Djokovic freddo con Sinner dopo la vittoria degli Australian Open: cosa è cambiato nel loro rapporto
Novak Djokovic ce l'ha davvero con Jannik Sinner? Il campione serbo prova antipatia, nel senso di sentimenti avversi (non di ostilità, né di odio), nei confronti del campione italiano che ne ha raccolto il testimone? No, almeno da quel che si deduce pubblicamente. Fu lo stesso giocatore balcanico a smentire le voci alimentate sulla vicenda, definendo "spazzatura" il chiacchiericcio nato intorno a una sua battuta. Qualcosa di strano, però, c'è e va ben oltre il dato sportivo, considerato che la storia di Jannik, Novak e del tennis iridato è già cambiata totalmente due anni fa in Coppa Davis: questione di cicli che finiscono e di stelle emergenti che ne scandiscono altri.
Oggi, alla luce dell'ennesimo trionfo agli Australian Open dell'alto-atesino, non passano inosservati alcuni segnali. Uno degli ultimi è che Djokovic si è schierato apertamente dalla parte di Zverev prima della finalissima per il titolo, dopo che il tedesco era riuscito a qualificarsi approfittando dell'infortunio che lo aveva costretto al ritiro tra i fischi del pubblico, nonostante un primo set giocato ad alto livello. Sinner aveva appreso la cosa reagendo con eleganza ma quel "Sascha, continua a crederci amico mio, ce l'hai dentro di te" e un semplicissimo "Auguri Jannik!" (relegato in un angolo, in basso a destra) scritti in una storia su Instagram hanno lasciato la sensazione di qualcosa di non dissolto (o doppiezza strisciante) nell'atteggiamento di Nole verso l'azzurro.
Quasi a voler conservare – lui che rappresenta anche un sindacato alternativo a quello Atp – un equilibrio difficile sulla situazione particolare che sta vivendo il mondo del tennis, in bilico su una materia scivolosa quale il doping. Sia per la vicenda di contaminazione involontaria nella quale è tuttora coinvolto Sinner, che solo ad aprile (udienza fissata il 16 e il 17) sarà chiusa (con effetti devastanti o meno) dal giudizio definitivo del Tribunale arbitrale dello Sport di Losanna. Sia per quella che ha riguardato un altro esponente di spicco del circuito: l'ex numero uno nel ranking Wta, Iga Swiatek, reduce dalla sospensione di un mese per aver ammesso l'assunzione "senza colpa o negligenza significativa" di una sostanza proibita.
E che dire delle interpretazioni differenti date a quell'incontro ravvicinato e molto formale tra i due giocatori nella pancia della Rod Laver Arena? Jannik dette l'impressione di salutare Djokovic in maniera frettolosa e in Serbia i media sostennero che dietro quel comportamento algido ci fosse ben altro rispetto all'impegno imminente (un match di esibizione) che lo attendeva.
Tirarono in ballo il caso Clostebol, il ricorso della Wada dinanzi al Tas contro il verdetto dell'Itia (che aveva scagionato del tutto Sinner riconoscendolo "né colpevole, né negligente"), le stesse parole di Novak che da un lato ha espresso solidarietà verso l'azzurro e dall'altro s'è detto frustrato (sposando la tesi esposta da Kyrgios più volte e con accenti anche molto forti) riflettendo sulla trasparenza dei protocolli e sulla diversità di trattamento nella gestione della posizione di Jannik. Opinione esposta con amarezza. "C'è un sistema che non funziona bene, è evidente perché siamo stati tenuti all'oscuro per cinque mesi della questione – disse Nole – da quando è stata notificata la notizia". Il riferimento era alla doppia positività di Sinner che risale al 10 e al 18 marzo di un anno fa, ai tempi di Indian Wells, e solo successivamente divenuta pubblica con il pronunciamento dell'Itia.
Qualcosa di strano c'è, ronza nella testa del serbo. E Sinner, che ha sempre professato innocenza e assoluta serenità, di rimando ha lasciato intendere che quanto sta vivendo lo ha aiutato a capire chi gli è veramente amico e chi no. Magari dopo la sentenza del Tas non ci saranno più nuvole e torneranno a stringersi la mano in maniera più calorosa.