L’interrogatorio da incubo di Renata Voracova in Australia: “Adesso spogliati”
Novak Djokovic non molla e continua la sua battaglia per disputare l'Australian Open di tennis che prenderà il via lunedì prossimo, dopo che il Ministro dell'Immigrazione gli ha nuovamente annullato il visto d'ingresso nel Paese "per motivi di salute e buon ordine". Il Governo australiano, pressato da un'opinione pubblica cui sono stati chiesti parecchi sacrifici durante la pandemia di Covid, ha dunque scelto la linea dura, non ritenendo valida l'esenzione medica dal vaccino invocata dal campione serbo.
Djokovic peraltro non è stato l'unico tennista ad essere fermato per l'annullamento del visto e confinato nel famigerato Park Hotel di Melbourne, struttura che accoglie rifugiati richiedenti asilo, alcuni dei quali languono lì da anni. Dopo il serbo, è toccato infatti alla ceca Renata Voracova ricevere il provvedimento di espulsione, contro il quale a differenza del numero uno al mondo non ha presentato ricorso, lasciando dunque il Paese dopo aver ‘assaggiato' anche lei il soggiorno non esattamente di lusso nell'albergo in cui era stata parcheggiata assieme a Djokovic.
La 38enne ceca aveva addotto la stessa motivazione del serbo per avere l'esenzione dal vaccino, dichiarando di essere risultata positiva recentemente al Covid: anche nel suo caso l'argomentazione non è stata ritenuta sufficiente. Ma a differenza di Djokovic a lei era stato consentito in un primo momento di entrare in Australia, tanto che aveva anche giocato un match ufficiale, salvo poi essere fermata e interrogata dopo che era esploso il caso del campione serbo. "Mi sentivo un po' come una criminale – ha raccontato alla BBC russa – ma non c'era motivo per cui dovessi sentirmi così. Ho inviato tutti i documenti, sono stati approvati. Se avessi saputo che poteva esserci anche solo l'1% di possibilità che qualcosa non andasse bene, non sarei andata".
La Voracova, che ha vinto 11 titoli WTA di doppio e ha raggiunto le semifinali di doppio a Wimbledon nel 2017, ha poi denunciato al quotidiano ceco Denik di essere stata umiliata durante l'interrogatorio, quando è stata costretta a spogliarsi: "Ero preoccupata. Non mi sono sentita al sicuro finché non sono tornata a casa, niente era sicuro. Era come se stessi guardando un film, un lungo interrogatorio con istruzioni come ‘spogliati, vestiti'. Che schifo, non voglio nemmeno pensarci, figuriamoci viverlo di nuovo".
La tennista ceca è intenzionata ora a chiedere un risarcimento "non modesto" alla Federtennis australiana, che – esattamente come per Djokovic – le aveva concesso l'esenzione medica essendo stata positiva al virus, salvo poi essere sconfessata dalle autorità del Paese: "Il solo biglietto aereo mi è costato 60mila corone ceche (circa 2500 euro, ndr) e il mio allenatore ha viaggiato con me". Poi c'è anche il costo della permanenza a Melbourne, gli alberghi pagati, la logistica degli allenamenti: "Spero che la Federazione australiana di tennis accetterà e non avremo bisogno di iniziare un contenzioso legale. Ora non penso al tennis, sono ancora sotto shock, non ho ancora digerito il tutto. Sono esausta", conclude la tennista ceca che ha già annunciato peraltro di avere abbandonato le sue posizioni no vax e volersi vaccinare.