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Rublev ha un problema con la gestione della rabbia: “Mi colpisco da solo per due motivi”

Il tennista russo ha spiegato in un’intervista cosa gli accade in certi momenti delle partite come a Torino, quando si abbandonò a un atto autolesionista: “È qualcosa che mi scoppia nella testa”.
A cura di Maurizio De Santis
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Gli sfoghi improvvisi di rabbia: Rublev ne ha parlato spiegando perché non riesce a controllarsi
Gli sfoghi improvvisi di rabbia: Rublev ne ha parlato spiegando perché non riesce a controllarsi

Lo scoppio di rabbia è improvviso, furente. Chi ha visto il russo Andrej Rublev perdere il controllo, fino al punto di farsi del male perché le cose in partita vanno male e commette errori, è rimasto impressionato dagli atti di autolesionismo del tennista. Gli saltano i nervi, ha un blackout improvviso. E in quei momenti può succedere di tutto: gli spettatori sono abituati, c'è perfino chi si chiede cosa combinerà, prima o poi, il giocatore che nel Ranking Atp è quinto, dietro Jannik Sinner.

Uno degli episodi più clamorosi è avvenuto nelle recente partecipazione alle Nitto Atp Finals di Torino. Rublev era in campo contro Alcaraz, sbottò per la piega presa dall'incontro: perse il primo set, concesse subito un break nel secondo ed esplose. Si colpì ripetutamente e con una certa violenza sul ginocchio, provocandosi dolore e una leggera ferita. La scena lasciò tutti a bocca aperta. Non era certo la prima volta che si abbandonava ad atti sopra le righe (in quello stesso torneo impressionò anche per un crollo e un pianto improvviso contro Medvedev) ma vederlo in quelle condizioni psicologiche ha sollevato molti dubbi sull'emotività delle uomo e del giocatore.

Lo scoppio d'ira durante le Finals di Torino si manifestò con un gesto autolesionista.
Lo scoppio d'ira durante le Finals di Torino si manifestò con un gesto autolesionista.

Quale spiegazione ha dato Rublëv? Nell'intervista al media russo, Championat, ha confessato senza filtri cosa gli accade in certi frangenti dei match e perché si fa del male con le racchette piuttosto che lanciarle oppure sbatterle per terra fino a danneggiarle come fanno altri tennisti.

"Sarebbe un peccato farlo… – le parole di Rublev, che spiega perché s'infligge quella sorta di castigo fisico -. Se mi colpisco è per due motivi. Anzitutto, per non rompere le mie racchette. È davvero difficile trovare quelle vanno bene per me. E allora è meglio che ne abbia cura, dopo mi sarebbe difficile di averne nuove".

Fin qui la spiegazione ironica, poi Rublev concede una riflessione un po' più intima rispetto a quel disagio psicologico del momento che si manifesta in quel modo così plateale. È voglia di vincere che si tramuta in frustrazione improvvisa e tracima in aggressività nociva, in rabbia incontrollabile diretta verso se stesso.

"Quando desideri qualcosa con tutto te stesso e non riesci a ottenerla è difficile da accettare – ha aggiunto il tennista russo -. È qualcosa che mi scoppia nella testa e allora reagisco in quel modo. Ce l'ho tanto come me stesso che non so cosa fare per darmi una scossa. Mi dico: Svegliati! Svegliati! La partita è iniziata da un po' e tu che stai facebdo! Tutto ciò porta a questi scoppi di rabbia. Dopo mi sento in colpa, perché so che non sono necessari, che non mi sono affatto d'aiuto né servono a cambiare le cose".

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