Lorenzo Musetti a Fanpage.it: “A Firenze ho avuto un attacco d’ansia, non ho saputo gestirlo”
Da qualche stagione l'Italia del tennis nel maschile ha due giocatori di prima fascia, due tennisti che possono ambire a grandi traguardi nei tornei dello Slam e nei 1000: Matteo Berrettini e Jannik Sinner, che hanno abituato molto bene gli appassionati. A loro si è aggiunto, a grandi livelli, anche un terzo grande alfiere del tennis azzurro: Lorenzo Musetti, che in questo 2022 ha fatto un grande salto di qualità e che ora si accinge a dare l'assalto alla top 20 del tennis mondiale.
Nato a Carrara nel 2002, il giovane azzurro ha un talento smisurato, gioca un tennis d'altri tempi, con un rovescio a una mano che piace a chi ama questo sport, e in particolare a chi è cresciuto nell'epoca dei gesti bianchi e pure a chi è orfano di Federer. Il titolo vinto ad Amburgo lo scorso luglio è stato magnifico e indimenticabile, perché la prima volta non si scorda mai e perché in una grande finale batté Carlos Alcaraz, che poi è diventato numero 1 ATP. A Napoli Musetti ha fatto il bis, battendo in finale in un derby Matteo Berrettini.
Il suo 2022 si chiuderà con i tornei di Basilea e Parigi Bercy, dove proverà a raccogliere i punti che potrebbero portarlo per la prima volta tra i primi 20, poi sarà in Coppa Davis, che cercherà di riportare in Italia dopo 46 anni. A Fanpage.it Musetti, dopo aver vinto il titolo di Napoli, ha rilasciato un'intervista in cui ha parlato del suo gioco retrò, del suo carattere, che piace a tutti, e anche delle ansie, che a volte lo assalgono, come è successo nel torneo di Firenze.
Sei da sempre considerato un predestinato, questa definizione rappresenta un peso per te?
"Sin da quando ero piccolo mi hanno definito così, è una cosa che ho imparato a gestire con l'esperienza. Anche con i tanti sbagli che ho commesso. Sbagliando si impara, ma devo dire che questa è una cosa che certe volte mi ha provocato dei momenti di ansia e stati di animo che non avrei mai immaginato. Non è stato facile conviverci".
Sei un tennista già di alto livello, hai vinto dei tornei importanti, battuto giocatori di prima fascia. Ma hai pur sempre 20 anni. Come gestisci la pressione?
"Si lavora anche su quello e si cerca di fare sempre meglio. Mi è capitato anche la scorsa settimana di non saper gestire un momento d'ansia, durante una semifinale, durante una partita importante a Firenze (con Auger Aliassime, ndr.). Però si lavora sempre, si prova a prendere anche il lato positivo da questi attacchi di ansia, da queste emozioni forti. Provo a consolidarmi con l'obiettivo di non farsi ubriacare da queste emozioni travolgenti".
Stai scalando il ranking ATP. A inizio stagione eri 59, ora sei numero 23. Hai un obiettivo per il 2023?
"Non voglio dare un numero, non voglio fissare un obiettivo. Spero di arrivare il più in alto possibile. Posso dire che ho sempre avuto una visione di largo raggio. Il mio obiettivo era quello di vincere a Napoli e ci sono riuscito. Poi vediamo cosa combinerò nelle prossime settimane. Cercherò di scalare il ranking settimana dopo settimana, senza fare previsioni".
Davanti a te, seppur di poco, in classifica ci sono due tennisti che conosci bene: Berrettini e Sinner. Quanto è stimolante avere due giocatori italiani poco più avanti?
"Avere Jannik e Matteo davanti mi condiziona, ma positivamente. Mi stimola a volerli superare. Ma anche se non ci fossero loro la mia voglia di arrivare al vertice sarebbe stata tanta. Penso che sia anche grazie a loro se sto crescendo, ma una parte del merito in questo caso me la prendo anche io. Sto lavorando bene e cercherò di continuare su questa strada per potermi avvicinare il più possibile a loro".
C'è un tassello nel tuo gioco che vorresti migliorare?
"Per fortuna ce ne sono tanti. Se non ce ne fossero più non potrei più crescere, è ovvio che ci sono lati del mio tennis che vanno curati e migliorati".
Tra i tennisti della nuova generazione sei probabilmente l'unico che gioca un tennis diverso. Tu hai uno stile classico, e per questo sei stato anche incensato da due miti del tennis italiano come Pietrangeli e Panatta.
"Ho sempre definito il mio tennis un po' retrò, per determinati colpi e per alcuni punti che a volte faccio. Non sempre questo paga, però a volte se è tutto ben organizzato nella mia testa questo tipo di gioco può diventare un'arma. A volte a doppio taglio. Quando giocavo nei tornei giovanili avevo tanti colpi ma non riuscivo sempre a scegliere quello giusto. Adesso sto semplificando questo mio bagaglio tecnico e sto cercando di essere il più efficace possibile".
Sei giovane e hai già tanti tifosi che ti sostengono. È perché dai l'idea di essere una persona genuina?
"Io credo di esprimere la mia persona al meglio. Sono un ragazzo molto trasparente, non mi piacciono le maschere, le menzogne, apprezzo la sincerità e l'onestà anche nell'aprirsi con tutti, compresi i media. Il Lorenzo che si vede è il vero Lorenzo. Non ho una maschera. Sono contento di ricevere tanti apprezzamenti per questo mio atteggiamento".
Chi te l'ha trasmesso?
"Devo dire grazie all'educazione che mi hanno dato i miei genitori e il mio coach Simone (Tartarini, ndr). Questo è molto importante, anche nella vita".