Rublev si scriveva una parola sul corpo e sui completi da tennis: è stata la sua cura
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All'inferno e ritorno. Andrey Rublev sembra aver ritrovato la serenità e di conseguenza anche i risultati, come confermato dal trionfo un po' inaspettato di Doha. Il tennista numero 9 al mondo, alla vigilia del torneo di Dubai, è tornato a parlare del suo periodo difficile, in cui ha lottato contro uno stato depressivo che lo portava anche in campo a reazioni assolutamente fuori controllo. Il russo ha raccontato di aver sentito di perdere anche lo scopo di vivere, per ben due anni, prima di risalire la china a poco a poco anche grazie all'aiuto di Marat Safin.
Andrey Rublev torna a parlare della sua depressione
A The National, Rublev è tornato sui retroscena del suo periodo no, nella speranza anche di aiutare chi vive momenti simili: "Ero in un circolo vizioso, perso in me stesso per un paio d'anni. Non trovavo la strada, né capivo cosa fare. Sembra drammatico, ma mi chiedevo quale fosse lo scopo della mia vita. Non è successo per mesi, ma per due anni ed è come se non ce la facessi più". Insomma era come un dolore alla mano che si diffondeva in modo più ampio: "È come se volessi tagliarmi un braccio, e stop".
Come Rublev ha superato i problemi, l'aiuto di Safin
Per questo Rublev ha fatto ricorso ad antidepressivi, anche se dopo un primo miglioramento le cose non sembravano cambiate. Ecco allora l'ausilio degli amici e in particolare dell'ex campione e connazionale Marat Safin che è riuscito a rivelarsi di grande supporto: "Marat, mi ha fatto capire me stesso o guardare me stesso, ed è stato un po' come ripartire dal basso e da lì almeno sono stato in grado, poco a poco, di iniziare a muovermi in una direzione migliore e ora mi sto muovendo poco a poco in questa direzione migliore. Non sono felice, non sono in un posto buono o cattivo, ma non provo più stress, non mi sento ansioso, non ho depressione. Sono solo neutrale, non felice, non triste, ma almeno ho trovato la base e questo è come un inizio".
Rublev e le scritte sul corpo e sul completo per aiutarsi
Il percorso di Rublev verso la guarigione ha attraversato diversi momenti. In uno di questi Rublev ha deciso di aiutarsi, scrivendo una parola su diverse parti del corpo e anche sul suo completo prima di scendere in campo, scarpe comprese: "Stavo guardando uno dei video di Steph Curry (campione del basket NBA, ndr) in cui spiegava cosa lo aiutava prima della partita a essere di buon umore o a essere pronto per la partita per fare qualche lancio o qualche sprint. E poi ha detto che prima della partita stava scrivendo sulle scarpe alcune parole che lo motivavano. Questo significava molto per lui".
Nessun dubbio sulla parola scelta ovvero "responsabilità": "Ho pensato che fosse una buona idea scriverlo sulla scarpa in modo da vederlo, ogni volta che le indossavo. Serviva qualcosa che m'innescasse in senso positivo. Responsabilità, perché alla fine, non importa cosa è successo nella tua vita, è solo colpa tua, di nessun altro, non puoi dare la colpa a niente o a nessuno, e credo che questo serva a ricordarmi di non lamentarmi".