Il caso della sospensione di Sinner spacca il mondo del tennis: “Ho paura dopo quello che è successo”
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Le reazioni alla notizia dell'accordo tra Jannik Sinner e Wada sulla squalifica di 3 mesi che ha chiuso il caso Clostebol ha dato uno scossone al tennis internazionale. E lo ha spaccato. Ad alimentare il rumore dei nemici è stato Nick Kyrgios, uno dei più feroci critici nei confronti del numero uno al mondo, in particolare per il modo in cui è stata trattata l'intera vicenda. Il sindacato dei giocatori fondati da Djokovic pure ha espresso grandi perplessità per come si è arrivati alla composizione della situazione parlando di "intese su misura" e lasciando trasparire disappunto per la discrezionalità sbilanciata tutta a favore dell'alto-atesino. Nel coro c'è stato anche chi, come l'ex campione Kafelnikov, ha usato parole durissime evocando perfino ipotesi di boicottaggio.
L'Agenzia mondiale antidoping ha riconosciuto che Sinner non ha avuto alcuna intenzione di imbrogliare e ha creduto alla sua tesi della contaminazione accidentale ma s'è mostrata irremovibile sulla questione della responsabilità oggettiva. La soluzione dell'accordo per archiviare il dossier ha suscitato anche inquietudine e sfiducia verso l'intero sistema.
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Aryna Sabalenka (attuale numero uno al mondo nel circuito femminile) non ha commentato direttamente quanto accaduto a Sinner né l'esito comunicato da Wada ma espresso tutte le proprie paure relativamente alla possibilità che, anche solo in maniera del tutto involontaria, siano infrante le regole anti-doping.
"Prima non facevo molta attenzione al bicchiere d'acqua lasciato sul tavolo per poi andare in bagno in un ristorante. Adesso invece non bevo più dallo stesso bicchiere – ha ammesso la bielorussa -. Questa cosa ti entra nella testa. Se qualcuno ha usato una crema su di te e risulti positiva, ti attaccheranno e nessuno crederà alla tua buona fede. Sarai anche attaccato, criticato… Così si diventa troppo spaventati dal sistema. E per questo la sensazione che provo è: non vedo come potrei fidarmi".
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Quanto alle perplessità su procedimenti e sistema, è chiara anche la posizione assunta da Jessica Pegula (finalista dell'US Open 2024 e membro del consiglio giocatrici della Wta). La tennista americana si è soffermata su un dettaglio dell'intera vicenda: le discrepanze tra caso e caso, il modo in cui sono recepiti e affrontati tolgono serenità e al tempo stesso rischiano di infrangere anche un colpo alla credibilità stessa di tutto il procedimento. In sintesi, la mancata uniformità nell'applicazione dei regolamenti e delle procedure è difficile da mandare giù. E spaventa. "L'intero processo andrebbe seriamente esaminato – ha aggiunto -. Nessuno dei giocatori si fida del sistema in questo momento. Così è davvero ingiusto".