Paolo Canè: “WADA insiste con Sinner perché è numero 1 e fa notizia. Chi è con lui deve stare attento”
Paolo Canè sta sempre dalla parte di Sinner. L'ex tennista e attuale commentatore per la Rai ed Eurosport, ha sottolineato la forza mentale del numero uno al mondo, capace di dare sempre il massimo in campo nonostante la Spada di Damocle del ricorso WADA al TAS, come confermato dal successo di Shanghai. Una vicenda su cui Canè, ai microfoni di fanpage, ha detto la sua con grande sobrietà ed equilibrio.
Un'occasione anche per parlare della Coppa Davis e delle enormi potenzialità dell'Italia che ha tutte le carte in regola per confermarsi campione. Una battuta anche su Matteo Berrettini e su quegli infortuni che continuano a tormentarlo.
Paolo, che idea ti sei fatto del ricorso della WADA sul caso Clostebol?
"Innanzitutto, io sono dalla parte di Sinner a prescindere perché è un grandissimo professionista e mi spiace per lui per questa situazione. È un discorso molto delicato e non sono certo io quello che può dare delle risposte, ma solo esprimere un parere. Ci sono i tribunali per questo e c’è un’indagine in corso. Quello che si sta facendo, chiedendo ai vari giocatori e facendo nomi e non di quelli che possono rispondere, sembra un ping pong e questo gioco non serve a nessuno. Serve solo ad alimentare il discorso perché il numero uno del mondo fa ovviamente notizia molto più del numero 1000 e questo va bene anche ai giornali".
Sembrava però tutti finito con la sentenza dell'ITIA molto esaustiva e invece… Per lui è un nuovo incubo?
"Lui ha ricevuto un giudizio da 3 giudici di livello mondiale, tre esperti che hanno già dato risposta negativa. E quello che molti non leggono bene e su cui bisogna fare molta attenzione è che Sinner non è stato aiutato in questa storia, anzi. Considerato quello che sta passando a livello mentale, quello che dicono su di lui, non è stato aiutato. È molto forte mentalmente e lo sta dimostrando. Metterei i giocatori più forti della storia a livello di testa e tutti insieme non avrebbero la testa di Sinner. Se fosse capitato ad altri giocatori a mio parere come Alcaraz, Djokovic, ne sarebbero usciti molto male rispetto a lui e invece Jannik ha reagito da grande campione qual è".
Deve essere davvero difficile togliersi tutto dalla testa quando si scende in campo, no?
"Non voglio dire che è stato penalizzato, ma di certo non è stato aiutato in questa vicenda nonostante quello che molti pensano. Quello che sta facendo e le risposte che sta dando sul campo vincendo… insomma non è facile. Non lo sarebbe per nessuno. Nei prossimi mesi avrà una grande pressione perché non arriverà subito la risposta del TAS, ci vorrà del tempo. Parlo da ex professionista e sportivo, la sensazione è che in un momento così tu non sei nella condizione migliore per giocare ed esprimere il tuo massimo. Invece lui lo sta facendo alla grande. È di un’altra categoria".
D'altronde dopo i mesi difficili in attesa per la sentenza dell'ITIA, ora si ricomincia con WADA. Jannik si è detto spiazzato. Anche tu?
"Ma la Wada per altri sportivi, come nuotatori o personaggi, è andata sempre avanti? Potrebbe essere tutto legato al fatto che lui è numero 1 e fa notizia, a meno che non abbiano delle carte in mano per dimostrare qualcosa di cui siamo tutti all’oscuro. Se continuano nonostante il giudizio di un tribunale che aveva già detto che è tutto a posto… Per il resto bisogna affidarsi agli addetti ai lavori. Ovvero a quelli che sono esperti della materia o medici, invece che andare a chiedere a chi sfodera argomenti da bar".
Tra le righe mi pare che tu non abbia gradito i pareri anche di addetti ai lavori del tennis o di colleghi di Sinner.
"Alimenti un qualcosa su cui si può esprimere solo un giudice o un tribunale. Uno può avere un parere, ma non vuol dire niente. Che lo dica Panatta, il mio capitano, Pietrangeli o Kyrgios, che vuole fare cinema a distanza per fare qualcosa, è un giudizio che vale come quello di chi incontri per strada e al quale chiedi un parere. Non sono addetti ai lavori e non possono dare un giudizio finale perché non sono esperti, per quello ci sono i tribunali, atteniamoci a questo. Nel calcio vedi il rigore c’è o non c’è? L’arbitro va a vedere il VAR e decide, il giorno dopo ancora se ne parla, ma sono argomenti da bar. C’era o non c’era? Pazienza. Perdono tempo, basta. Alla fine c’è un giudice o un tribunale che studierà il caso, addetti ai lavori. Gli altri possono solo avere un pensiero, ma è un ping pong che non serve a nessuno. Ho una grande empatia con Sinner che merita solo rispetto per quello che sta facendo"
Quello che mi ha colpito di questa vicenda è la difficoltà della vita dei tennisti anche fuori dal campo. Il caso Clostebol insegna che ci vuole un'attenzione maniacale, anche da parte di chi ti circonda no?
