“Sinner batterà nuovamente Djokovic, ecco perché è speciale”: Paolo Lorenzi anticipa il futuro
Paolo Lorenzi, proprio come Jannik Sinner, sa cosa significa affrontare Novak Djokovic. L’ex tennista italiano durante la sua lunghissima carriera ha sfidato per ben 3 volte Nole, incassando altrettante sconfitte. Oggi il classe 1981, che per 29 settimane nel 2016 è stato il numero uno d’Italia, oltre a collaborare con la Federazione e a ricoprire diversi ruoli tra cui quello di vice direttore degli Internazionali d’Italia è uno dei più stimati commentatori e analisti per Sky delle ATP Finals di Torino.
Lorenzi che è stato anche numero 33 del mondo aggiudicandosi un torneo ATP a Kitzbuhel, ai microfoni di Fanpage, ha parlato in primis della crescita esponenziale di Sinner arrivato in finale alle Finals, ma anche della Coppa Davis e degli altri tennisti italiani. Tanti i temi trattati dall'ex atleta azzurro.
Partiamo dall'exploit di Jannik a Torino, cosa gli è mancato per battere di nuovo Djokovic?
"Alla fine non è mai facile battere uno come Djokovic due volte di fila in una settimana, perché i giocatori si studiano e sanno dove poter fare meglio o dove hanno sbagliato. Credo che Sinner sia stato perfetto il martedì, ma la domenica è stato molto più bravo Djokovic. Anche perché lui è più abituato a giocare quel tipo di partite. Una finale delle Finals in casa non era facile da gestire e Djokovic, lo abbiamo visto dalle statistiche, ha giocato la miglior partita disputata nel 2023. È stato un insieme di cose. Molto bene Nole, mentre è mancata un po' di esperienza a Sinner. Questa partita lo aiuterà molto".
Ma come si batte Djokovic? La sensazione è che quando lui voglia fortemente qualcosa se la prende.
"Se ha chiuso al numero uno del mondo significa che è ancora superiore agli altri. Per mettere in difficoltà il miglior Djokovic, ci sarebbe voluto il miglior Sinner. Abbiamo avuto un ottimo Sinner ma quello della finale non è stato il migliore. Era prevedibile visto come era stata la settimana e alla luce di tutta la pressione della finale. Djokovic ha fatto una partita perfetta dall’inizio alla fine e quando gioca in quel modo è difficile che qualcuno lo possa battere. Quest’anno ha vinto tre Slam, è arrivato in finale a Wimbledon, ha ancora qualcosa in più. Tuttavia, la risposta che ci ha dato Torino è che Sinner si è avvicinato molto e tra poco lo vedremo battere nuovamente Nole".
Qual è l’aspetto in cui è cresciuto di più Sinner in questa stagione e in cosa deve migliorare?
"Jannik è migliorato su tutto: sulle percentuali al servizio, sul gioco al volo, sull’aprire di più il campo alla risposta perché varia stando più vicino o lontano. E tutte queste cose le può migliorare ancora, le sta mettendo a posto. La grande caratteristica di Jannik però è questa: continuare a migliorare piano piano e a lavorare tecnicamente. In questo sta la sua grande forza".
Nel corso della stagione c'è stato un momento in cui Alcaraz sembrava di un altro pianeta, poi se Jannik è cresciuto Carlitos è un po' calato. La distanza ora è minima?
"La distanza non c’è mai stata secondo me. Forse i tifosi hanno pensato che ce ne fosse di più. Se guardiamo alle sfide, quando Alcaraz ha vinto a New York nei quarti di finale, Jannik ha avuto due match Point. Sinner lo ha battuto poi a Miami, ma le differenze sono minime. Dipende dalla condizione e dalla superficie, però non vedo grosse differenze. Sono giocatori molto diversi ma entrambi migliorano velocemente. In futuro daranno spazio a belle battaglie".
Tutti si sono appassionati a Sinner perché oltre ad essere un fuoriclasse sembra davvero una persona speciale dentro e fuori dal campo. È così unico come sembra?
"È unico perché è un ragazzo molto intelligente, umile e sincero in quello che fa. La gente apprezza proprio questo di lui perché quando parla non dice mai cose banali. Dice sempre quello che pensa e su cui sta lavorando. L’abbiamo visto uscire da sconfitte con Nadal per esempio molto arrabbiato e non lo nascondeva. Questa sua sincerità nel modo di porsi lo ripaga molto e l’affetto della gente è dovuto anche a questo".
Che sensazioni hai sulla Coppa Davis? L'ultima fase del percorso sembrava essere iniziata male dopo il Canada e con le polemiche, poi il gruppo di capitan Volandri si è dimostrato d'acciaio.
"C’è tantissimo entusiasmo anche perché c’è Sinner numero 4 del mondo e in finale alle Finals. L’obiettivo è vincere la Coppa perché quando hai un giocatore in queste condizioni e che può fare risultati indoor sul cemento, credo si debba pensare in grande. Il clima in squadra è ottimo, ci sono giocatori di livello assoluto. L’entusiasmo può solo che aiutare questo gruppo".
