“Peng Shuai è al sicuro”: la rassicurazione dalla Cina, ma nessuno la può contattare
La vicenda dell'ex numero uno di doppio Peng Shuai continua a tenere in apprensione tutto il mondo del tennis, dopo che la 35enne giocatrice cinese è sparita dall'inizio del mese. Non si hanno più tracce della tennista da quando un suo clamoroso post su Weibo lo scorso 2 novembre ha denunciato gli abusi sessuali subiti da parte dell'ex vice premier Zhang Gaoli, a 75 anni uomo tuttora potentissimo a dispetto dal ritiro dalla scena politica di 3 anni fa. Proprio al 2018 risale la violenza scoperchiata dall'atleta cinese, il cui messaggio sul social network è durato il tempo di mezzora prima di essere rimosso dalla censura intervenuta rapidamente.
Da allora la tennista è introvabile, mentre il suo account Weibo – prima disattivato – è tornato visibile, ma senza il durissimo messaggio contro l'elemento di spicco del partito comunista cinese, né è possibile commentare i post precedenti. Insomma, appare come un relitto inerte col quale è impossibile interagire. Molte colleghe di Peng Shuai si sono mobilitate per sollevare l'attenzione in primis dell'ambiente del tennis sulla questione, ma anche dell'opinione pubblica internazionale. È chiaro il timore che la sparizione della giocatrice sia legata alla sua denuncia di stupro, con conseguenti ritorsioni da parte del potente apparato cinese, in un panorama di diritti individuali fortemente compressi.
A tranquillizzare – abbastanza relativamente, visto che la tennista è tuttora irrintracciabile – ci pensa il CEO della WTA Steve Simon, sulle pagine del New York Times: "Abbiamo ricevuto conferma da diverse fonti, inclusa la Chinese Tennis Association, che Peng Shuai è al sicuro e non è sotto alcuna minaccia fisica". Simon tuttavia ha aggiunto che nessuno nella WTA, inclusi funzionari e giocatrici in attività, è stato in grado di contattarla direttamente per confermare la sua attuale condizione: "Da quanto ho capito, si trova a Pechino in Cina, ma non posso confermarlo perché non ho parlato direttamente con lei".
Il numero uno del tennis femminile mondiale ha ammesso che la WTA potrebbe avere poco potere per influenzare le mosse dell'apparato cinese: "Non sono seduto qui a pensare che risolverò i problemi del mondo con qualsiasi mezzo. Ma abbiamo un'atleta che fa parte della famiglia WTA che ha mosso gravi accuse. La sosterremo al 100% e vogliamo vedere un'indagine completa su questo. Se non è così e se non sono cooperativi, allora dovremo prendere alcune decisioni e siamo preparati a farlo, e questo è il meglio che possiamo fare. Ma non rinunceremo a questa posizione. È quella giusta da prendere". Simon si riferisce a possibili boicottaggi di un partner come quello cinese che negli ultimi anni è diventato altamente strategico per la WTA, con ben 11 tornei organizzati oltre alle Finals. Tutto è fermo peraltro dall'anno scorso, visto che in Cina l'attività è stata sospesa in seguito alla pandemia da coronavirus, né gli stranieri possono entrare nel Paese. In questo scenario, difficile essere tranquilli finché Peng Shuai non darà un segno di sé in prima persona.