Pietrangeli celia su Sinner: “Io e Panatta scherzando ci diciamo: ha anche un po’ rotto le balle…”
Nicola Pietrangeli esalta Jannik Sinner, rivendica di averlo ‘scoperto' lui – assieme a Gianni Clerici – quando era ben più giovane, e tuttavia non riesce a trattenere la battuta salace, quando parla della perfezione – dentro e fuori dal campo – del 23enne campione che lo ha spodestato dal ruolo di tennista italiano più forte di sempre, classifica alla mano (Pietrangeli arrivò alla posizione numero 3 nel 1959, quando peraltro il ranking era stilato da giornalisti a fine anno). "Tutti esperti di tennis, mo'. Del resto due mesi fa erano tutti velisti. E alle Olimpiadi perfino ginnasti. La verità è che l’italiano non è sportivo: è tifoso. Per carità, è bellissima questa esplosione di popolarità del tennis, eh? Sia chiaro: altrimenti poi dicono che sono un rosicone, un invidioso. Ma vi pare? È bellissimo ed è merito di Sinner. In gran parte almeno, via. Anche se ogni tanto io e Panatta scherzando ci diciamo: oh, ha anche un po' rotto le balle…", dice sarcastico il due volte vincitore del Roland Garros (1959-1960) e capitano della squadra di Coppa Davis che conquistò la prima Insalatiera della storia azzurra nel 1976.
Pietrangeli ribadisce: "Sinner il mio record di 164 partite in Coppa Davis non lo batterà mai"
Già, la Davis, che Sinner ha vinto lo scorso anno e proverà a rivincere con la grande squadra italiana capitanata da Volandri anche quest'anno nelle Finali di Malaga che stanno per iniziare. Pietrangeli ha una stima immensa di Jannik, ma ribadisce per l'ennesima volta che c'è qualcosa che l'altoatesino non potrà mai togliergli anche se vincesse tornei del Grande Slam con la pala: "Ormai quando faccio una battuta lo premetto, oppure aggiungo la postilla. Mi hanno dato addosso solo per aver ricordato che almeno il mio record di 164 partite in Coppa Davis non lo batterà mai, che gli ci vorrebbero due vite".
A Pietrangeli dà fastidio che l'arrivo travolgente di Sinner sulla scena abbia fatto dimenticare che il tennis in Italia ha comunque un passato con dei momenti gloriosi: "Allora, provo a essere serio: a me c'è soltanto una cosa che dà davvero fastidio: quando sento qualcuno dell'ambiente – dai giocatori ai dirigenti, dai giornalisti ai parvenu – parlare come se il tennis lo avessero inventato loro. Qualcuno ha giocato, e bene, e ha vinto, e tanto, e ha fatto grande il tennis anche prima di questa svolta – diciamo – moderna. E ha posto le basi perché questo gioco oggi arrivasse a far girare certe cifre, a far diventare dei ventenni già miliardari; milionari, pardòn, che adesso c'è l’euro. Mi fa arrabbiare la mancanza di riconoscenza".
Pietrangeli su Sinner: "Nella vita bisogna riconoscere anche il peso della casualità"
Nell'intervista a Tuttosport, il 91enne Pietrangeli aggiunge qualcos'altro: "Nella vita bisogna essere onesti nel riconoscere anche il valore, il peso della casualità. Sinner avrebbe potuto scegliere lo sci, o pure il calcio, perché era bravo pure lì. Invece il suo istinto di ragazzino gli ha fatto decidere che non voleva fare gare che durassero troppo poco o dividersi meriti e colpe sul campo con una squadra. E così oggi c’è la Sinnermania, alé: mamme, bambini, nonni… Tutti sul carro del vincitore. Io rosico? Ma figuratevi. Mi fa piacere. Tutti a criticarmi, a darmi del vecchio rancoroso, ma poi nessuno che ricordi cosa avevo detto io dopo aver visto Sinner alle Next Gen di Milano, cinque anni fa. Lui ne aveva 18".
Lo ricordiamo noi cosa disse di Sinner in quel novembre del 2019, rendendo giustizia all'occhio lungo e alla competenza di Nicola: "Credo sia nata una stella. A soli 18 anni è molto avanti sulla tabella di marcia percorsa da Berrettini, che pure è molto giovane, ma anche di tutti i migliori tennisti italiani che ho visto giocare. Da Panatta a Barazzutti e Bertolucci. Nessuno era così folgorante alla sua età, nemmeno Adriano, anche se di lui si parlava benissimo già da ragazzino. E il sottoscritto all’età di Sinner era un terza categoria".