Sinner e la dedica ai genitori: “Ho fatto un casino”. Non si aspettava cosa sarebbe successo
Dopo l'ultimo appuntamento pubblico al Quirinale, la vetrina romana di Jannik Sinner è finita, con grande sollievo del 22enne campione del tennis azzurro, che si sente molto più a suo agio con una racchetta in mano che in occasioni mondane. Martedì c'era stato l'arrivo nella capitale col lunghissimo volo da Melbourne e poi il passaggio a Palazzo Chigi per ricevere l'omaggio della Premier Meloni, ieri l'altoatesino è stato protagonista di una frizzante conferenza stampa nella sede della Federtennis – con tanto di volontà ribadita di non andare a Sanremo – e oggi è salito al Quirinale dal presidente Mattarella assieme a tutta la squadra che nello scorso novembre ha vinto la Coppa Davis. Adesso finalmente potrà riabbracciare la sua famiglia prima di riprendere gli allenamenti. Famiglia di cui si è parlato anche nella conferenza di ieri: "Ho fatto un casino", ha ammesso Sinner.
La dedica fatta a papà Hanspeter e mamma Siglinde in diretta davanti al mondo dopo la vittoria dell'Australian Open ha fatto parlare molto dei genitori di Jannik: "Vorrei che tutti quanti avessero i miei genitori – aveva detto il bolzanino – perché mi hanno sempre permesso di scegliere. Auguro a tutti i bambini di avere quella libertà che ho avuto io". Parole bellissime, che tuttavia hanno avuto un rovescio della medaglia, svelato ieri da Sinner nella conferenza col presidente Binaghi al suo fianco.
"Quando si vince si ha la possibilità di ringraziare un po' tutti, c'è una cosa positiva e una cosa negativa – ha detto il fresco vincitore dello Slam australiano – La cosa negativa è che ci sono tante persone fuori dalla casa dei miei genitori ed è un po' un casino. Quindi da quella parte lì ho fatto il casino. Nell'altro senso ci sono sempre dei genitori che mettono semplicemente un po' di pressione ai ragazzi. Qualche volta funziona, qualche volta non funziona. Io ho fatto più un discorso in generale, di lasciare la libertà, perché spesso con un'età molto bassa, 11 o 12 anni, qualche volta non hanno la libertà magari di andare a giocare a pallone o comunque di stare solo con gli amici a giocare un po' al computer o quelle robe lì, quindi ho fatto più un discorso in generale, poi io conosco solo la mia storia. La mia storia mi ha insegnato dei valori secondo me buoni, però ogni genitore è diverso".
Quando Jannik parla di "casino" riferendosi a "tante persone fuori dalla casa dei miei genitori" bisogna pensare ad una famiglia molto riservata che si ritrova da un giorno all'altro un'attenzione enorme su di sé, qualcosa cui non è abituata. All'indomani della vittoria in finale con Medvedev, un giornalista della Gazzetta dello Sport ha bussato a casa Sinner, che si trova proprio a fianco della casa vacanze gestita da mamma Siglinde a a Sesto Pusteria, provando ad avere qualche battuta dai genitori.
"Grazie per essere venuti, ma preferiamo non parlare, chiedete allo staff – ha risposto inizialmente papà Hanspeter, lasciandosi scappare poi poche parole – Una grande gioia, davvero bello. Ci siamo sentiti dopo la finale, anche se per poco. Mio figlio dal presidente Mattarella? Sì, qualcosa ho sentito, ma non so come funziona. Posso dire che a vederlo giocare in TV si soffre di più, è stato più facile seguirlo a Indian Wells o alle Finals di Torino. Da piccolo era così, già bravo in tutti gli sport com'è bravo nel suo lavoro. Non mi hanno stupito le sue parole su di noi, è fatto così, ha imparato presto la cultura del lavoro, l'impegno e l’umiltà. Però adesso, se non vi dispiace…".
Da quando il padre di Jannik è entrato nel suo staff come cuoco, i due si vedono un po' di più, anche se non sempre Hanspeter lo segue sempre nei tornei (in Australia non c'era nessuno della sua famiglia). "Sono andato via di casa a 13 anni, costretto a crescere velocemente: ho imparato da solo a fare la lavanderia, a cucinare, a fare la spesa. Per un genitore lasciare andare un figlio così presto non è facile. Ci siamo persi molte cose che sto cercando di recuperare con mio papà, che ogni tanto mi accompagna ai tornei. Ma l'adolescenza è andata", ha spiegato il campione di San Candido dopo la vittoria a Melbourne. Un prezzo da pagare molto alto, per vincere un torneo del Grande Slam e diventare una leggenda dello sport italiano.