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Jessika Ponchet: “Sola in auto con un tassista, mi dice: ‘Ho scommesso su di te’. Ero nel panico”

La tennista francese Jessika Ponchet racconta come la paura faccia parte quotidianamente della sua vita, a causa dei messaggi minacciosi che riceve, e come lei tutti i tennisti: “Tanto più quando riceviamo messaggi sempre più precisi: so dove sei, che torneo stai facendo e io ci sarò…”. Un aneddoto con un tassista spiega bene lo stato di stress continuo: “Ingenuamente gli dissi il mio nome”.
A cura di Paolo Fiorenza
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Haters, stalker, maniaci, scommettitori: il campionario delle persone che quotidianamente inondano i tennisti di messaggi orribili – dagli insulti alla minacce passando per gli auguri delle peggiori malattie – è davvero variegato e avvilente. Recentemente Mirra Andreeva ha pubblicato, e poi cancellato, alcuni dei messaggi ricevuti dopo la sua sconfitta a Miami, ma non c'è un solo tennista che non subisca questo trattamento. Inevitabilmente situazioni di questo tipo portano stress e paure, c'è sempre il timore che uno dei mille messaggi possa trasformarsi in qualcosa di reale, che all'improvviso possa comparire qualcuno pronto a mettere in pratica quanto minacciato. Ne sa qualcosa Emma Raducanu, crollata in lacrime a Dubai quando ha riconosciuto sugli spalti il suo stalker.

La tennista francese Jessika Ponchet racconta come viva quotidianamente nella paura

Una testimonianza di quanto la situazione sia endemica nel tennis e la vita quotidiana possa diventare un incubo, arriva dalle parole di Jessika Ponchet, 28enne tennista francese, attualmente numero 153 al mondo, con un best ranking di 104 lo scorso settembre. La veterana di Bayonne, da 13 anni nel circuito WTA, racconta un episodio in cui si è sentita in pericolo: "Una volta, in un taxi in Portogallo, l'autista vede le mie racchette e mi fa delle domande. Gli dico ingenuamente il mio nome, e lui dice: ‘Ho già scommesso su di te'. Lo stress si è alzato subito. E se gli avessi fatto perdere la scommessa? Sono qui, bloccata da sola in macchina con qualcuno che potrebbe avermi mandato dei messaggi sui social. Ero un po' in preda al panico e poi mi sono sollevata nell'apprendere che gli avevo fatto vincere soldi. È stato molto gentile, ma ci mette subito in tensione perché non possiamo mai saperlo".

Jessika Ponchet impegnata durante l'ultimo US Open, dove ha perso nei sedicesimi
Jessika Ponchet impegnata durante l'ultimo US Open, dove ha perso nei sedicesimi

Intervistata da ‘Le Parisien', la Ponchet descrive uno scenario in cui le giocatrici sono lasciati alla mercé di chiunque abbia cattive intenzioni: "Onestamente, ho l'impressione che le cose stiano peggiorando. Da un lato, sentiamo sempre più storie di scommettitori che sono presenti in loco nei tornei (basti pensare a cosa è successo questa settimana al Challenger di Napoli, ndr). D'altra parte, ci sono queste storie di stalker come quello che è successo a Emma Raducanu. È stata seguita per mesi. Nei grandi tornei c'è molta sicurezza e la WTA può intervenire subito. Ma nei tornei di livello più basso non c'è alcun supporto. In albergo siamo in contatto con tutti, la gente può anche avere un facile accesso alle nostre camere. E questo è un grosso problema, oggi il rischio è elevato. Tanto più quando riceviamo messaggi sempre più precisi: so dove sei, che torneo stai facendo e io ci sarò…".

"Ti viene detto: ti ucciderò, ti strapperò entrambe le braccia, so dove vivi… È molto difficile vivere così"

"La paura è parte integrante della nostra vita per tutte noi. Ci insultano e riceviamo minacce dalla mattina alla sera. Che io vinca o perda, non posso fare una partita senza avere almeno venti messaggi o commenti sui miei social – continua Jessika – Ci sono giocatori che hanno risposto all'inizio e presto si sono resi conto che era inutile. Stiamo parlando di migliaia di persone che inviano messaggi a tutti i giocatori di tutto il mondo su tutte le piattaforme. Siamo tutti rassegnati… Se ho davvero paura per la mia integrità fisica? Nei grandi tornei può passare, ma nei più piccoli c'è davvero zero protezione. Sono gli organizzatori o i volontari che si occupano della sicurezza. Esiste un sistema di accreditamento obbligatorio per entrare in aree riservate, ma lo scorso anno quasi nessuno lo ha utilizzato. E non appena si esce dal recinto, si può essere in contatto diretto con gli scommettitori. Mi è già stata inviata una foto con un fucile, può essere traumatico quando poi si deve tornare in albergo. E quando andiamo al ristorante la sera, cosa facciamo? Il caso Raducanu sta diventando serio. OK, ce ne sono pochi, ma ne basta uno per spaventare tutte".

La tennista francese è numero 153 della classifica WTA
La tennista francese è numero 153 della classifica WTA

La tennista francese punta il dito per lo più sugli scommettitori: "Certo che sì, tutto viene dalle scommesse. Tutte noi abbiamo avuto momenti negativi in cui non vinciamo le partite per alcune settimane o mesi. A volte siamo infortunate, malate, e gli scommettitori non lo sanno. Non stiamo bene, e riceviamo ondate di odio non appena usciamo dal campo. Il 99% delle volte è in inglese. Il restante 1% proviene dalle lingue dei paesi orientali. Ti viene detto: ti ucciderò, ti strapperò entrambe le braccia, so dove vivi… È molto difficile vivere così. È diventata un'abitudine, ma non è normale. Io ho avuto una lunga esperienza e posso metterla in prospettiva. Ma quando vedi ragazze più giovani piangere perché hanno appena letto che le violenterai, è orribile. Queste molestie richiedono un'azione tempestiva. Perché un giorno ci sarà un incidente serio…".

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