Che momento è per il nostro tennis? Sinner brilla, mentre Musetti ha vissuto un finale di stagione disastroso. Berrettini dovrebbe recuperare.
"C’è ottimismo. È vero che Musetti ha perso qualche partita di troppo nel finale di stagione, ma quando hai un giocatore così giovane che è già stato nei primi 20 del mondo e che può esprimere quel tennis sulla terra rossa… Non mi stupirei di vedere anche lui tra i primi dieci al mondo. Poi ci sono altri giovani, come Cobolli e Nardi che hanno grosse qualità e andranno alla Next Gen, Arnaldi tra i primi 50, Sonego. Direi che il tennis italiano è messo molto molto bene. Se qualche anno fa ce l’avessero detto avremmo messo la firma per avere questi giocatori a questi livelli".
Le ultime indiscrezioni parlano di una nuova collaborazione tra Berrettini ed Enqvist e Barazzutti e Musetti. Il supercoach e soprattutto un cambio di coach può essere utile come nel caso di Sinner?
"Berrettini cercherà un nuovo allenatore, probabilmente sarà Enqvist. Avrà bisogno di una nuova guida perché aveva fatto un lavoro con Vincenzo Santopadre pazzesco raggiungendo la finale di Wimbledon, un qualcosa di storico. Sembra che anche Musetti avrà fra qualche settimana Barazzutti come supercoach. Questa figura è fondamentale, ma anche due allenatori che possono dare più punti di vista. Lo vediamo con Sinner con Vagnozzi e Cahill, alla fine sia perché uno non riesce a viaggiare tutte le settimane e sia perché si hanno due persone che possono confrontarsi e può essere un vantaggio".
Che squadra è l'Olanda? Sicuramente non è un'avversaria da sottovalutare per gli azzurri.
"Non dobbiamo sottovalutare l’Olanda. È vero che siamo più forti però ogni avversario va rispettato perché sono pericolosi. Poi su partite secche, soprattutto in Coppa Davis, tutto può succedere. Credo che l’entusiasmo sia importante ma la concentrazione ancora di più. Sinner porterà entusiasmo, la concentrazione fa parte di questo gruppo di giocatori che sono degli incredibili professionisti. Ci aspettiamo che tutti diano il loro meglio".
Lei ha avuto una carriera lunghissima, dove si trovano gli stimoli per lavorare e allenarsi sempre duramente come Djokovic?
"È la passione che spinge un giocatore come Djokovic oltre al fatto di voler battere i record e diventare il più grande di tutti. È quello che, quando sei sportivamente più vecchio, ti manda avanti: la voglia la mattina di allenarti e migliorarti ancora. Senza passione sarebbe impossibile, e Djokovic lo dimostra".
Com'è la vita dopo il tennis giocato?
"L’obiettivo mio era restare nel mondo del tennis e sono stato fortunato ad iniziare una consulenza con la Federazione Italiana Tennis e Padel e intraprendere una collaborazione con Sky. Il tennis è stato la mia passione quindi credo che anche per questi giocatori quando smetteranno vorranno rimanere nell’ambiente perché gli ha dato tanto, ma anche loro vorranno dare altrettanto".
Lei ha smesso di giocare pochi anni fa, ma come è cambiato il tennis e ciò che lo circonda già durante la sua carriera?
"È cambiato moltissimo. Il primo torneo che ho fatto, non c’era internet sui cellulari e tutto quello che abbiamo adesso. Ora siamo arrivati ai social media, e spesso le comunicazioni le dà direttamente il giocatore. Credo sia un’evoluzione del nostro tempo. Le cose cambiano come è giusto che sia, alcune in meglio, altre in peggio. Credo che il futuro dev’essere preso com’è e anche la vita dei giocatori oggi è molto diversa. Anche il viaggiare… l’importante è che resti la passione".
Nella sua nuova avventura televisiva traspare tutta la sua passione e competenza, ma quanto è bello raccontare il tennis in questo momento magico?
"È bellissimo raccontare il tennis. Sono stato sempre uno studioso, anche prima di giocare le partite studiavo gli avversari guardavo molti video. Questo mi ha aiutato molto anche nel lavoro attuale. È una parte fondamentale che cerco sempre di trasmettere. Tutto quello che ho provato in campo: l’obiettivo è far avvicinare al tennis più persone possibile".
Lei ha giocato contro Federer, Nadal e Djokovic. Perché sono così speciali e in cosa sono diversi?
"Andavo spesso a guardare tutti e tre per motivi diversi. Ho sempre ritenuto che Federer riuscisse a fare cose che nessun altro faceva, andava apprezzato per questo, Nadal perché non l’ho mai visto lamentarsi e dava il meglio anche nelle situazioni più difficili e Djokovic perché era il giocatore che se uno lo guarda oggi e poi tra due mesi lo trova migliorato perché attento ai dettagli. Penso che ognuno di loro sia stato il più grande in diversi aspetti del tennis. Per quanto mi riguarda personalmente, e per tipo di gioco, Djokovic era uno dei peggiori da affrontare ma non si era mai contenti con nessuno di loro tre".