Omar Camporese: “Italia aiutata dagli avversari in Coppa Davis. L’addio di Nadal è stato davvero brutto”
Omar Camporese, volto e voce della Rai sia alle ATP Finals che in Coppa Davis, ha detto la sua sull'eccezionale crescita di Sinner e sul rendimento dell'Italia. L'ex campione del tennis azzurro, coach e commentatore, si è soffermato ai microfoni di fanpage sull'inizio dell'avventura dei campioni in carica, con tanto di confronto con le altre squadre impegnate protagoniste di scelte discutibili. Un'occasione per parlare anche delle decisioni di capitan Volandri sul doppio, con Sinner e Berrettini sugli scudi, e di Musetti molto sotto tono.
Una considerazione anche sull'addio al tennis di Rafa Nadal, che ha avuto l'opportunità di vivere dal vivo. Un momento che non gli è piaciuto perché la scelta di mandare in campo il mancino di Manacor non al top della condizione è stata quasi un'offesa per la carriera di questo grande campione, oltre che controproducente per il suo team.
Omar partiamo dalle prime sfide di Davis, tu a Malaga le hai seguite tutte: c'è così tanto divario tra l'Italia e le altre nazionali?
"Ho visto giocare tutte le squadre e credo che l'Italia sia la più forte. Anche perché le altre stanno facendo di tutto per aiutarci a vincere la seconda volta consecutiva la Davis. Prendiamo la Spagna per esempio: abbiamo vissuto l'emozione della fine di Nadal ma credo che sia stata una cosa veramente brutta, ed è dispiaciuto vederlo giocare in quella condizione, non l'avrei mai fatto. È stato veramente brutto".
Chi ti ha colpito in negativo e come hai visto l'Australia prossima avversaria dell'Italia?
"Gli USA poi hanno fatto hara-kiri perché far giocare Shelton in singolare è stata una scelta azzardata. Un esordio così importante lascia il tempo che trova, e poi è stata anche incomprensibile la scelta di Paul in doppio. Lui è stato sempre fuori posizione e fuori dalla partita. Questo ha fatto sì che gli Stati Uniti uscissero anche se l'Australia è una buona squadra, perché alla fine hanno due singolaristi buoni, con De Minaur che è nei primi 10. Confrontandolo però con Sinner, che sarà il suo avversario, c'è da dire che non c'è partita perché con Jannik al momento è impossibile giocare".
A proposito di Sinner ci siamo sentiti circa un annetto fa, c'è stata una crescita esponenziale. Sembra che sia proprio di un'altra caratura rispetto agli altri.
"Ci sono cilindrate di differenza tra lui e gli altri. In questo momento, credo che Jannik e Alcaraz siano una categoria sopra tutti gli altri, anche se lo spagnolo viene da un problema intestinale e alle Finals ha sofferto abbastanza. Subito dopo vengono Fritz, Zverev, Medvedev e a seguire ancora gli altri De Minaur, Ruud, e compagnia bella. In questo momento addirittura Sinner è ingiocabile perché mentalmente fa paura. È da tanto che non vedevo una supremazia del genere: gioca con una tranquillità incredibile, tira forte, sbaglia poco, tutte le scelte sono giuste, si muove bene. Insomma, non c’è una cosa che è fuori posto. È perfetto in questo momento".
Sei rimasto impressionato anche tu dalla vittoria nettissima contro Ruud che è comunque il numero 6 del mondo?
"Questi giocatori pretendono di giocare come Sinner contro Sinner. Ed è impossibile perché lui è nettamente più forte e non puoi giocare alla stessa maniera. L’avevo già detto prima che giocasse contro Ruud: se gioca bene il norvegese fa 3-4 game perché altrimenti sarà una sfida molto brutta con un risultato pesante. Ma sai Casper, De Minaur, sono i tipici giocatori che a lui non danno fastidio perché ti fanno sempre giocare la palla all’altezza dei fianchi, ti danno ritmo e lui ci va a nozze. L’unico che potrebbe dargli un po’ di fastidio è Fritz perché serve bene, fa qualcosa col dritto, si prende responsabilità e fa vedere in avanti. Ma nulla di più".
Qualcuno sembra quasi sconfitto in partenza dici?
"Sai qual è il problema quando giochi contro Sinner? Che quando vai a servire, anche se la partita è equilibrata, se per caso parti 0-15 e fai un errore non forzato cercando di andare sopra ritmo, sullo 0-30 è finita perché mentalmente cominci a pensare che non ci sia più storia".
E a proposito di un grande classico, ovvero il dualismo Sinner-Alcaraz, non credi che Jannik sia quello che ha imparato di più dalle sconfitte?
"Se noi ci basiamo sulle differenze a livello tennistico sappiamo tutti che Alcaraz è un pochino più forte perché sa giocare da tutte le parti del campo e sa fare tutto bene. A Sinner manca un pochino la rete e la manualità, ma il resto è incredibile. Lui a differenza di Carlos quando perde le partite si rimbocca le maniche e si chiede cosa debba fare per poterlo battere. Dall’altra parte invece Alcaraz quando perde con Sinner dice “ahia e adesso cosa succede?”. Sono due mentalità completamente diverse, ma ho visto da un anno una consapevolezza per Jannik che fa spavento. Poi è normale: più vinci più prendi autostima, e fai delle cose che non t’immagini di fare perché ti vengono in automatico. Ora lui è troppo per tutti quanti".
