Sinner figlio d’oro, ora lo segue anche il padre: “Era da 40 anni in cucina, l’ho visto un po’ giù”
Jannik Sinner è stato il protagonista principale dei Supertennis Awards, i riconoscimenti che premiano il meglio del tennis italiano, assegnati lunedì scorso a Milano: il numero 4 al mondo è stato nominato tennista dell'anno, dividendo poi il palco con gli altri alfieri dell'Italia vincitrice della Coppa Davis, ospite anche Matteo Berrettini, assente a Malaga per infortunio. Presente anche la squadra femminile di Billie Jean King Cup, battuta solo in finale dal Canada, con un emozionante collegamento video dall'ospedale con la capitana Tathiana Garbin, appena operata per la seconda volta al tumore che l'ha colpita a fine estate. A proposito di momenti emozionanti, lo sono state anche le parole che Sinner ha dedicato a suo padre durante l'intervista con Max Giusti.
I genitori di Jannik si chiamano Hanspeter e Siglinde. Lavoravano entrambi al Rifugio Fondovalle in Val Fiscalina, nel cuore delle Dolomiti di Sesto. Il padre faceva il cuoco, la madre la cameriera. Da qualche mese il 59enne Hanspeter è entrato nello staff del figlio, ovviamente in qualità di chef personale. Una scelta che se da un lato esalta la professionalità del padre ai fornelli, garantendo anche da questo punto di vista il top a Sinner, dall'altro ha delle motivazioni ben più profonde, che il 22enne campione azzurro ha spiegato dal palco milanese.
"Mio papà spadella bene – ha premesso Jannik ridendo, a proposito della scarsa abilità del genitore con la racchetta in mano – Più che altro da quando sono andato via da casa, avevo 13 anni, non ho avuto tanto tempo con i miei genitori, soprattutto con mio papà che era sempre in cucina. Forse me lo godo molto più ora quando c'è, in qualche torneo abbiamo una casa come a Indian Wells, lui arriva e posso passare del tempo bello insieme a lui. Ovviamente, visto che cucina, ci dà una mano in più, ma questo è un po' secondario".
Da bravo figliolo, il campione altoatesino aveva notato qualcosa nel padre, qualcosa che gli ha fatto prendere la decisione di inserirlo nel suo numeroso staff, assieme ai coach Vagnozzi e Cahill, al preparatore Ferrara, al fisioterapista Naldi, all'osteopata Cipolla e al mental coach Ceccarelli: "Mio papà è sempre stato uno che lavorava tanto – ha raccontato Jannik – aveva tanta voglio di andare in cucina, di svegliarsi presto, di tornare tardi la sera, però già negli ultimi due anni ho visto che era un po' giù. Era in cucina da più di 40 anni, quindi ci sta che hai dei momenti un po' diversi, lo volevo tirare un po' fuori da quella situazione. Credo che gli ha permesso di ritrovare un po' se stesso, ma soprattutto anche per vedere anche come vivo io. Glielo posso raccontare via telefono, ma se non lo vedi mai è diverso". Il buon Hanspeter sicuramente è stato anche lui un pezzo importante della strepitosa stagione di Sinner.