L’urlo di Djokovic ammutolisce Norrie, Novak in finale a Wimbledon contro Kyrgios
Il copione è lo stesso di quello recitato contro Jannik Sinner nei quarti. Novak Djokovic parte piano, pianissimo poi decide che è il momento di fare sul serio e per Cameron Norrie non c'è più alcuna speranza di restare in partita. Il serbo batte l'inglese in quattro set (2-6, 6-3, 6-2, 6-4) permettendosi anche il lusso di sbagliare l'impossibile pur avendo la gara in pugno: domenica alle 15:00 in finale contro Nick Kyrgios proverà ad alzare il Trofeo di Wimbledon dinanzi al pubblico del campo centrale. E a cancellare quello zero che c'è nei confronti con l'australiano che lo ha sconfitto per due volte: entrambe nel 2017, ai Masters 1000 di Indian Wells e ad Acapulco.
Nole ci arriva forte anche di un ‘piccolo' primato personale: è lui ad aver conquistato il maggior numero di accessi in finali del Grande Slam nel singolare maschile: 32 per il serbo davanti a Roger Federer (31), Rafael Nadal (30) e Ivan Lendl (19).
Gara dai due volti. Troppo brutto per essere vero. Troppo bravo per un avversario a cui lascia briciole di orgoglio e un po' di suspense per qualche colpo di ‘alleggerimento' perché a un certo punto per il britannico è come trovarsi di fronte a una sequenza di prodezze a cui è impossibile tenere testa. E cede di schianto.
Troppo e basta anche se gioca non al top delle proprie possibilità. Nole dà l'impressione di aver programmato tutto con perfezione robotica: concede a Norrie di esaltarsi in avvio di incontro (6-2 in mezz'ora con il campione che appare irriconoscibile) poi lo prende pallate e la sfida diventa impari. Risparmia energie, calibra con intelligenza direzione e forza delle giocate, diventa padrone degli scambi, sale di giri poco alla volta. Quel tanto che basta a ridimensionare le velleità della stellina di casa.
Basta dare un'occhiata alla sequenza dei punti per avere esatta contezza di quanto accaduto. Djokovic piazza il 6-3, 6-2 con il quale ipoteca la qualificazione: fa quel che vuole, sa che appena accelera e affonda il colpo può azzannare l'avversario.
Tra break letali e game conquistati a zero che sembrano martellate, Norrie si sbriciola al cospetto del serbo. L'inglese non riesce a vincere più scambi e appare sfiduciato e quando Nole urla tutta la propria superiorità a suggello dell'ennesimo punto pesante il pubblico non può fare altro che restare in silenzio. Attonito.
Vittoria in pugno ma, quasi lo faccia apposta per divertirsi ancora un po', Djokovic si porta subito sul 3-1 poi improvvisamente spegne la luce e permette all'avversario di rialzare la testa (3-2) sprecando un'ottima occasione per chiudere i conti. Il game successivo è un ruggito e un graffito piazzato con una zampata (4-2) ma non è finita…
Nole commette il solito errore e lascia (o subisce) che sul centrale ci siano ancora vita e ovazioni per Norrie (4-3). Nell'ottavo game del quarto set torna dottor Jekyll (5-3) sfoderando ace, righe, vincenti, volèe. Poi indossa di nuovo i panni di mister Hyde (5-4) sbagliando tutto. Ultimo game col brivido ma va come deve andare: 6-4, Djokovic in finale contro Kyrgios.