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Maria Sharapova racconta i buchi neri nella sua infanzia: “Non ho visto mia madre per due anni”

L’ex numero uno del tennis femminile ha parlato del periodo in cui si trasferì dalla Russia agli Stati Uniti. Sharapova, che era molto piccola, ha ricordato che per due anni non è riuscita a vedere mai la madre.
A cura di Alessio Morra
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Ogni rosa ha le sue spine. Lo sa bene anche Maria Sharapova, che è stata una tennista straordinaria, ha vinto tutto e oggi a 36 anni dopo aver lasciato l'attività è diventata un'imprenditrice di successo. Ma il suo percorso ha avuto anche delle tappe molto dolorose. Da bambina Sharapova ha lasciato la Russia per raggiungere gli Stati Uniti e dopo quel viaggio non è riuscita a vedere la madre per due anni. Non né ha mai parlato fino a qualche giorno fa, quando ha ricordato il suo passato.

Una carriera di successo come poche quella di Sharapova, che non ha vinto quanto Serena Williams o Justine Henin ma che ha conquistato tutte e quattro le prove del Grande Slam, la prima a Wimbledon, nel 2004, quando aveva 17 anni. Una ragazzina prodigio che ha toccato anche la vetta della WTA. Un tennis aggressivo potente e vincente, con le copertine, anche quelle di riviste non sportive, conquistate grazie alla sua avvenenza, che le ha regalato legioni di fan. La sua è stata sempre una vita in prima pagina, roba di lusso si sarebbe detto un tempo.

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Ma la prima parte della vita di Masha è stata molto dura. Lei, nata in Siberia nel 1987, da bambina si sposta con la famiglia sul Mar Nero, poi nel 1993 incontra a Mosca Martina Navratilova, mito del tennis, che le consiglia di andare negli Stati Uniti, perché con quelle qualità può sfondare. Papà Juri decide di portarla in America, ma ci sono tanti problemi. Il primo è economico, l'altro riguarda la madre Elena, che è costretta a rimanere in Russia. Sharapova e il papà volano in Florida dove si trovano a vivere una situazione complicata, i soldi sono pochi e all'Academy di Nick Bollettieri non può entrare, ci riuscirà solo un paio d'anni dopo.

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Anni durissimi quelli che Sharapova ha vissuto anche senza la madre che a causa di problemi di visto non si è mai presentata negli Stati Uniti. Erano gli anni '90, la tecnologia c'era ma non era avanzata come adesso. Mancavano gli smartphone. E in famiglia nessuno aveva il telefono cellulare, l'unico modo per comunicare era rappresentato dalle lettere, che dalla Florida dovevano arrivare fino alla Russia: "Mia mamma non è mai venuta a trovarmi nei primi due anni. Non l'ho vista per due anni. A volte capita di pensarci perché ora sono madre di un bambino di 16 mesi e non riesco a immaginare questo tipo di separazione".

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Sharapova ricorda le lettere che ha inviato alla madre, una lunga corrispondenza che viaggiava su un asse molto lungo, e con praticità l'ex tennista dice che la sua infanzia sarebbe stata diversa se fossero già esistite le videochiamate. "Era tutto diverso, non era semplice ottenere un visto. Lei ha sempre pensato al grande dono che abbiamo avuto io e mio marito. A quei tempi non avevo un cellulare, nemmeno mia madre lo aveva e le scrivevo tante lettere. Questo non rendeva le cose facili, avevo solo la sicurezza che prima o dopo l'avrei rivista. Ci fosse stata la possibilità di fare delle videochiamate potevamo vederci tutti i giorni e si sarebbe creato un legame forte. Per lei è stata davvero una grande sfida".

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