Perché Swiatek è stata sospesa mentre Sinner no, quali sono le sottili differenze nel caso doping
Il caso Swiatek dopo il caso Sinner. La tennista polacca ex numero uno al mondo è risultata positiva ad un controllo anti-doping proprio come il giocatore azzurro, al netto delle sostanze diverse in questione. Quali sono le differenze tra i due casi di contaminazione? E perché Swiatek, al contrario del primo giocatore del ranking ATP, è stata sospesa per un mese dall'ITIA?
Cosa è successo a Iga Swiatek, perché è risultata positiva alla trimetazidina, sostanza vietata
Iga Swiatek è risultata positiva ad un controllo anti-doping effettuato il 12 agosto scorso in quel di Cincinnati. Il campione di urina, come poi comunicatole a settembre, mostrava una “concentrazione incredibilmente bassa di trimetazidina (TMZ)", una sostanza vietata nello sport. In quel momento è caduto il mondo addosso alla giocatrice che all’epoca era la numero uno del mondo.
Sulla base della notifica arrivatale dall'ITIA, Swiatek fermata in via precauzionale, si è subito messa al lavoro con il suo team per capire come fosse stata possibile quella che a tutti gli effetti sembrava una contaminazione. Hanno così testato tutti gli integratori e i farmaci usati, arrivando ad individuare il prodotto galeotto: si è trattato di una confezione di melatonina, contaminata con la trimetazidina (TMZ), che la giocatrice aveva acquistato in Polonia in cui il farmaco veniva prodotto e venduto senza necessità di prescrizione medica come rimedio ai problemi del sonno legati anche ai cambi di fuso orario per i viaggi legati ai tornei.
Le circostanze della contaminazione di Swiatek
Rilevante ai fini della valutazione complessiva delle circostanze del caso e della quantificazione della sanzione, è risultata la circostanza che la presenza della sostanza dopante TMZ nel farmaco acquistato non fosse evidenziata sulla confezione e che la Swiatek avesse assunto tale farmaco dietro consulto di un medico esperto in diritto dello sport che l'aveva rassicurata sul fatto che il prodotto non contenesse sostanze proibite, circostanza poi successivamente confermata anche dal suo preparatore atletico. Inoltre, non vi era nessun motivo che potesse far ragionevolmente sospettare la presenza di una contaminazione tenuto conto che tra gli ingredienti indicati sulla confezione non vi erano sostanze proibite dalla WADA, né tantomeno vi erano articoli pubblicati online relativamente a contaminazioni avvenute con questo farmaco o casi antidoping pubblicati che coinvolgessero questo farmaco.
Perche la Swiatek è stata sospesa
Occorre premettere che è "responsabilità personale" di ciascun giocatore essere a conoscenza della normativa antidoping, assumersi la responsabilità di ciò che utilizza ed effettuare ricerche riguardanti qualsiasi prodotto o sostanza che intendono utilizzare per garantire che il loro utilizzo non costituisca o comporti una violazione delle norme antidoping e assicurarsi che qualsiasi trattamento medico ricevuto non violi questo Programma.
L'art. 4.2.1.5(a) del TADP ricorda poi specificamente ai giocatori che "qualsiasi sostanza vietata può apparire (come ingredienti elencati o altrimenti, ad esempio come contaminanti non elencati) all'interno di integratori e/o farmaci che possono essere disponibili con o senza un prescrizione del medico. Poiché i Giocatori sono strettamente responsabili per qualsiasi Sostanza vietata presente nei Campioni da loro raccolti (vedere Articolo 2.1.1), sono responsabili di garantire che le Sostanze vietate non entrino o siano presenti nei loro corpi in alcun modo.
Esclusa l'intenzionalità' della condotta in quanto la presenza della sostanza vietata non era specificata sull'etichetta del farmaco acquistato (che avrebbe comportato una sospensione di quattro anni), l’articolo 10.2.2 del TADP prevede un periodo di squalifica di due anni in assenza di intenzionalità, soggetto a potenziali ulteriori attenuanti.
