L’incubo di Voracova, ex no vax cacciata dall’Australia e rimasta senza soldi: “Non sono Djokovic”
Nel tennis o si vince o si perde, non c'è la possibilità di pareggiare. Ed è quello che è successo in Australia negli ultimi giorni, fuori dal campo però, a due giocatori Novak Djokovic e Renata Voracova. Il primo ha trionfato, almeno per ora e in attesa della decisione del Ministro dell'Immigrazione Alex Hawke, nel ricorso contro l'annullamento del visto d'ingresso in terra aussie e si sta già allenando per gli Australian Open. La seconda invece non ha trovato lo stesso lieto fine, e alla fine è stato costretta a lasciare il continente australiano dopo aver incassato la doccia fredda della cancellazione del suo visto. La doppista, è tornata a parlare di quanto accaduto, dimostrandosi molto provata e amareggiata. E la vicenda è tutt'altro che chiusa, visto che potrebbe arrivare una battaglia legale contro gli organizzatori del primo Slam stagionale.
Proprio come Nole, Renata Voracova aveva deciso di volare in Australia per giocare gli Australian Open. La 38enne, numero 82 della classifica WTA di doppio pur non essendo vaccinata, ha chiesto l'esenzione sostenendo di essere guarita dal Covid negli ultimi 6 mesi. Per il governo australiano però il tutto non bastava per il suo visto, annullato al momento dell'arrivo nella terra dei canguri. Una situazione simile a quella di Nole che comunque è andato avanti presentando ricorso e poi vincendolo, al netto di decisioni ministeriali e dalle possibili conseguenze di false dichiarazioni sul suo modulo di viaggio. La Voracova dopo essere stata "isolata" nello stesso hotel di Novak Djokovic, ha deciso di lasciare l'Australia e tornare a casa.
A distanza di alcuni giorni, la giocatrice ceca, visibilmente provata e in lacrime è tornata a parlare di quanto accaduto, raccontando quello che a suo dire è stata un'odissea: "Non mi aspettavo che qualcosa del genere potesse accadermi in un Paese così sviluppato – ha dichiarato a olomoucky.denik.cz – Ho viaggiato ovunque, giocando in Paesi problematici, ma questo è stato oltre". E la voglia di giocare a tennis, ora è passata in secondo piano decisamente: "Non ho idea di quando tornerò a giocare, quando ne avrò di nuovo voglia. Adesso non riesco a pensarci, mi riprendo da tutto lo shock. Sono stanca ed esausta".
Ma qual è la differenza tra lei e Djokovic? Se il serbo nonostante l'impatto da incubo con l'Australia è andato comunque avanti con il ricorso, la Voracova ha alzato subito bandiera bianca. Questa la sua spiegazione con un riferimento alla diversa disponibilità economica che forse le avrebbe impedito di sostenere le spese per il braccio di ferro legale: "Ero in una situazione diversa da quella di Novak. Ha la sua esperienza, è il numero uno ed economicamente sicuro. Quando mi è stato detto che il mio visto era stato cancellato e quanto sarebbe stato difficile riaverlo indietro, non aveva senso per me rimanere in Australia. Ero determinato a tornare a casa il prima possibile".
Nessuna posizione contrastante su Nole, ma anzi totale supporto con la speranza che possa giocare senza ulteriori colpi di scena: "Spero che possa giocare. Perché è per quello che siamo andati lì: giocare a tennis". C'è però una divergenza con il numero uno del tennis mondiale, ed è quella relativa al vaccino: la Voracova ha deciso di fare un passo indietro e vaccinarsi, al contrario di Nole. Queste le parole della tennista sull'argomento: "Abbiamo rispettato entrambi le regole ma io non gioco. È un peccato. Anche se non sono d'accordo con il suo punto di vista sulle vaccinazioni, rispetto la sua posizione, ero contrario anche all'inizio. Con il tempo ho capito che anche per quelli intorno a me, i miei genitori, era giusto vaccinarsi. Ma non ci sono riuscito in tempo e, a dicembre, sono stato contagiato. I medici mi daranno il via libera, mi farò vaccinare".
C'è però un aspetto su cui la Voracova non ha intenzione di mollare la presa. Per viaggiare in Australia, la giocatrice ceca ha dovuto affrontare spese importanti, e per questo vuole andare fino in fondo e chiedere un risarcimento agli organizzatori del torneo. Un aspetto che tra l'altro spiega le differenze con la potenza economica di Djokovic, che anche nel caso peggiore di un ritorno a casa non dovrà fare i conti con un danno economico sul viaggio (di tutt'altra natura invece quello legato agli sponsor) particolarmente grave: "Chiederò sicuramente un risarcimento a Tennis Australia, e non piccolo, nell'ordine delle centinaia di migliaia di corone. Il solo viaggio mi è costato 60.000 corone (circa 2.500 euro, ndr). Spero che se ne rendano conto e non ci sia bisogno di finire in tribunale".