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Raducanu racconta l’incubo dello stalker: “Quando l’ho visto mi sono detta: non so come va a finire”

La tennista britannica ha raccontato le emozioni provate per l’atteggiamento ossessivo della persona che finora l’ha seguita ovunque. “A Dubai ero sotto shock. M’era venuto un dolore al collo a furia di girarmi verso il pubblico. Non giro mai più da sola”.
A cura di Maurizio De Santis
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Emma Raducanu ha accanto a sé due guardie del corpo, una di esse s'è sistemata in maniera tale da dominare tutto il campo visivo della sala stampa. Tutto deve essere sotto controllo. La sensazione di sentirsi protetta si accompagna al disturbo d'ansia che le provoca sentire sempre il fiato sul collo di qualcuno. Non può farne a meno a causa della persecuzione e delle attenzioni morbose che lo stalker le ha ‘dedicato' fino a portarla sull'orlo di una crisi di nervi. L'ha pedinata in giro per il mondo: ovunque lei andasse, c'era questa persona che seguiva il filo rosso dell'ossessione a Singapore, Abu Dhabi, Doha, Dubai. Ovunque si voltasse, le sembrava di riconoscerla tra il pubblico.

"Non riuscivo nemmeno a vedere la palla perché avevo le lacrime agli occhi. A stento riuscivo a respirare", ha raccontato la tennista britannica ricordando cosa ha provato durante la partita contro Karolina Muchova. Provò a nascondersi dietro la sedia dell'arbitro ma fu tutto inutile. Nemmeno le bastò sapere che la polizia degli Emirati aveva individuato, fermato e poi sanzionato con il divieto di avvicinarsi a lei o anche solo frequentare gli stessi luoghi quella persona.

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"Ero sotto shock – ha raccontato al Telegraph -. Quando l'ho visto il giorno prima della partita mi sono detta: Non so come va a finire. E contro Karolina non ce la facevo a restare concentrata. M'era venuto un dolore al collo a furia di girarmi verso il pubblico… ho anche continuato poi alla fine sono scoppiata a piangere". Non è la prima volta che si trova in una situazione del genere: dopo aver vinto l'US Open venne presa di mira da un folle che andò addirittura a casa sua. "Ma adesso è diverso – ha aggiunto Raducanu -, perché lì c'era la mia famiglia mentre stare in Paese straniero e da sola è un'altra cosa".

L'inglese ha ancora i brividi addosso se ripensa al rischio che ha corso e alla situazione angosciante rivissuta. A Dubai, approfittando del fatto che era rimasta sola al bar per qualche attimo, lo stalker riuscì ad avvicinarsi e a consegnarle una lettera. "Mi ero sentito osservata. Era lì, mi stava fissando già da un po'. Ed è cosa diversa rispetto ai fan abituali, quelli che indossano la maglietta col tuo nome. Ti accorgi che ci sono, non ti infastidiscono. Poi ci sta chi resta nell'ombra…".

La sicurezza di Raducanu sarà prioritaria a livello organizzativo per i prossimi impegni in calendario a cominciare dalla tappa di Indian Wells (in California), per la quale ha rivisto l'agenda dei viaggi e degli spostamenti così da essere meno prevedibile (ed eventualmente pedinabile). "È fantastico sentirsi protetti, sentirsi al sicuro. Ma è altrettanto vero che adesso non mi sposto più da sola, nemmeno per una semplice passeggiata. Sono sempre in compagnia di qualcuno che può dare l'allarme oppure essere pronti a intervenire".

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