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L’ex capo dell’antidoping ATP sul caso Jannik Sinner: “Il regolamento è stato seguito alla lettera”

L’ex numero uno del programma antidoping dell’ATP Richard Ings ha analizzato i documenti della sentenza riguardo la positività al Clostebol di Jannik Sinner, dichiarato innocente dal tribunale dell’ITIA, facendo luce sui passaggi più oscuri della vicenda che ha coinvolto il tennista italiano numero uno della classifica ATP.
A cura di Michele Mazzeo
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Il ‘caso Jannik Sinner‘ continua a tenere banco nel mondo del tennis. La notizia della sua positività al Clostebol in due controlli antidoping cui si è sottoposto durante il torneo di Indian Wells dello scorso aprile (per la quale è poi immediatamente stato dichiarato innocente dal tribunale dell'ITIA) ha inevitabilmente fatto scoppiare un polverone con alcuni giocatori ed ex giocatori che ne hanno approfittato per sollevare dubbi riguardo l'attuale numero uno del ranking ATP.

E tra le cose su cui si sono concentrati i sospetti di quest'ultimi ci sono le tempistiche e i vari passaggi burocratici dell'intricata vicenda che ha coinvolto il tennista altoatesino. Come per esempio il fatto che, nonostante l'innocenza, si sia visto costretto a restituire i premi in denaro ottenuti a Indian Wells e gli sono stati tolti i punti conquistati nel corso del torneo statunitense.

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A fugare qualsiasi dubbio e far cadere i sospetti ci ha pensato quindi Richard Ings, ex capo dell'anti-doping dell'ATP dal 2001 al 2005 e poi CEO della commissione anti-doping australiana dal 2005 al 2010 che ha analizzato passo per passo la vicenda (divenuta pubblica solo il 20 agosto ma di cui lui e il suo team erano già a conoscenza da mesi) e non ha trovato nessuna difformità rispetto a quanto prevede il regolamento per queste situazioni.

"Ho letto la sentenza e le regole sono state seguite alla lettera – ha difatti spiegato l'ex numero uno dell'anti-doping del circuito intervistato da Adam Addicott per ubitennis.net –. Gli avvocati di Sinner hanno presentato un ricorso il giorno stesso della sospensione (il 4 aprile, ndr), chiedendo la revoca della sospensione dato che non erano state ravvisate responsabilità. Un giudice ha ascoltato il ricorso e ha revocato la sospensione.

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Secondo le regole attuali – ha poi proseguito Richard Ings continuando a far luce sugli aspetti meno chiari della vicenda che ha coinvolto Jannik Sinner –, nessun annuncio può essere fatto pubblicamente fino a quando il tribunale non finisce di affrontare la questione. Il tribunale ITIA quindi ha rivisto tutto il caso e le prove a sua disposizione e poi ha stabilito che Sinner non avesse colpe, quindi poteva giocare. In questi casi è obbligatorio che vengano decurtati punti e prize money, anche se non c'è alcune colpa. Le regole dunque sono state seguite alla perfezione.

Jannik non ha alcuna colpa. È vero che di solito è difficile per un giocatore risalire alla fonte primaria della contaminazione, ma in questo caso è stato abbastanza facile e così ha potuto dimostrare la propria innocenza. Peccato gli sia costato quasi mezzo milione di euro e le facce storte di stampa e colleghi" ha infine chiosato l'ex capo dell'antidoping ATP Richard Ings chiarendo i passi più oscuri di quella bomba deflagrata poche ore dopo il successo Sinner nel Masters 1000 di Cincinnati e qualche giorno prima dell'inizio degli US Open (a cui il tennista italiano numero uno al mondo prenderà regolarmente parte).

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