Ti ha sorpreso la scelta di schierare Sinner e Berrettini in doppio, preferendoli a Bolelli e Vavassori?
"Non sono sorpreso dalle scelte del doppio. Sinner sull’1-1 non posso tenerlo fuori. Ti parlo come se io fossi capitano, per me è molto normale. Lui deve giocare e in un match importante non posso pensare di lasciarlo in panchina. Deve giocare a tutti i costi perché è l’unico che mi garantisce fiducia avendo io l’obiettivo di far vincere la mia squadra. Poi dopo possiamo parlare delle convocazioni e della scelta di chiamare anche due doppisti. Ma anche lì forse ha fatto bene perché come puoi non portare Bolelli e Vavassori dopo un’annata fantastica come la loro? Metti caso che Sinner non può giocare per un problema, almeno in questo modo tu hai le spalle coperte con un doppio collaudato".
Potrebbero esserci ricadute su Bolelli e Vavassori, ovvero un po' di dispiacere per l'esclusione?
"Credo che anche Simone e Andrea siano consapevoli di questo. Sono persone intelligenti e hanno capito il momento. Se Sinner e Berrettini, o tutti i singolaristi di livello, iniziassero a giocare il doppio, forse non ci sarebbe posto per gli altri. Bopanna ha 40 anni, come Ram. Quando giocavo, facevo il doppio con Ivanisevic perché ci divertivamo ed eravamo come fratelli e ci piaceva giocare insieme, ma se perdevamo con due doppisti che non facevano il singolo, ci guardavamo negli occhi e ci dicevamo ‘smettiamo di giocare'. Ci sarebbe stata comunque l’Apocalisse sia se avessero perso con Sinner-Berrettini che con Bolelli e Vavassori in campo, perché nel secondo caso avrebbero detto che ‘hai lasciato fuori il numero uno al mondo'. Come ti muovi muovi…".
A proposito di critiche, sono state feroci quelle per Musetti. Al di là della sconfitta, non è piaciuto l'atteggiamento. Tu che idea ti sei fatto?
"Giocare la Coppa Davis è una cosa completamente diversa dal fare le competizioni per te stesso. Hai talmente tante responsabilità che o sei forte di carattere o non lo sei. Ha cominciato benissimo con Cerundolo e se avesse fatto il game del 3-0 la partita avrebbe preso un’altra piega. Tutto sommato però l’argentino è un gran cagnaccio e gioca bene. Loro hanno studiato bene la cosa perché hanno dato “in pasto” Baez a Sinner per cercare di vincere il secondo singolare. Lorenzo ha servito male e come fai a giudicare una partita senza un colpo? Poi quando le cose non vanno bene, non sei nemmeno più lucido, hai idee completamente sbagliate: voleva giocare in spinta contro Cerundolo che lo stava prendendo a pallate. Avrebbe dovuto variare, fare qualcosa con il back, le palle corte, con cambi di velocità e non dargli ritmo e sempre la stessa palla. Non era lucido, andava di fretta e la testa non c’era. Era come se non fosse sceso in campo".
Al contrario molto bene Berrettini in doppio
"Berrettini l’ho visto bene. Dopo la tensione iniziale, ha servito e risposto bene. Sono rimasto interdetto quando l’ho visto giocare a sinistra ma a parte questo è andata bene. Risultato portato a casa, anche se il doppio non è il singolo".
Omar parliamo della tua avventura da commentatore per il tennis in TV. Come ti poni rispetto ai giudizi arrivati sulla Rai e, in particolare, a quelli negativi?
"Quello che vedo dico. Non credo di essere cattivo con nessuno quando giocano. In Italia-Argentina si poteva dire forse anche peggio, come ho letto sui giornali o come dicevano altri. Ho sentito ‘ma sì la partita è finita' invece per me bisogna sempre crederci fino a quando non si dà la mano. Quando sei in televisione devi far credere allo spettatore che ci può essere sempre una possibilità per tornare nel match. Nella vita poi o piaci o non piaci, te ne devi fare una ragione. È stata la mia prima volta al commento perché di solito io faccio l’opinionista in studio. Commentare è veramente un altro lavoro, non è semplice perché devi parlare tecnicamente di quello che è successo, di come vivi e hai vissuto le sensazioni, dei giocatori e di cosa devono fare nel momento giusto".
Ci sono state delle critiche che ti hanno sorpreso?
"Sinceramente ci ho anche preso per quello che succedeva, mi sono arrivate contestazioni su Shapovalov per esempio. A me piace perché è molto estroso, poi ha la testa matta, ma come fai a dire che gioca male. Mi dicevano ‘basta a parlare bene di Shapovalov'. Ma a me piace e se lo discutiamo come tennista non capiamo nulla di tennis".