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Australian Open

La cruda confessione di Rublev quando rivede gli atti di autolesionismo: “Non sono più io”

Il tennista russo ha parlato di sé e degli aspetti più intimi, su come ha affrontato la depressione. “A Wimbledon ho toccato il punto più basso, il grande tennis mi ha salvato”.
A cura di Maurizio De Santis
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Andrey Rublev dà un'occhiata ai video in cui perde il controllo e si fa del male fisico, colpendosi violentemente con la racchetta fino a ferirsi. Il tennista russo ha messo da parte pillole e quant'altro assumeva che lo aiutassero a tenere a bada a depressione e iniziato un nuovo percorso di rigenerazione e quando vede le clip dei sui scatti d'ira lo fa con maggiore consapevolezza di se stesso. "All'inizio mi sentivo male perché non sono quel tipo di persona. Ma quello lì non sono più io – dice il tennista russo dinanzi a quegli atti di autolesionismo – appartengono a una vita precedente".

Agli Australian Open Rublev si presenta come uno dei più forti al mondo (attualmente è 8° nella top 10). Batterlo non è poi così semplice. Ne sanno qualcosa anche Jannik Sinner e Carlos Alcaraz che l'anno scorso hanno perso contro di lui: a Montreal e a Madrid gli acuti contro i due avversari che dominano la scena del tennis iridato. In tre delle ultime quattro edizioni è arrivato ai quarti di finale poi gli è sempre mancato qualcosa per riuscire a scollinare quel turno e salire ancora di un gradino in carriera.

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"Vincere uno slam è il sogno e farò del mio meglio per provarci  – aggiunge Rublev -. Ma se ci riuscissi cambierebbe la mia vita? Di sicuro no". La sua vita sportiva è stata spesso scandita da picchiate improvvise e risalite. A Wimbledon ha toccato il fondo, lì s'è schiantato ed è scattato qualcosa dentro di lui. La sconfitta al primo turno contro Comesana (allora 122° al mondo e mai vincente nel circuito Atp) ebbe l'effetto di un elettroshock.

"È stato il momento peggiore della mia vita – ha ammesso nell'intervista al tabloid, The Guardian – ma il tennis non c'entrava niente. Niente per me aveva più senso. La mia testa era affollata di pensieri che mi stavano uccidendo… era una situazione che non riuscivo più a gestire. Ora mi sento meglio. Comincio a essere più equilibrato perché sono onesto con me stesso. Vedo la mia situazione in modo più realistico. È meno drammatica di prima, quindi ho un rapporto un po' più sano con me stesso".

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Cosa è cambiato? Il russo non ha alcuna remora nel parlare ancora di se stesso e della strada intrapresa. E di quanto i problemi di salute affrontati gli abbiano dato la giusta carica per scuotersi e guardare avanti. "Prendevo pastiglie contro la depressione e non mi erano affatto d'aiuto. Ho smesso di assumerle e ho trovato supporto in Marat Safin (connazionale che ha conquistato 2 slam ndr) che mi ha aiutato molto. Ho iniziato a lavorare con uno psicologo e imparato molto su me stesso e anche se non mi sento di buon umore non provo più quella folle ansia e stress di non capire cosa fare della mia vita".

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