Matteo Berrettini in scioltezza, batte Jarry e vince al primo turno dell’US Open
Chi ben comincia… Matteo Berrettini ha iniziato l'US Open con una vittoria, battendo Nicolás Jarry (112° al mondo) con un punteggio netto (2-6, 3-6, 3-6) e al termine di una partita che l'italiano ha sempre avuto in controllo. Circa due ore (1h58′ per la precisione), tanto è durata una gara senza storia, durante la quale il tennista romano ha fatto il bello e il cattivo tempo. Non ha avuto bisogno nemmeno di forzare troppo i colpi oppure inventare qualche numero che è quasi magia. Al ‘martello' azzurro è bastata una prestazione accorta, concentrata, senza sbavature, facendo cose ‘semplici', capitalizzando al massimo l'irruenza del diritto potete (ma spesso fuori giri) del cileno.
Le ha provate tutte il sudamericano pur di sorprendere l'avversario ma quando ha capito che dinanzi a sé c'era una montagna troppo alta da scalare s'è abbandonato a gesti di stizza palesi, segno del nervosismo e della consapevolezza che – al netto di una grande forza di volontà – la piega presa dal match e la lottano erano impari.
Qualche dato statistico rende bene l'idea della ‘leggerezza' che ha accompagnato Berrettini verso il secondo turno del torneo americano: non ha mai concesso palle break al sudamericano, 9 punti su 10 sono arrivati dalla prima di servizio. Il resto è stata accademia e un po' di noia perché è stato ben chiaro a tutti da subito come sarebbe andata a finire. Quale sarà il prossimo avversario? Sfiderà uno tra Etcheverry e Grenier.
La partita. L'obiettivo era vincere e passare il turno senza stancarsi troppo. Era una sorta di match di rodaggio nell'attesa che il motore salga di giri contro avversari di ben altro calibro e un po' più in là nel tabellone. Il piano messo in atto da Berrettini è riuscito perfettamente. Sta senza pensieri, deve aver ripetuto dentro di sé al cospetto di Jarry che nel tentativo di accorciare gli scambi prolungati ha anche tentato di forzare le giocate, proporsi in maniera aggressiva ma il risultato è stato deludente. La scansione del punteggio tra primo e secondo set vale una sentenza. Tant'è che nel terzo l'italiano si permetterà anche il lusso di sbagliare qualcosa. In fondo, perché sforzarsi più di tanto se tutto va come da programma?