"Deve stare attento chi ti circonda, non tu che devi pensare ad allenarti e giocare. Perché se di tutta questa cosa qua non ne parlo, non penso che l’allenatore vada a parlare con Sinner, con i cavoli che ha lui di giocare, dicendo che si è tagliato un dito e ha usato uno spray per massaggiarsi. Mi devi fare il massaggio e basta, io devo essere concentrato, pensare ad allenarmi, mangiare bene e basta. Devo vincere la partita sul campo. Devi seguire la linea. Per quello lui mette tutti sotto contratto perché vuole che devi tenere un certo atteggiamento come professionista al fianco di un numero 1 del mondo. Ma questo vale anche per il numero 1000, solo che per il numero 1000 c’è meno attenzione. Perché non penso che a livello mediatico o di spostamenti sia gestito nella stessa maniera. Ci vuole ancora più attenzione da parte di chi ti è vicino".
Sembrano quasi altri sport a seconda della classifica, la soglia di attenzione è così diversa?
"Non penso che il numero 1000 abbia il suo fisioterapista personale, ha quello che massaggia tantissime persone al giorno e quindi gli deve chiedere se si è tagliato ecc. Dai non esageriamo. Sentire molte volte le chiacchiere… ne parlo volentieri ma la mia voce e il mio pensiero conta come il tuo e come quello di milioni di persone, perché il giudizio finale sarà di persone addette ai lavori ed esperti".
Torniamo sulla Coppa Davis, quanto ti è piaciuto vedere Sinner nelle vesti di primo tifoso?
"Mi è piaciuto perché lui a Bologna si è messo in disparte. Non ha voluto rilasciare dichiarazioni perché non voleva fare la prima donna, visto che c’era una squadra. Ha salutato tutti i ragazzi, era di passaggio e ha dato un buon contributo perché quando in panchina hai il numero uno al mondo, anche per gli avversari insomma… fa sempre la sua bella figura".
Un gruppo eccezionale e sempre più compatto, anche con i nuovi innesti. Hai sensazioni positive?
"C’è una bellissima squadra, un bellissimo attaccamento, tutte persone perbene e forti. Tutti educati e pronti a remare come gruppo dalla stessa parte. E questo permetterà a loro di vincere la seconda Coppa Davis. Come facciamo a non essere fiduciosi? Sono favoriti, anche se le partite poi vanno giocate. C’è anche Sinner e se Sinner gioca, fa la differenza. Poi si può perdere eh, ma abbiamo una signora squadra. Ho visto bene anche Bolelli e Vavassori, che hanno vinto comunque l’unico match che contava davvero. Hanno fatto bene anche in Cina e giocheranno il Masters a Torino. Per quanto riguarda l’altro singolarista, come ha detto Volandri, vedremo chi darà più garanzie in queste settimane".
Quanto ti ha fatto male vedere Berrettini di nuovo ko? Puoi spiegarci perché ha costantemente infortuni agli addominali?
"Ha avuto un problema che ho avuto anche io tantissimi anni fa quando giocavo. È una croce che ti porti dietro tutta la vita, non puoi farci niente. È un muscolo bastardo quello, in un punto delicatissimo: lui si era già fatto male anni fa, agli obliqui che vengono stimolati molto sul servizio e sul dritto che lui gioca molto di forza anche se è migliorato molto nella fluidità. Tende sempre a strappare e succede che sul muscolo del retto addominale, o obliquo si forma una cicatrice che resta lì anche col riposo o il rinforzo. E quindi quando allunghi e sforzi non ha più la stessa elasticità di prima. Quindi quando tiri come tira Berrettini è come avere una ferita che si rimargina ma su cui vai poi sempre a picchiare sopra.
Un problema dunque che rischia di riproporsi costantemente per Matteo, come uscirne?
"Deve tenersi bene, ma col fisico che ha e tutto, è difficile. Dipende anche dalla voglia che ha sempre di rimettersi in gioco e di sapere che deve essere sempre 100% perché non ha il talento per giocare all’80%. Deve essere sempre tirato al massimo sennò non rende per come la vedo io, non è quel giocatore di talento che usa altre soluzioni se non sfonda con dritto o servizio".