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Perché Sinner rinuncia alle Olimpiadi per una “semplice” tonsillite: c’è una cosa più importante

A pesare sulla scelta fatta dal numero al mondo nel tennis ci sono una serie di valutazioni rivelatesi fattori determinanti. Il calendario e il ‘peso’ degli appuntamenti agonistici in termini di punteggio hanno avuto la preminenza su tutto.
A cura di Maurizio De Santis
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Jannik Sinner ha rinunciato alle Olimpiadi di Parigi 2024 per una "semplice" tonsillite e il parere del dottore che gli ha "fortemente" sconsigliato di giocare. Non è stata una decisione facile da prendere sia sotto il profilo umano sia sportivo. Gli è dispiaciuto sinceramente saltare un appuntamento così importante per la tradizione e per il prestigio che offre: salire sul podio più alto, con la medaglia d'oro al collo, è ambizione (e sogno) di ogni atleta. Avrebbe rappresentato un'altra tappa in quel percorso di crescita che lo ha già spinto in cima al Ranking Atp. Ma a pesare sulla scelta fatta dal numero al mondo nel tennis ci sono una serie di valutazioni rivelatesi fattori determinanti: a cominciare dall'aspetto medico e dai rischi che comporta giocare e basta oltre all'opportunità di non compromettere ulteriormente la condizione fisica in vista dei prossimi tornei e di una parte finale di stagione durante la quale dovrà difendere punteggi e posizione di leadership assoluta nel circuito.

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La valutazione più importante fatta da Sinner nel rinunciare ai Giochi

La cosa veramente importante per Sinner nel futuro prossimo è riuscire a essere competitivo nel lungo periodo, restare su un livello di tennis molto alto per resistere alla concorrenza (Novak Djokovic è secondo, tallonato dall'arrembante Carlos Alcaraz), dare il meglio di sé tra superfici in cemento e indoor così da consolidare la propria egemonia. E mettere tutto ciò in discussione per un torneo come quello olimpico, sicuramente autorevole ma che non porta punti da conteggiare in Atp, è un azzardo troppo grande che l'alto-atesino non può affrontare solo per questioni di orgoglio sportivo. Bella la ribalta mondiale, altrettanto sarebbe un trionfo a Cinque Cerchi ma se il prezzo da pagare – al netto di una situazione fisica già inficiata – è infortunarsi, perdere terreno nella fase più delicata di tutto l'anno (quando c'è da tenere l'elmetto per conservare quanto di buon costruito con i successi precedenti) allora è comprensibile che la testa prenda il sopravvento sul cuore.

La seconda parte di stagione: in ballo punti per difendere il 1° posto nel ranking

"Semplice" tonsillite? Detta così sembra che Sinner si sia lasciato frenare da un mal di gola. Nel brusio che ha accompagnato la vacanza chiacchierata (e più in generale il rapporto) con la fidanzata russa, Anna Kalinskaja, c'è anche questo sussurro: possibile non si riesca a gestire quella che appare un'indisposizione blanda? Chi non è mai andato al lavoro con addosso raffreddore, senso di torpore e la faringe arrossata? Le cose non stanno esattamente così, l'analisi che viene fatta sul rendimento di uno sportivo (soprattutto di un certo calibro) comporta ragionamenti ad ampio spettro.

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Al di là dei motivi di salute, uno stato di forma non al top (Sinner era stato fermo per qualche giorno, con la febbre e il sospetto d'avere il Covid) avrebbe influito certamente sul rendimento col pericolo solo di peggiorare la situazione. Il calendario e il ‘peso' degli appuntamenti agonistici hanno avuto la preminenza su tutto. US Open, Masters 1000 di Toronto, Shanghai e Parigi, Atp 500 a Pechino che ha fatto da trampolino di lancio (dopo aver vomitato la carriera subì un'impennata impressionante) e Vienna, Atp Finals di Torino costituiscono un tesoretto di punti che va difeso coi denti. Anche a costo di sentirsi dire d'essersi lasciato fermare da una "semplice" tonsillite.

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