Raducanu non sa più vincere: fuori dagli Australian Open piegata dal dolore (e dalla pressione)
Quando Emma Raducanu e Leylah Fernandez si sono qualificate perla finale degli US Open lo scorso settembre sembrava che, finalmente, il tennis femminile avesse trovato due giocatrici pronte a prendersi lo scettro, due ragazze giovanissime che soprattutto a New York hanno giocato un tennis splendido. La giovane britannica ha vinto poi la finale e si è aggiudicata il primo Slam della sua carriera, a 18 anni. Emma e Leylah in quel momento hanno cambiato status, Raducanu è diventata popolarissima, ha fatto incetta di complimenti e di sponsor. La grande popolarità l'ha travolta, non è facile gestirla, e dopo quel trionfo ha fatto una fatica enorme e agli Australian Open è uscita al secondo turno, con tanti rimpianti e un problema a una mano.
La vittoria agli US Open ha fatto diventare Raducanu una stella mondiale, erano anni, anzi decenni che una teenager non vinceva un titolo Slam. Lei ci è riuscita, lo ha fatto alla grande e dopo quel successo è diventata popolarissima. In Inghilterra pensano di aver trovato la tennista di oggi e di domani, c'è chi prevede un futuro enormemente radioso, un futuro che potrebbe portarle altre sei o sette prove dello Slam.
C'è chi pensa che Raducanu diventerà la GOAT del tennis femminile (cioè la migliore di sempre). Tutto molto bello, per dirlo alla Bruno Pizzul, ma tutto ciò porta anche un peso notevole sulle spalle della diciannovenne Emma, che recentemente è diventata anche testimonial della Nike, uno dei tanti marchi che ha deciso di metterla sotto contratto. Dal post US Open è stata quasi una gara, anche per i cosiddetti ‘vip, nel fare delle foto con lei.
Sul campo le cose non sono andate benissimo. Dopo aver vinto il primo Major della carriera ha vinto appena tre partite. Nessun set perso agli US Open, poi primo turno a Indian Wells, quarti all'Open di Transilvania e primo turno a Linz, dove ha perso con una giocatrice classificata fuori dalla top 100. Il 2021 lo avrebbe dovuto chiudere con l'esibizione di Abu Dhabi, ma il Covid l'ha fermata.
Questo rallentamento non ci voleva, quando è tornata alle gare ha perso subito, primo turno pure a Sydney. Con gli occhi addosso di tutti Raducanu ha iniziato vincendo contro Sloane Stephens, campionessa pure lei agli US Open ma molto in disarmo. Poi al secondo turno l'inglese ha perso in tre set con Kovinic. Un risultato sorprendente. Raducanu dopo la partita ha svelato di non essere al top e ha detto anche che una parte del suo staff gli aveva consigliato di non giocare: "Ho avuto problemi con una mano prima della partita, quindi alcune persone della mia squadra non volevano che giocassi".
Quando è finita la partita con grande signorilità ha reso merito all'avversaria, ma prima di stringerle la mano, ha chiesto di battere il cinque con la sinistra, perché non voleva sforzare ulteriormente la mano destra, bendata per preservare la vescica che l'ha messa fuori combattimento a Melbourne. Ora un piccolo break, poi tornerà in campo e negli Stati Uniti cercherà di tornare sui livelli dello scorso settembre.
Il problema forse principale non è quello fisico né è relativo alle rivali di turno. Perché la pressione che Raducanu ha addosso è enorme, sicuramente troppa pressione sulle spalle di una teenager che in troppo poco tempo è stata catapultata in un mondo completamente diverso da quello che stava vivendo. Pressione che arriva da tanti tifosi e dai media inglesi, che dopo aver celebrato il primo Slam femminile dopo 44 anni la vedono già regina di Wimbledon.