La mossa vincente di Djokovic contro Berrettini: ha preparato una guerra di nervi
Anche stanotte, durante il quarto di finale degli Us Open vinto contro Matteo Berrettini, Novak Djokovic ha dimostrato di avere qualcosa di unico, che marca la differenza contro ogni avversario: la forza mentale. Sul cemento di New York ha perso il primo set in tre delle quattro partite disputate, contro Rune, Nishikori e Brooksby, ma questo non gli ha impedito di rientrare sempre in partita e portarla tranquillamente a casa. È successo anche al cospetto del tennista italiano, rimontato e dominato in quattro set, proprio come successo negli ultimi due confronti Slam a Parigi e Wimbledon.
Il serbo non è il numero 1 del mondo per caso, così come non è un caso che riesca sempre a recuperare partite che altri avversari perderebbero. In questo senso le parole del suo ultima rivale sono emblematiche. Nello sport del diavolo per eccellenza qual è il tennis i punti più che contarsi si pesano. Nonostante i 17 ace, Berrettini finisce con un misero 60% di punti raccolti sulla prima, quasi il 20% in meno rispetto alla media del torneo, segno della grandezza del miglior ribattitore di sempre. Nelle situazioni di equilibrio Djokovic si conferma il più forte.
Come tale la pressione è tutta sulla sua racchetta e saperla gestire è un vantaggio fondamentale. Per pressione si intende anche quella fuori dal campo. Com'è noto il serbo non è il più amato e spesso si è lamentato dell'assenza di tifo quando gioca, se non addirittura dell'ostilità nei suoi confronti. Anche durante il match con Berrettini ha vissuto momenti di tensione con continue scintille con gli spettatori, i cui mugugni sono stati resi ancora più assordanti dopo la chiusura del tetto dell'Arthur Ashe. Per due volte si è messo un dito sull'orecchio, come a sfidare apertamente il pubblico, un copione già visto in passato.
Poco importa se non ha fatto breccia in tutti gli appassionati, la sua tenacia gli ha consentito di entrare nell'olimpo del tennis. Entrare in quello dello sport è il suo obiettivo. Prossima tappa il Grande Slam. Sulla sua strada c'è il tedesco Zverev, l'uomo che lo ha privato del tanto agognato oro olimpico a Tokyo e che affronterà in semifinale a poco più di un mese di distanza.
Le parole di Djokovic subito dopo aver centrato la 12^ semifinale a New York svelano un po' il suo segreto. "Avevo la sensazione di essere più forte di Berrettini a livello mentale". E aggiunge: "Ho raggiunto uno status di gioco molto alto e sono riuscito a mantenerlo fino alla fine, questo mi dà tanta fiducia e mi incoraggia. So perfettamente quali sono i miei punti di forza e ho lavorato tutta la carriera per non avere punti deboli, sento che tutti i miei rivali hanno aspetti da migliorare mentre io ho sempre voluto avere il miglior gioco possibile".
La ferita delle Olimpiadi ancora è fresca ma il fenomeno di Belgrado può avere la sua rivincita: "Quello che è successo è stato molto difficile emotivamente per me, Zverev ora è in gran forma ma questa sarà una battaglia e bisogna vincere in cinque set. Amo giocare in cinque set, soprattutto contro i più giovani. Fisicamente mi sento in forma, più duro è il match e meglio è, sono pronto per giocare cinque set". E sul possibile 21° Slam della sua carriera, che significherebbe anche Grande Slam ammette: "Fare la storia? Se ci penso troppo, mi pesa mentalmente".