Perché Berrettini si fa male agli addominali: conseguenza di un movimento che ripete sempre
Le condizioni di Matteo Berrettini tengono in apprensione tutto il panorama tennistico italiano. L'incubo di un nuovo infortunio, dopo un periodo di tregua, è tornato a palesarsi a Tokyo in occasione della partita contro Fils. Un problema all'addome ha spinto Matteo a ritirarsi dopo aver vinto il primo set. Se confermato, questo infortunio nella zona addominale, sarebbe l'ennesimo della carriera del giocatore romano.
Ennesimo infortunio agli addominali per Berrettini a Tokyo
Gli addominali sono stati il vero tallone d’Achille di Berrettini negli ultimi anni. Il primo infortunio è arrivato nel 2021 e lo ha tormentato per tutta la stagione, costringendolo poi a distanza di mesi a due ritiri. Purtroppo questa tipologia di guaio fisico si è palesata anche nelle stagioni successive, fino a quella scorsa dove l’ex finalista di Wimbledon ha dovuto fare i conti con una caterva di infortuni e ricadute.
Perché Berrettini s'infortuna spesso agli addominali
Ma perché Matteo deve fare i conti con questi continui problemi soprattutto ai muscoli obliqui, dove ha rimediato anche uno strappo di secondo grado? In realtà si tratta di un aspetto legato alla genetica del giocatore e alle caratteristiche del suo fisico, ma anche alla tipologia del suo gioco con un movimento in particolare che ripete sempre. Gli addominali, come tutto il tronco vengono sollecitati sempre da un tennista, soprattutto quando si cerca di colpire in anticipo e imporre rotazioni alla pallina.
Nel caso specifico poi ci troviamo a fare i conti, con un giocatore che spesso e volentieri sfrutta questa muscolatura ancora di più, nelle torsioni per spostarsi dal rovescio al dritto, che è il suo marchio di fabbrica. Quando c'è uno "squilibrio" tra parte inferiore e parte superiore del corpo, il rischio di questa tipologia di problemi agli addominali aumenta notevolmente.
Raffaella Reggi a Fanpage sugli infortuni agli addominali di Berrettini
Raffaella Reggi ex tennista azzurra, coach e attuale voce di Sky in un'intervista a Fanpage, spiegò il tutto in modo egregio nel giugno 2023 facendo riferimento anche alla genetica del giocatore e alla necessità di un lavoro specifico: "Un giocatore alto, sproporzionato tra sopra e sotto: ci deve essere una programmazione migliore. Quando Matteo gioca c'è molto dispendio perché tende a girarsi sul dritto e a chiudere il punto velocemente. Se lo scambio si prolunga fa più fatica, non c’è quella fluidità… Sul dritto c’è la sensazione che voglia cercare subito il punto e questo comporta una rigidità che non aiuta anche nella zona addominale".
Arturo Guarino, Direttore della Traumatologia Sportiva dell’ASST Gaetano Pini-CTO di Milano ed ex medico sociale dell’Inter a Sportal ha spiegato inoltre: “Questo si spiega perché l’evoluzione del gesto è sempre più alla ricerca di una precoce anticipazione dell’impatto della racchetta sulla pallina, imponendo una rotazione massima del tronco, a bacino pressoché fermo e tale esasperazione è resa possibile solo grazie al reclutamento oltre misura degli obliqui, che possono andare incontro a banale dolenzia da overuse fino a vere e proprie lacerazioni”.
Il periodo di recupero dall'infortunio per Berrettini
Come curare questa tipologia di infortuni? Con il riposo assoluto, visto che potrebbe esserci il rischio concreto di ricadute: "A seconda della gravità dell’infortunio, è presumibile un periodo di riposo assoluto dalle 2 alle 5 settimane. La cicatrizzazione della lesione infatti ha dei tempi biologici che prescindono dall’essere più o meno uno sportivo".
Berrettini e i problemi a livello posturale
Un peccato per Berrettini che nella conferenza dello scorso febbraio in cui annunciava il rientro in campo, dopo il cambio di coach, raccontò: “Mi hanno rigirato come un pedalino. Ho cercato di capire se ci fossero problemi alla base. Lo stress, che reca il tennis è unico a meno che non fai uno sport di combattimento. Ti porta ad uno stress alto. Fondamentalmente la cosa positiva è che non sono usciti grandi deficit, ma tante piccole cose come una scoliosi molto importante che ho da piccolo, ho la schiena a S, e che potrebbe essere la causa a livello posturale e incidere anche sugli infortuni che ho avuto. Mi sono ingegnato per capire cosa ci fosse dietro".
Insomma un mix di fattori, compreso quello genetico, che sembravano però negli ultimi messi essere stati analizzati nel migliore dei modi per trovare contromisure. A Tokyo però la doccia fredda.