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Sinner non usa i social, non gli servono: “I miei contatti più stretti hanno il mio numero di telefono”

Jannik Sinner è l’antidivo che l’Italia ha imparato ad amare: il fuoriclasse del tennis spiega perché non usa i social, non gli servono: “Sto bene così”.
A cura di Paolo Fiorenza
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Lo Jannik Sinner tennista, campione, fuoriclasse, già storia dello sport italiano col suo fresco numero 2 nella classifica mondiale, ha ormai sempre meno segreti per il pubblico che ne viviseziona colpi, prodezze, match point annullati, e quant'altro si vede sul campo. C'è poi l'altro Jannik, il ragazzo di 22 anni attaccatissimo alla famiglia e alle sue radici, l'adorabile timido, gli occhi sinceri sotto la zazzera rossa. L'antidivo che si sta abituando ad avere a che fare con i microfoni delle TV e l'assalto dei tifosi, ma che nel privato resta schivo: amici veri e selezionati, con cui i rapporti si tengono rigorosamente per telefono. Sinner non usa i social e spiega perché.

Jannik Sinner accarezza il trofeo vinto a Miami: è il suo terzo quest'anno dopo l'Australian Open e Rotterdam
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"I social ormai non li uso più e sto bene così – dice l'altoatesino al TG1 – È una cosa che non mi fa impazzire. Ho i miei contatti più stretti che hanno il mio numero di telefono. E basta". Se i social servono per apparire e mettere in mostra la propria vita, no che non servono a Jannik. Se invece servono per tenersi in contatto con le persone cui si tiene davvero, per quello c'è il telefono, come si usava una volta. O ancora meglio una bella conversazione faccia a faccia, guardandosi negli occhi, come farà appena possibile col suo grande amico Lorenzo Sonego.

Tutto molto semplice, come semplice sembra il suo tennis randellato vicino alle righe ed invece è il prodotto di tantissimo lavoro, come ha fatto capire bene il suo coach Simone Vagnozzi (assente a Miami per un piccolo intervento al naso, ma pronto a tornare già a Monte Carlo la prossima settimana al posto di Darren Cahill, in un turnover dello staff che continua a funzionare alla grande). Emblematico il caso della semifinale vinta contro Medvedev, letteralmente distrutto in Florida in poco più di un'ora. Era stato tutto preparato a tavolino: "Lui ha provato a utilizzare la stessa tattica che a Melbourne aveva pagato. Avevamo però studiato delle contromosse, che Jannik ha messo in pratica molto bene mandando Daniil nel pallone: non sapeva mai se stare vicino al campo o allontanarsi, ed è uscito un po' dal match", ha spiegato Vagnozzi al Corriere dello port.

Sinner al servizio a Miami: adesso batte in "foot up" ed ha migliorato tutte le sue statistiche
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La punta di un iceberg in cui lavoro tecnico (clamorosi i miglioramenti al servizio), pianificazione strategica e preparazione fisica (con annessa crescita muscolare) danno il senso di cosa c'è dietro un progetto così mirabile di prossimo numero 1 al mondo: se la materia prima ce la mette Jannik col suo talento sportivo e la sua pasta umana, lo staff intorno a lui è impegnato notte e giorno a migliorare e far correre al massimo la fuoriserie di San Candido.

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