suo modo di essere e di comportarsi con le altre persone, anche se bisogna poi fare i conti con la necessità di alzare l'asticella del lavoro che comporta inevitabilmente dei sacrifici. Come quello di non poter tornare a casa in Italia quando vuole.

Sinner spiega perché non può tornare a casa in Italia quando vuole

Nella produzione originale Sky "Jannik oltre il tennis, Sinner si racconta" di cui è stata fornita un'anteprima, Sinner spiega la necessità di fare i conti con il suo essere estremamente professionale, e le scelte che ne conseguono. Tra queste anche quella di rinunciare magari a tornare a casa più spesso: "Come persona non sono mai cambiato, il successo non mi ha mai cambiato e non ha cambiato come tratto le persone davanti a me, quelle che incontro. Quello che cambia è che ho un po’ meno tempo libero. Perché io sono una persona che dedica tutto il suo tempo al lavoro. Quindi dipende da me. Se io domani voglio andare a casa, posso anche andarci, ma non voglio perché la mia carriera è iniziata quando a 13 anni e mezzo sono andato via di casa. Ora ho 23 anni e sono arrivato al punto che ho sempre sognato, di diventare il numero uno".

Dopo tanto lavoro e appunto sacrifici, Sinner non ha intenzione di accontentarsi anche dal punto di vista del lavoro. Il numero uno al mondo non vuole smettere di migliorare: "È proprio ora che uno deve continuare a lavorare e migliorare perché ci sono tutti i giocatori che ti vogliono inseguire. Giocherò altri 15 anni, speriamo che il fisico tenga. Si pensa che 15 anni siano lunghi, ma non è così perché per esempio sono arrivato qui nello stesso hotel e nella stessa camera e ho detto tra me e me ‘quest’anno è passato veramente veloce'. Stiamo cercando di fare tutte le scelte per continuare a giocare il più a lungo possibile ma non possiamo nemmeno buttare via il tempo perché è un bel bilanciamento di miglioramento, lavorare, voglia di vincere, avere intorno le persone che vuoi e ti possono aiutare".

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Jannik Sinner e la necessità di tornare nella sua Sesto

Rischiano dunque di diventare ancora meno i giorni che Jannik Sinner si concede per tornare nella sua Sesto. Il posto in cui è cresciuto rappresenta per lui una vera e propria isola felice: "Sono veramente pochi i giorni a casa durante l’anno. Ci vado solo 3-4 volte per vedere soprattutto i genitori e i nonni. Non sai mai come va a finire. Quando vedo le montagne, le strade che conosco, le piste, e mi sento a casa. Mi sento libero che tutte le persone mi conoscono non per quello che sono ora ma per come ero prima".

Per spiegare meglio cosa rappresenti per lui la terra d'origine, Sinner ha anche raccontato un aneddoto simpatico: "Quando ero a Sesto sono passato a casa di un vicino. Quando eravamo piccoli con i miei amici andavamo lì a suonare e correvamo via, ma un giorno ci ha beccato. Questo signore che ormai ha 85 anni mi ha detto ‘mi ricordo ancora di quando venivate a suonare’. Sono proprio queste le cose belle che mi danno una forza per continuare. Ci vuole poco per me, due giorni e sono di nuovo al 100% e posso lavorare di nuovo".

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