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Paolo Bertolucci spiega l’errore sistematico di Sinner contro Alcaraz: “Ho urlato davanti alla TV”

Paolo Bertolucci, ai microfoni di Fanpage.it, ha parlato della rivalità tra Sinner e Alcaraz dopo il Roland Garros, con un occhio al rendimento dei tennisti italiani e al futuro di Djokovic e Nadal.
A cura di Marco Beltrami
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Dal trionfo di Alcaraz al Roland Garros, alla sfida con Jannik Sinner, passando per il momento di Djokovic e i risultati degli italiani. Paolo Bertolucci, ai microfoni di Fanpage.it, ha parlato dei temi più caldi al termine dello Slam francese che si è rivelato positivo per i colori azzurri, con tre finali all'attivo.

La grande gloria del tennis, ex giocatore, vincitore della Coppa Davis, coach, capitano e attuale commentatore Sky, ha detto la sua anche sulla rivalità tra Sinner e Alcaraz, e come quest'ultimo sia l'uomo da battere, anche se sulla lunga distanza Jannik può dire la propria. A tal proposito c'è un errore sistematico che il nuovo numero uno del mondo deve assolutamente correggere e che ha fatto disperare Bertolucci: "In semifinale, ho lanciato delle urla davanti alla TV quando l’ho visto rincorrere dei pallonetti su cui si vedeva chiaramente che non c’erano possibilità di recupero".

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Paolo, hai mai pensato durante la finale del Roland Garros che Zverev potesse farcela?
"No. Mai. Perché Alcaraz poteva già chiudere nel 3° set, quando era 5-2. Primo, quarto e quinto poi li ha vinti in scioltezza. Bisognava che calasse Alcaraz, ma lui ha molte più armi, l’altro è monotematico. Fa bene determinate cose, ma lì si ferma, mentre Carlos ha tutto: lungolinea, incrociato, drop shot, servizio, un’accelerazione di dritto che Zverev si sogna. A rete poi è decisamente più forte".

Insomma, Alcaraz ha rimesso "la chiesa al centro del villaggio": è lui il più forte?
"Quando sta bene sì. Non dimentichiamo che lui a 21 anni ha vinto tre Slam su tre superfici diverse. Di cosa stiamo parlando?".

Becker sostiene che Alcaraz alla sua età sia molto più competitivo di Djokovic, Federer e Nadal a 21 anni. 
"Bisogna vedere poi la concorrenza, perché Djokovic, Federer e Nadal ne hanno vinti più di 60, ma si sono ‘ammazzati' tra di loro. Se fossero stati da soli, ne avrebbero vinti 30 a testa. Vediamo quale sarà la concorrenza e poi non dimentichiamo che per esempio Nole e Roger sono arrivati a 38 e 37 anni senza infortuni fisici gravi. Ci vuole tanta salute per andare avanti. Alcaraz ha già perso parecchi tornei e settimane per infortuni fisici. Bisogna vedere tutto. Certo, la partenza è ottima, anzi strabiliante con tre Slam. Ma arrivare a 20 ce ne vuole".

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Sei sempre dell'idea che Alcaraz sia il giocatore da battere, cosa che hai sostenuto anche in tempi non sospetti?
"Ho sempre detto che come punta e massimale di rendimento, su una giornata, Alcaraz è il più forte di tutti. Poi però il ranking viene fatto nell’arco di 52 settimane e in questo periodo la continuità di rendimento di Sinner, come in questo momento, la spunta. Come già dissi: Alcaraz è da Classica e Sinner da Tour, ciclisticamente parlando".

Questo Roland Garros sposta gli equilibri, cosa ha in più uno e cosa ha in più l'altro?
"Il problema di Alcaraz è che non sempre offre un determinato rendimento, perché qui ha battuto Aliassime, Tsitsipas, Sinner e Zverev. Tanto di cappello. Ha vinto su erba, terra e cemento, non ha punti deboli. Il problema è che il suo tennis è talmente di altissimo livello, talmente sofisticato, che a volte si specchia un po’ troppo e cerca l’applauso dimenticandosi del punteggio, perdendo un po’ il discorso tattico. S’incasina da solo, come domenica sul 5-2 nel terzo. Poi però quando non c’è più margine per non badare al sodo, quarto e quinto, rifila 6-1, 6-2".

Sinner quando c'è da fare il punto non va troppo per il sottile?
"Sinner è più pragmatico. Esce bene da Parigi, perché in una condizione precaria, come sapevamo, è stato l’unico che l’ha messo seriamente in difficoltà. Se Sinner non al 100%, visto che è calato fisicamente per i noti fatti, è arrivato lì lì per vincere, vuol dire che quando arriverà al 100% ci sarà da divertirsi".

