Rublev ha un problema con la gestione della rabbia: “Mi colpisco da solo per due motivi”
Lo scoppio di rabbia è improvviso, furente. Chi ha visto il russo Andrej Rublev perdere il controllo, fino al punto di farsi del male perché le cose in partita vanno male e commette errori, è rimasto impressionato dagli atti di autolesionismo del tennista. Gli saltano i nervi, ha un blackout improvviso. E in quei momenti può succedere di tutto: gli spettatori sono abituati, c'è perfino chi si chiede cosa combinerà, prima o poi, il giocatore che nel Ranking Atp è quinto, dietro Jannik Sinner.
Uno degli episodi più clamorosi è avvenuto nelle recente partecipazione alle Nitto Atp Finals di Torino. Rublev era in campo contro Alcaraz, sbottò per la piega presa dall'incontro: perse il primo set, concesse subito un break nel secondo ed esplose. Si colpì ripetutamente e con una certa violenza sul ginocchio, provocandosi dolore e una leggera ferita. La scena lasciò tutti a bocca aperta. Non era certo la prima volta che si abbandonava ad atti sopra le righe (in quello stesso torneo impressionò anche per un crollo e un pianto improvviso contro Medvedev) ma vederlo in quelle condizioni psicologiche ha sollevato molti dubbi sull'emotività delle uomo e del giocatore.
Quale spiegazione ha dato Rublëv? Nell'intervista al media russo, Championat, ha confessato senza filtri cosa gli accade in certi frangenti dei match e perché si fa del male con le racchette piuttosto che lanciarle oppure sbatterle per terra fino a danneggiarle come fanno altri tennisti.
"Sarebbe un peccato farlo… – le parole di Rublev, che spiega perché s'infligge quella sorta di castigo fisico -. Se mi colpisco è per due motivi. Anzitutto, per non rompere le mie racchette. È davvero difficile trovare quelle vanno bene per me. E allora è meglio che ne abbia cura, dopo mi sarebbe difficile di averne nuove".
Fin qui la spiegazione ironica, poi Rublev concede una riflessione un po' più intima rispetto a quel disagio psicologico del momento che si manifesta in quel modo così plateale. È voglia di vincere che si tramuta in frustrazione improvvisa e tracima in aggressività nociva, in rabbia incontrollabile diretta verso se stesso.
"Quando desideri qualcosa con tutto te stesso e non riesci a ottenerla è difficile da accettare – ha aggiunto il tennista russo -. È qualcosa che mi scoppia nella testa e allora reagisco in quel modo. Ce l'ho tanto come me stesso che non so cosa fare per darmi una scossa. Mi dico: Svegliati! Svegliati! La partita è iniziata da un po' e tu che stai facebdo! Tutto ciò porta a questi scoppi di rabbia. Dopo mi sento in colpa, perché so che non sono necessari, che non mi sono affatto d'aiuto né servono a cambiare le cose".