Sinner e la madrelingua tedesca: “Orgoglioso di essere italiano, anche in Sicilia parlano dialetto”
Imbattuto nel 2024 avendo vinto l'Australian Open e poi ieri il torneo di Rotterdam, Jannik Sinner è ora numero 3 al mondo, massimo risultato nella storia del tennis italiano alla pari con Nicola Pietrangeli (ma tra il 1959 e il 1961 non c'era il sistema dei punti e la classifica era redatta a fine anno dai giornalisti). Sembra inarrestabile la marcia del campione azzurro, che è lanciato verso la seconda piazza di Alcaraz, col mirino puntato sul primo posto di sua maestà Djokovic. Serio, concentrato, freddo nei momenti decisivi: la testa di Sinner è il suo colpo migliore, ormai lo hanno capito anche gli avversari. "Certo è un buon risultato, ma adesso devo ancora lavorare, prepararmi a tutto, perché ormai gli avversari mi conoscono bene, anche le mie debolezze", spiega in una lunga intervista a Vanity Fair.
Per Sinner la "maniacalità" è qualcosa di indispensabile per diventare campioni, poi ci sono tanti altri aspetti, tra cui la componente fisica, che va assecondata con uno stile di vita molto sobrio: "Quanto curo il mio corpo? In questo momento ci sto attento al 100%. Per esempio: domenica ho giocato la finale a Melbourne, il giorno dopo sono volato in Italia e la mattina seguente sono andato subito in palestra. Non ho festeggiato in modo esagerato, non ho bevuto, perché non fa bene al corpo. Siamo andati a mangiare qualcosa e poi sono tornato in hotel. Cosa ho pensato quando sono andato a letto? A niente. La sensazione era molto bella, certo. Ma non ho fatto grandi pensieri. Ho guardato un po' di film e mi sono addormentato. Abbracciato alla coppa? No, l'avevo lasciata al mio manager".
Sinner è altoatesino, è nato 22 anni fa a San Candido in provincia di Bolzano e non è un segreto che è di madrelingua tedesca, da piccolo non parlava italiano. Ma lo è, eccome se lo è, e le sue parole trasudano di orgoglio quando gli viene chiesto se si è sempre sentito italiano al 100%: "Sempre, e sono molto orgoglioso di esserlo: a 7 anni facevo i campionati di sci coi ragazzini italiani, a 14 in Liguria i miei compagni erano italiani. Ma poi, noi parliamo il nostro dialetto tedesco, ma anche in Sicilia parlano un dialetto che nelle altre parti d'Italia non capiscono, no?".
Caro Jannik, anche noi siamo orgogliosi di avere un campione come te che tutto il mondo ci invidia. Fortissimo in campo, pulito fuori, un esempio coi suoi comportamenti per i più giovani: "Io gioco a tennis, a qualcuno piaccio e a qualcuno no. Per alcuni dovrei essere più sicuro di me, mentre altri apprezzano la mia umiltà. Se i ragazzini fanno bene ad avermi come idolo? Non dovrebbe chiederlo a me. Ma forse sì, perché so di trattare tutte le persone allo stesso modo: se ho davanti a me il numero uno della classifica o chi pulisce gli spogliatoi, io mi comporto sempre ugualmente, con educazione".
Il tennista azzurro è adesso atteso al varco da chi aspetta il suo primo passo falso e qui torniamo a quella testa diversa da tutti gli altri: "Tutte le partite che si vincono, non si vincono nel giorno in cui si disputano. Si vincono preparandosi per mesi, forse anni, lavorando per quella partita. Vedremo se questo lavoro servirà anche al primo fallimento, vedremo come reagirò. Ma non ho paura di sbagliare, non ci penso. Non vedo che senso abbia pensarci. Quando diventerò il numero uno al mondo? Il futuro non si può prevedere. Sicuramente è un sogno e stiamo lavorando per andarci il più vicino possibile. Scommetterci un euro? Non mi sono mai piaciute le scommesse…".