A memoria non ricordo un simile equilibrio tra due tennisti, su tutte le superfici. Non credi?
"Equilibrio su tutte le superfici sì. Poi bisogna dire che Sinner è stato vicino a vincere su una superficie più gradita ad Alcaraz, anche se la differenza è minima visto che ha vinto anche sulle altre e fa bene ovunque. Se dovesse scegliere il match della vita, lo giocherebbe sulla terra secondo me, cosa che non farebbe Sinner che preferirebbe indoor".

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Cosa deve fare Sinner per diventare più incisivo quando si arriva al quinto set?
"Lui deve gestire meglio e crescere da questo punto di vista. Alcaraz per esempio è più strutturato fisicamente, mentre Jannik non è ancora al top. Deve anche imparare a gestire all’interno del match determinate situazioni. Ad esempio in semifinale ho lanciato delle urla davanti alla TV quando l’ho visto rincorrere dei pallonetti, in due-tre occasioni, su cui si vedeva chiaramente che non c’erano possibilità di recupero: quelle cose ti uccidono e ti tagliano le gambe negli ultimi set. Il punto è perso, lascia andare, e invece oltre a quello perde anche il successivo perché poi non recupera. Capisco la generosità, ma non deve sfociare in eccessi negativi".

Che Roland Garros è stato? Poche sorprese?
"Avevo dato come favoriti, Zverev, Djokovic, Sinner e Alcaraz. Tre sono arrivati in semifinale, quindi poche sorprese. Abbiamo visto delle cose molto belle, da Cobolli ad altri giovani, e questo ci fa enormemente piacere. Mi sembra che tutto sia andato come da previsioni, senza niente di clamoroso".

Djokovic ha giocato due partite strane e incredibili con Musetti prima e Cerundolo dopo. Tanti hanno pensato che avesse finto l'infortunio.
"La colpa è anche la sua che ha fatto la volpe e l’uva tante volte. Scene e situazioni particolari, dove sembrava stesse per crollare e poi non crollava mai. Stavolta era vero".

Forse Musetti, per come è andato il match, deve avere qualche rimpianto con Djokovic?
"È un po’ lo specchio del Musetti dell’ultimo anno e mezzo, perché prima non era così. Non dico che si accontenta, però gioca bene ma… A Lucca quando giocava la Lucchese dicevano ‘Giohino, giohino ma non tirino; tirino, tirino ma non segnano'. Cioè ‘Giocano, giocano ma non tirano mai in porta e tirano, tirano, ma non segnano'. Musetti gioca bene e sa far tutto,  anche fisicamente sta bene. Poi quando vai a stringere gli rimane poco in mano. Ogni tanto fa degli exploit, ma spesso perde da giocatori inferiori. Non so se lui debba ancora decidere sul da farsi, su che strada intraprendere, perché sennò mi rimane sempre lì a metà del guado".

Che pensi di Djokovic al di là dell'infortunio? Segnali non troppo incoraggianti in questa stagione.
"I segnali non sono buoni per niente, il livello di gioco non è quello di un anno, un anno e mezzo fa. Come dire, è verso la fine di carriera e può trovare il set, i punti, il game, il momento da fenomeno qual è. Ma non può essere quel martello che era anni fa. E poi adesso dipende dalle motivazioni: lui aveva quelle di Slam e Olimpiadi. La prima è sfumata subito, come si è visto a Parigi dove però non era in condizione e in più si è fatto male. Ora Wimbledon presumo che lo salti e quindi restano le Olimpiadi. Se non dovessero andare bene credo che dovrà fare un’attenta riflessione. Potrebbe anche non qualificarsi per le Finals di Torino. Comunque prima di dar per morti fenomeni, ci penso 100 volte. Aspettiamo".

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Uno dei momenti più emozionanti del Roland Garros è stata l'uscita di scena di Nadal tra gli applausi di tutti. Si è aperto un dibattito sulla sua volontà di continuare a giocare.
"Giudicare quello che fa è difficile. Se a lui manca l’adrenalina e vuole ancora giocare, perché no? Poi ci sarà qualcuno che criticherà la sua scelta di perdere con giocatori inferiori, mentre c’è chi lo esalterà perché sottolineerà l’umiltà. Lasciamo fare a lui, per rispetto a quello che è stato. Ogni cosa che farà andrà bene".

Un Roland Garros all'insegna degli italiani, chi ti ha colpito di più? Paolini? O Cobolli che ha rischiato di battere Rune?
"Quella di Cobolli è stata una partita, seppur eccezionale, mentre Jasmine ha fatto tutto il torneo. Poi Flavio è all’inizio mentre Paolini è al top di carriera. Il voto che do io è 9+, perché è mancata la medaglia d’oro, ma con tre argenti e un bronzo è una roba stratosferica. Poi c’è anche il genio di turno che mi scrive e dice che preferiva l’oro ai tre argenti… poi vedrai quando arriveranno tempi di magra. Già ora dicono ‘Hai visto Alcaraz è un’altra categoria, Sinner avrebbe perso anche con Zverev'. Siamo pur sempre in Italia".

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