La festa di Sinner a tarda notte dopo gli Australian Open: “Ho fatto quello di cui avevo bisogno”
Il terzo slam vinto in carriera (e secondo di fila in Australia) non ha fatto la girare la testa a Jannik Sinner. Difficile che la perda anche in un momento di grande euforia e per festeggiare il primo titolo della stagione ha scelto un modo molto sobrio. Niente notti folli che tirano fino all'alba, né bagordi né gozzoviglie. Non ci sono più nemmeno baci e abbracci di Anna Kalynskaia (come all'US Open, pure quelli erano altri tempi affettivi) che tanto piacciono alla cronaca del gossip. Ci aspetteremmo tutto questo dall'uomo e dallo sportivo che conserva in pubblico, come in campo, un self control disarmante? No. Ecco perché, al netto degli impegni mediatici che lo hanno tenuto occupato fino a tarda ora, non stupisce abbia preferito andare a cena con le persone che fanno parte del suo cerchio magico, dallo staff fino al fratello che lo ha raggiunto dall'altra parte del mondo.
"Abbiamo fatto una bella cena con tutta la squadra – ha ammesso l'alto-atesino -. Mio fratello era qui, ci siamo divertiti molto insieme, ed è esattamente ciò di cui avevamo bisogno. Siamo stati due settimane sotto tantissime persone, è stato bello chiudere solo con noi".
È la sua "famiglia" itinerante che, nel bene e nel male, è al suo fianco nel percorso che ha preso la sua vita: è il numero uno del tennis iridato, lassù ci è arrivato con disciplina e lavoro, ha appena difeso (che è altra cosa rispetto a conquistarlo) il titolo da campione in carica, è riuscito a non lasciarsi scalfire nemmeno dalla ridda di voci che s'infrangono contro la rete di protezione intorno a lui. Quelle sul doping che, almeno fino a quando ad aprile non ci sarà il verdetto definitivo della Wada su caso Clostebol (dal quale è stato scagionato con formula piena dall'ITIA che non lo ha ritenuto né colpevole né negligente), continueranno ad alimentare dubbi, sospetti e il rumore di sottofondo dei nemici.
Sinner va avanti per la sua strada, qualunque essa sia non perde la bussola. Sa dove andare, il viaggio per adesso è quel che più conta e gli interessa. Quanto alla meta, alla sua età e con una carriera spalancata davanti è ancora presto per pensarci. Qualcosa, però, è cambiato. Jannik è una persona diversa, l'esperienza che ha su e alle spalle adesso gli permette di cogliere sfumature sconosciute, impercettibili fino a qualche anno fa.
"Certe vittorie, come mi è capitato quando ci sono riuscito la prima volta, ti danno fiducia. Il secondo titolo me lo godo un po' di più, è differente. Ma ogni grande slam che vinci, torneo in cui vai lontano, ha una sua storia. Devi superare le difficoltà, come ho fatto io quest'anno, questo lo rende molto, molto speciale".
Difficoltà, parola che fa rima con onestà e lealtà. Termini che Sinner scandisce con orgoglio e a testa alta, scartando di lato rispetto all'ombra del procedimento che tra qualche mese dovrà affrontare dinanzi alla Corte arbitrale dello sport a Losanna (16 e 17 aprile in Svizzera), a poco più di un mese dall'Open in Francia. Non ha demoni contro i quali lottare, né scheletri nell'armadio da nascondere. Lo ha ripetuto anche a Melbourne quando, inevitabilmente, ha risposto ai quesiti, alle riflessioni e alle supposizioni sulla vicenda personale. A tutti ha ribadito un concetto semplice, semplice: non avrebbe potuto conquistare due titoli consecutivi in Australia se non avesse avuto la "mente lucida" per la consapevolezza di non essersi macchiato di alcuna colpa.
"Continuo a giocare in questo modo perché ho le idee chiare su cosa è successo – ha aggiunto Sinner -. Se sapessi di essere colpevole, non giocherei in questo modo. Non c'è altro da dire… Sono appena uscito da un'altra corsa incredibile qui. Voglio godermi questo momento".
La Wada non ha contestato la spiegazione fornita dal giocatore su come abbia fatto la sostanza proibita a finire nel suo organismo, ma ritiene che la conclusione del comitato indipendente, secondo cui non vi siano state alcuna colpa o negligenza, non sia corretta in base alle norme. "Credo ancora che ogni volta sia stata emessa in modo molto positivo, e credo ancora che sarà così. Al momento non ci penso. Certo, ci sono momenti in cui, in certi giorni, pensi: Vorrei non avere questo problema".