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Sinner spiega perché ha esultato timidamente per il trionfo su Djokovic: “Ho perso il sorriso”

Le parole del numero uno al mondo dopo la vittoria contro il serbo in finale a Shanghai spiegano bene qual è il suo stato d’animo in questo momento: “La gente pensa che vincendo o avendo successo non si abbiano problemi, non è vero. Mi trovo in una situazione scomoda fuori dal campo”.
A cura di Maurizio De Santis
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Jannik Sinner ha battuto Novak Djokovic a Shanghai. Ha vinto un match dominato, caratterizzato da una superiorità schiacciante come riconosciuto dallo stesso campione serbo: null'altro ha potuto fare che tessere le lodi dell'avversario, il "ragazzino" che ha superato il "maestro" e adesso guarda tutti dall'alto, dalla sua posizione di numero uno al mondo che, almeno per questa stagione, è blindata. Eppure, c'è qualcosa che non va.

"Ho perso il sorriso", dice l'azzurro in conferenza stampa (e spiega anche perché) confermando l'impressione data dopo aver conquistato il punto decisivo: ti aspetti gioia comprensibile, percepisci solo una soddisfazione moderata. Strano, ma vero. Basta dare un'occhiata alla reazione del tennista: alza sì le braccia al cielo per suggellare il successo però tiene lo sguardo basso e accenna a un'espressione di soddisfazione per aver sconfitto (ancora una volta) una delle leggende dello sport. Farlo sotto gli occhi di Roger Federer avrebbe dovuto inorgoglirlo e così è stato. Dentro di sé c'è una vocina, un pensiero oscuro che smorza ogni cosa.

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"Quest'anno è stato molto, molto duro per me a causa di altre circostanze e a volte ho perso un po' il sorriso perché ho avuto alcuni problemi fuori dal campo. E certe cose sono ancora nella mia mente. Quindi, non è mai facile giocare in questo tipo di circostanze in cui mi trovo". È sufficiente questa frase per comprendere come le emozioni forte provate per il caso Clostebol, l'assoluzione e poi l'inatteso ricorso della Wada abbiano addensato nubi sulla coscienza del giocatore. Non perché abbia qualcosa da nascondere (le carte hanno dimostrato la sua innocenza) ma per un presentimento sconcertante perché credeva di aver chiuso con un capitolo amaro della sua carriera e invece è stato rimesso tutto in discussione.

In una situazione del genere, come ha fatto a trovare la giusta concentrazione e a non lasciarsi distrarre? "Ho solo cercato di divertirmi il più possibile in campo e ovviamente vincere ti regala grandissime soddisfazioni – ha aggiunto Sinner -. Vittorie che condivide con tutte le persone che lavorano con me ogni giorno, che mi conoscono molto più di molti altri".

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Contro Djokovic ha funzionato tutto, Sinner conserva un basso profilo. Tra le sue migliori qualità c'è anzitutto questa: l'umiltà di mettersi in discussione sempre e considerare un traguardo raggiunto come un punto di ripartenza per fare meglio e crescere ancora. "Cerco solo di restare molto calmo se sbaglio i tiri o se a volte sono sfortunato, provo a spingere con la migliore energia che ho in quel giorno. Ogni giorno è un po' diverso… cerco di controllare ciò che posso controllare ovvero la mente e anche l'aspetto fisico. Per il resto devi solo crederci e cercare di restare tranquillo, soprattutto nei momenti importanti di una partita".

Ultima riflessione dedicata alla percezione di sé che hanno le persone. Sinner si apre senza timori, comunica qual è lo stato d'animo che avverte in questa particolare momento della sua vita di tennista. Non è (solo) il peso di essere il numero uno al mondo, che porta con sé aspettative. A quello c'è abituato e sa anche come poterlo gestire con l'aiuto dei collaboratori e delle persone più care che ha intorno. Ma andare in campo e giocare con l'attesa per il pronunciamento del Tas sull'appello della Wada e i rischi che comporta può essere logorante.

"La gente pensa che vincendo o avendo successo non si abbiano problemi, ma non è vero – ha affermato Jannik -. Mi trovo in una situazione scomoda fuori dal campo. Vorrei non esserci così da giocare più liberamente e cercare persino di godermela un po' di più. Ma devo accettarlo. Mi sento forte quando scendo in campo e do il massimo in partita o in allenamento. Poi arrivano i momenti in cui ci penso e prendi il successo in un modo diverso. Quello che ho imparato è che il successo non mi cambierà mai come persona. Sono molto contento di tutte le persone che ho intorno e so di chi posso fidarmi, questa per me è la cosa più importante".

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