Sinner ha una passione rischiosa dopo il tennis: “Sugli sci non sono più il ragazzino di una volta”
Il tennis lo ha reso famoso ed è appena agli inizi della carriera. Ma c'è una passione che Jannik Sinner coltiva oltre i campi di gioco, il ranking che lo vede nei primi tre, gli avversari che lo attendono (oggi c'è Christopher O'Connell che lo sfida negli ottavi a Miami) e quelli che ha ancora nel mirino, perché se vuoi diventare il numero uno devi farti largo tra Carlos Alcaraz e Novak Djokovic.
È lo sci, disciplina che per un ragazzo delle sue parti (è originario di Sesto in Val Pusteria) è come il pane quotidiano: da bambino si disimpegnava bene sulle piste innevate, l'attività agonistica l'ha solo sfiorata (aveva 12, 13 anni) poi la sua vita da sportivo ha preso un altro percorso.
È stato lui stesso a spiegare perché ha scelto che gli uni (gli sci) restassero solo un hobby e l'altro (il tennis) divenisse una professione: "Nel primo caso se commetti un errore sai che non puoi vincere e magari ti fai del male. Nel secondo, invece, se perdi un punto hai sempre la possibilità di recuperare". Ma quell'esperienza gli è servita: il suo corpo ha conservato buona memoria della serie di movimenti grazie ai quali se sei rapido, conservi un buon equilibrio e hai una buona gestione del tuo fisico, non hai bisogno di essere troppo potente.
Subito dopo aver battuto Tallon Griekspoor nel terzo turno del Masters 1000 in Florida, l'azzurro ha confessato che inforcare gli sci è tentazione alla quale ogni tanto s'abbandona ma lo fa con estremo giudizio. Al massimo un paio di volte all'anno, in compagni degli amici, facendo attenzione a non mettere a repentaglio la propria carriera con infortuni traumatici. Per il ragazzo cresciuto in un Paese che affaccia sulle montagne e su quelle lunghe distese di bianco il ritorno alle origini è rilassante.
"È sempre una sorta di sollievo per me – ha ammesso durante la conferenza stampa a Miami, la stessa nella quale ha anche parlato dell'avversario odierno, il 29enne australiano che lo ha battuto già una volta ad Atlanta -. Lo sci mi porta alla memoria momenti della mia infanzia, quando lo praticavo con i miei amici. Un paio di volte all'anno ci organizziamo ancora per farlo assieme. È qualcosa di intimo, di personale, che mi aiuta anche a recuperare mentalmente".
Avanti ma senza fare sciocchezze né lasciarsi trascinare dall'ebbrezza della velocità. "So che devo stare attento e moderare la velocità. In pista il rischio di cadere c'è senza cautela. Se succedesse a me e rompessi qualcosa, sarebbe un grosso problema. Per fortuna oggi sono molto più tranquillo sugli sci rispetto a quando ero bambino. Non sono più il ragazzino di una volta".