Solo un mese di sospensione per Iga
Il fatto che la Swiatek abbia dimostrato in giudizio che la sostanza proibita contenuta nel suo campione proveniva da un Prodotto contaminato, che lo stesso poteva essere acquistato senza prescrizione medica nel paese di origine e di acquisto, che la sostanza dopante (TMZ) non risultava sull'etichetta del Prodotto, né tantomeno sarebbe stato possibile risalire alla presenza di tale sostanza consultando le informazioni disponibili online, ha indotto i giudici ad addebitare alla giocatrice un rimprovero a titolo di colpa considerata al limite più basso dell'intervallo per "Nessuno colpa o negligenza significativa", con conseguente rimodulazione della pena della sospensione da due anni a un mese.
Per la normativa antidoping, infatti, se un giocatore dimostra di non avere colpa o negligenza, viene esclusa l'applicazione della sanzione della sospensione . Il termine "nessuna colpa o negligenza", per il TADP si riferisce al Giocatore o altra Persona che dimostra di non sapere o sospettare di non aver potuto ragionevolmente sapere o sospettare anche con la massima cautela, di aver utilizzato o assunto una sostanza vietata o un metodo proibito dalla normativa antidoping (art. 10.5).
Diversamente, si rinviene assenza di "colpa o negligenza significativa", nell'ipotesi in cui il Giocatore o altra persona dimostri che la sua colpa o negligenza, se considerata nella totalità delle circostanze e tenendo conto dei criteri per l'assenza di colpa o negligenza, non è stata significativa in relazione alla violazione delle norme antidoping. Laddove non venga riscontrata alcuna colpa o negligenza significativa, l’importo della sospensione da applicare dipende dal grado di colpa/negligenza del giocatore (10.6).
Ciò premesso nel caso Swiatek i giudici hanno ritenuto che la circostanza che il farmaco non avesse la stessa denominazione a livello globale e che potesse essere acquistato in Polonia senza prescrizione medica, non potesse di per sé essere sufficiente ad escludere qualsiasi responsabilità a titolo di colpa. Di conseguenza, tenendo conto della natura del farmaco assunto e di tutte le circostanze del caso emerse nel corso del giudizio, il comportamento tenuto dalla tennista è stato ricondotto nel livello più basso della fattispecie "Assenza di colpa e negligenza significativa", con conseguente applicazione della sanzione della sospensione della durata di un mese.
Le differenze tra il caso Sinner e quello Swiatek, perché Jannik non è stato sospeso
Quali sono dunque le differenze tra il caso Sinner assolto inizialmente dal tribunale indipendente praticamente senza sospensione (eccezion fatta per pochi giorni di stop) e la Swiatek?
Tutto si basa sulla differenza tra la "assenza di colpa e negligenza" che è stata riconosciuta in primo grado per Jannik e "l'assenza di colpa e negligenza significativa" riscontrata per la giocatrice polacca.
Diverse sono le poi sostanze (Clostebol per Sinner e TMZ per Swiatek) e la modalità stesse della contaminazione : indiretta per Jannik (che non aveva assunto direttamente alcun prodotto contenente la sostanza dopante, ma essendo stato contaminato a seguito di un massaggio effettuato dal suo fisioterapista) e diretta nel caso Swiatek.
Ferme restando queste differenze, la sentenza sul caso Swiatek conferma ancora una volta come l'esito del ricorso della Wada al TAS si giochi tutto sulla capacità della difesa di Sinner di provare l’assenza di colpa o negligenza. Jannik dunque, dovrà dimostrare ancora una volta di aver adottato ogni misura a sua disposizione per evitare la violazione della normativa antidoping provando di non aver potuto agire diversamente da quanto fatto e di aver adottato la massima cautela. Si tratta sostanzialmente di provare di aver messo in campo “ogni sforzo immaginabile per evitare di assumere una sostanza vietata”.
In attesa della pronuncia del TAS, un passaggio importante della sentenza Swiatek sembra quasi un monito per i giocatori, lì dove i giudici ritengono il caso della giocatrice polacca "un importante promemoria per i tennisti della natura di responsabilità oggettiva del Codice mondiale antidoping e dell’importanza che i giocatori considerino attentamente l’uso di integratori e farmaci. È fondamentale [scrivono i giudici] che venga effettuata un'adeguata due diligence per ridurre al minimo il rischio di contaminazioni involontarie".