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Pouille dalla top 10 del tennis all’abisso: “Ho smesso solo quando ho visto la foto di mia figlia”

Quattro anni fa era nella top 10 del tennis, ora è numero 469 ATP. A causa di diversi infortuni Lucas Pouille ha perso posizioni e tanta fiducia ed è sprofondato nella depressione. In una lunga intervista il tennista ha raccontato la sua esperienza.
A cura di Alessio Morra
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La vita di un tennista di alto livello può sembrare tutta rose e fiori, ma non è così. Non lo è nemmeno per campionissimi come Djokovic, Nadal o Federer, e nemmeno per Alcaraz, numero uno di oggi e domani. L'essere diventato un top ten era motivo di enorme gioia e grande soddisfazione per Lucas Pouille, che però dopo essere precipitato in classifica grazie a seri infortuni ha sofferto di depressione. E in un'intervista ha voluto raccontare la sua storia.

Lucas Pouille è un tennista francese, un giocatore che gli appassionati conoscono bene. Classe 1994, in avvio di carriera ha mostrato buone qualità ed è stato anche baciato dalla fortuna. Un tabellone clamoroso lo spinse in semifinale a Roma (nel 2016) e pure agli Australian Open (2019). Più o meno destino simile a Wimbledon e agli US Open del 2016 quando batté in cinque set un Nadal a dir poco acciaccato. Ma i buoni tabelloni bisogna sfruttarli e ottimi risultati ottenuti in tornei normali (9 finali ATP, 5 vinte) lo hanno portato e tenuto su ottimi livelli. Nel 2017 fu deciso nel successo in Coppa Davis della Francia.

Il tennista francese ha vinto 5 titoli ATP (9 le finali disputate in carriera).
Il tennista francese ha vinto 5 titoli ATP (9 le finali disputate in carriera).

Sembrava tutto filare per il verso giusto, ma a fine 2019 riporta un infortunio al gomito. Nessuno immagina che quella è l'inizio della fine della sua carriera di alto livello. Si opera al gomito, salta Melbourne, perde tanti punti, riparte da Indian Wells ma perde subito nel challenger. La settimana dopo la pandemia stoppa la stagione. Quando si riparte è contagiato dal Covid e si ferma di nuovo. Il 2020 lo chiude senza partite giocate. Ne vincerà pochissime nelle due stagioni successive a livello ATP (appena 8 su 28).

La classifica inizia a calare, qualche successo sporadico arriva nei challenger, ma ogni tentativo di rientro si chiude allo stesso modo: con delle sconfitte, e alcune sono molto amare. Il piatto piange. Ora Pouille è numero 469 della classifica ATP. Dopo l'ennesimo stop il ventinovenne tennista ha deciso di raccontare la sua storia in una lunga intervista a L'Equipe nella quale ha parlato della depressione, usando frasi anche molto forti: "È orribile perché con la testa sono ancora tra i primi 10 della classifica ATP. Vedo Thiem e Wawrinka (precipitati in classifica dopo infortuni, ndr.) e immagino quello che passano. Non controllo la mia classifica dallo scorso maggio".

Decisivo nella finale di Coppa Davis del 2017, quando conquistò il punto decisivo.
Decisivo nella finale di Coppa Davis del 2017, quando conquistò il punto decisivo.

La perdita di diverse posizioni in classifica ha portato anche all'addio di diversi sponsor, che hanno deciso di non investire più in un tennista fuori dal grosso giro: "Ho perso tutti gli sponsor tranne quello dei vestiti". E ora è dura: "Quando hai vissuto emozioni così alte, è difficile ricominciare".

Ma le parole più pesanti arrivano nella parte conclusiva dell'intervista in cui racconta le notti successive a ogni sconfitta: "Dormivo solo un'ora per notte. E a un certo punto ho iniziato a bere molto. Ho iniziato a vivere il mio lato oscuro. Mi svegliavo con gli occhi strabuzzati e bevevo da solo. Dopo una settimana senza dormire ho buttato tutte le racchette nella spazzatura". Poi in una di quelle notti ha avuto un'illuminazione e ha capito che non doveva continuare così: "Stavo sprofondando in cose inquietanti, mi sono fermato quando ho visto una foto di mia figlia sul telefono".

Lucas Pouille ora è numero 469 della classifica ATP.
Lucas Pouille ora è numero 469 della classifica ATP.

Ora mentre sogna di partecipare alle Olimpiadi 2024 ha deciso di raccontare diverse tappe del suo percorso: "Mi sono ritrovato in un ospedale di Nizza per due settimane in un letto iperbarico per provare a guarire più velocemente, circondato da malati terminali, mentre io avevo una piccola frattura alla costola. Questo mi ha spaventato molto. Adesso ho ripreso in mano la racchetta e ogni giorno penso alle Olimpiadi. È l'unico evento a cui non ho partecipato. Essere ai Giochi di Parigi è l'esperienza della mia vita. Voglio provarlo. Tutto sapendo che il corpo potrebbe cedere di nuovo e quella sarebbe la fine". 

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