Paolo Bertolucci: “Su Sinner ci saranno chiacchiere, ma non si può scendere al livello di Kyrgios”
Il trionfo di Jannik Sinner agli US Open è senza dubbio liberatorio. Il tennista numero uno al mondo ha vissuto mesi difficili, per sua stessa ammissione, a causa del caso Clostebol. Ai microfoni di Fanpage, Paolo Bertolucci gloria del nostro tennis ha parlato anche del clima non semplice intorno a Jannik, che è riuscito ancora una volta a dimostrarsi eccezionale. Tutto con buona pace di chi lo ha ingenerosamente criticato, compreso anche Kyrgios spintosi letteralmente oltre
Un'occasione anche per l'ex giocatore, campione di Davis e attuale commentatore Sky, per tornare sul dualismo con Alcaraz, e sulla necessità per Sinner di rifiatare prima della Coppa Davis.
Paolo, c'è qualcosa in particolare che ti ha stupito della splendida cavalcata di Sinner agli US Open?
"Sai, quando uno è numero uno del mondo e porta a casa due Slam in un anno, più tutto il resto, c’è poco da stupirsi. Casomai credo che nessuno si sarebbe mai immaginato un tale distacco tra lui e gli immediati inseguitori. Poi che lui fosse un ragazzo diverso, un giocatore sicuramente da paragonare ai grandissimi non c’erano dubbi. Se poi non dobbiamo volare troppo in alto rimandando i paragoni a fine carriera allora va bene, ma se consideriamo i 23 anni e facciamo confronti allora si tratta di lui e forse altri 2-3 nella storia del tennis".
Jannik non ha mai dato la sensazione di poter perdere la finale contro Fritz.
"Ormai ha raggiunto una tale posizione per cui si lascia, come i piloti delle moto, in tasca 2-3 decimi di vantaggio. L’impressione che si ha quando gioca è sempre la stessa: quando si arriva sul 3-3, 4-4, palla break, al momento buono è sempre lui che riesce a dare quel colpo di gas in più con gli altri che invece sono a tavoletta . E questo lo vedi nei momenti importanti".
Si è tolto un peso, lui e il suo team, dopo mesi difficili per il caso Clostebol e non solo. Un successo che sa di liberazione?
"E le chiacchiere che ci saranno, perché poi dopo non finirà qui anche se me lo auguro. Adesso non gioca la Davis e qualcuno storcerà la bocca. Speriamo anche che la Wada non vada avanti. Insomma ci sono ancora tante piccole cose che sono esterne, perché poi quello che è il giocatore lo vedi in campo, mentre il ragazzo lo vedi dal comportamento e dalle dichiarazioni. Ognuno poi si faccia la sua idea. A me sembra che rasenti la perfezione poi se a qualcuno non va bene che stia a Montecarlo, che non parli bene l’italiano o che abbia i capelli rossi invece che azzurri allora sono fatti loro".
Cosa pensi di quest'atmosfera pesante che sta accompagnando Sinner soprattutto all'estero? Qualcuno è andato anche oltre, come Kyrgios.
"Se questo fosse accaduto ad Alcaraz, noi in Italia cosa avremmo detto e scritto? Questo è il concetto: noi siamo italiani e difendiamo i nostri atleti e giocatori. All’estero fanno lo stesso, non mi sembra ci sia niente di strano. Però mi sembra di aver visto anche che dagli abbracci, da quello che dicono Fritz, Draper, Medvedev, non ci sia nessun problema. Kyrgios? Non si può stare dietro a quello che dice. Ha fatto quella battuta oscena sulla seconda di servizio, e qualcuno giustamente gli ha risposto ‘allora la prima ha fallito'. Ma non si può scendere a questo livello, dai".
In un'intervista su Fanpage, usasti una fortunata metafora ciclistica parlando di Alcaraz da classica e Sinner da Tour. Sei ancora di quell'idea?
"L’hanno ripresa tutti, ora tutti la utilizzano. Pensa che l’hanno chiesto anche a me, e ho detto ‘guardi che l’ho detto io per primo'. Per ora è così ed è quello che dice il campo, non io. Poi il futuro non lo leggo. Sinner sarà sempre un giocatore che farà affidamento sulla continuità, che nel suo caso non significa arrivare quinto, sesto o quarto. Lui vince quindi è super continuità. E l’altro avrà presumo, maturando, un po’ meno alti e bassi. Credo che tendenzialmente sarà difficile che Alcaraz possa avere la stessa continuità di Jannik. Sullo sprazzo, sul torneo, però, Alcaraz può vincere ovunque".
È un caso che chi è arrivato in fondo alle Olimpiadi, come Alcaraz, Djokovic e Musetti, poi abbia avuto difficoltà agli US Open?
"È una regola non scritta, è ovvio. Come adesso se Sinner venisse in Coppa Davis: rischierebbe contro chiunque. Alla fine sono atleti, non sono macchine che non hanno bisogno di un attimo di revisione. Fai tutta una tirata: terra, erba, Olimpiadi e ti distruggi in termini anche di testa. Poi dopo vai in America con fuso orario e alimentazione diversa… Insomma non c’è niente di strano che siano ‘saltati per aria'".
Quindi giusto programmare dettagliatamente, anche a rischio di fare scelte dolorose e saltare appuntamenti importanti?
"Sinner l’anno scorso, quando ha fatto tutta quella tirata in America, è stato criticato per aver saltato la Davis. Invece si è ricaricato bene e ha fatto un finale di stagione pazzesco. Presumo che lo faranno anche gli altri. Vedi Alcaraz che essendo stato eliminato prima, si è già fermato una settimana e non so se giocherà in Davis. Non c’è niente da fare perché quando spingi in quella maniera lì, poi bisogna che ti fermi e fai il pieno di benzina perché sennò la benzina finisce e tu resti in mezzo alla strada. E rimanere in mezzo alla strada agli US Open è pesantissimo. Alcaraz e Djokovic le ultime gocce le hanno spese a Parigi".
Sinner è stato criticato ferocemente per l'assenza alle Olimpiadi, con tanto di paragoni con Tamberi, e ora il copione potrebbe riproporsi. Non credi che tra i mali di oggi ci sia anche la necessità per tutti di parlare di tutto?
"Sarebbe un sogno per gli italiani se un architetto parlasse del suo lavoro, se un macellaio parlasse di carne e se un ex giocatore o inviato parlasse di tennis. Invece io mi metto a parlare di architettura e l’architetto si mette a parlare di tennis, capisci che c’è qualcosa che non funziona. È già insito farsi un po’ i fatti degli altri, ma con il boom di Sinner è tutto aumentato perché tutti ne parlano, senza sapere nemmeno le cose precisamente. Bisognerebbe informarsi su cose che non ci appartengono e farsi una propria idea. Invece tutti prendono e parlano: non è necessario parlare per forza di tutto, parla di quello che sai. Conosco il tennis e ne parlo, ma non twitterò mai di politica o altre cose perché non è giusto. Leggendo le 33 pagine della sentenza (caso Clostebol, ndr) per esempio allora forse potresti essere preparato, ma se leggi solo il titolo e commenti quello, allora…".