Paire prigioniero dei sui demoni: “Odio il tennis, in campo mi viene voglia di scappare”
È la cosa che ama di più e che, al tempo stesso, lo fa star più male. Il tennis, passione di una vita, è il "demone" che Benoît Paire ha deciso di guardare negli occhi. Non è l'unico fuoriuscito da qualche angolo remoto del suo animo fino a irretirlo. Dentro di sé ha un caos, sta provando a rimettere ordine nella sua vita.
Le follie che hanno fatto notizia, quelle cose che un po' l'hanno fatto passare per matto, erano il gran baccano che utilizzava per riuscire a stordirsi, a scaccia via quei cattivi pensieri che lo accompagnano da tempo. La consapevolezza di aver toccato il fondo è il primo passo per uscire dal tunnel.
A Wimbledon il francese ha fatto da comparsa, è uscito subito di scena. Al primo turno è stato battuto dal connazionale Quentin Halys (4-6, 6-1, 6-2, 6-4) ma è cosa che gli importa poco. C'è ben altro che la delusione sportiva con cui far i conti. Ha un peso sul cuore, deve toglierlo per sentirsi finalmente più leggero e libero.
La schiettezza che lo ha sempre contraddistinto lo porta ad ammettere che 60 mila euro per esibirsi sul prato verde del torneo inglese non sono una somma alla quale si rinuncia: "Per quella cifra – dice a L'Equipe – vengo qualunque cosa accada. Anche se mi viene consigliato di non giocare". Per il suo bene ha bisogno di un aiuto speciale.
Deve ritrovarsi dopo essersi smarrito in quel labirinto profondo che è la sua anima. Ma no si fermerà, continuerà ad allenarsi da sportivo, da persona che vuol lasciare tutto alle spalle e ripartire. "Cerco di liberarmi di questa cosa, perché prima mi piaceva il tennis, mi piacevano questi momenti di tensione, stare in campo, ma ora mi sento davvero poco bene".
Ecco perché ha scelto di farsi aiutare da uno specialista. Uno psicologo lo seguirà in questo percorso intricato. "È uno stato mentale che ho da un po’. In questo momento provo antipatia per il tennis. Andare in campo è una cosa che mi disgusta. Ogni volta che ci metto piede, mi viene voglia di scappare".
Quale sia il livello del suo disagio è spiegato bene in un altro passaggio della riflessione/confessione nella quale Paire si mette a nudo, senza alcun timore di mostrare le proprie debolezze. "Quando mi ritrovo in campo sono assalito dall'ansia, non riesco a gestirla – ha aggiunto il tennista transalpino -. Ecco perché al Roland Garros ho giocato poco e la mia prestazione qui era abbastanza prevedibile. Ho bisogno di ritrovare quel piacere di giocare che non riesco a provare più". E di un po' di pace.