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Jelena Dokic e il padre violento: “Non c’era un centimetro di pelle che non fosse coperto di lividi”

Il terribile racconto dell’ex tennista Jelena Dokic, vittima delle violenze del padre durante tutta la sua carriera: “Sapevo che se avessi perso, le conseguenze sarebbero state catastrofiche”.
A cura di Paolo Fiorenza
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Jelena Dokic apre l'album dei ricordi e quello che spunta dal passato non sono le dolcezze che ogni figlia dovrebbe ricevere dai propri genitori, ma la violenza selvaggia di suo padre, una presenza costante della sua carriera tennistica che ha reso la sua vita un inferno. Abusi e violenze, fisiche e psicologiche, che hanno segnato profondamente la vita della tennista croata naturalizzata australiana. Jelena è arrivata un paio d'anni fa sull'orlo del suicidio ("sono quasi saltata dal balcone del mio 26° piano"), a testimonianza che anche adesso che suo padre non è più una presenza nella sua vita, gli effetti devastanti di quello che ha subìto da giovane sono ancora lì pronti a divorarle l'anima.

Jelena Dokic in veste di intervistatrice all'ultimo Australian Open: oggi ha 41 anni
Jelena Dokic in veste di intervistatrice all'ultimo Australian Open: oggi ha 41 anni

Le terribili violenze del padre di Jelena Dokic sulla tennista

Jelena, oggi 41enne, già sette anni fa aveva scoperchiato il calderone degli orrori patiti, pubblicando l'autobiografia ‘Unbreakable', adesso rievoca l'inferno degli anni passsati sotto il giogo del padre-allenatore Damir Dokic in un documentario che sta per uscire nei cinema. Nell'angosciante trailer appena diffuso, l'ex numero 4 al mondo ricorda con un nodo alla gola e le lacrime agli occhi il calvario che ha avvelenato i suoi sedici anni di carriera per colpa delle terribili azioni del padre, purtroppo non un caso isolato nel tennis e nello sport, dove genitori-padroni spesso fanno il male dei propri figli, spingendoli al successo in maniera tossica se non violenta, come nel caso di Jelena.

Nel trailer, la Dokic – oggi commentatrice televisiva di tennis – ricorda un momento che avrebbe dovuto essere bellissimo ed invece fu l'ennesimo frammento dell'incubo in cui viveva la giovane tennista, all'epoca precocissima. Aveva solo 16 anni, quando il 22 giugno 1999 al torneo di Wimbledon sconfisse al primo turno in due set – dopo aver superato le qualificazioni – la numero uno al mondo Martina Hingis: fu una clamorosa sorpresa che fece diventare il suo nome famoso in tutto il mondo. Classificata numero 129 all'epoca, Jelena è stata la giocatrice con il ranking più basso ad aver sconfitto la testa di serie numero uno in un torneo del Grande Slam nell'era Open.

La Dokic durante il match contro Martina Hingis a Wimbledon nel 1999: aveva 16 anni
La Dokic durante il match contro Martina Hingis a Wimbledon nel 1999: aveva 16 anni

"Non c'era un centimetro della mia pelle che non fosse coperto di lividi"

Un'impresa da sogno che nascondeva l'oscurità del male, la violenza del padre che sarebbe stata la costante di tutta la sua carriera: "Sapevo che se avessi perso, le conseguenze sarebbero state catastrofiche. Sapevo cosa sarebbe successo. Non c'era un centimetro della mia pelle che non fosse coperto di lividi".

Parole che sono un pugno nello stomaco e che non sono una novità, visto quello che la Dokic già aveva scritto nel libro. Questo è quello che accadde dopo che aveva perso una partita al torneo di Montreal: "Mio padre mi ha colpito con un pugno. Poi mi ha fatto stare dritta e mi ha dato un calcio negli stinchi con le sue scarpe eleganti a punta. Quando ho pianto dal dolore, mi ha costretto a rimettermi in posizione e ha ricominciato".

"Mio padre mi cacciò dall'albergo, dormii nello spogliatoio dei giocatori"

In un'intervista per il podcast australiano Headgame, la Dokic ha raccontato come suo padre la maltrattava già quando aveva appena iniziato a colpire le sue prime palline, non aveva ancora 10 anni: "Poi le cose sono peggiorate, soprattutto dietro le quinte. Quando ho perso la semifinale di Wimbledon (contro Lindsay Davenport nel 2000, ndr), piangevo mentre parlavo al telefono con mio padre e lui mi insultava. Diceva che ero una una vergogna e un'umiliazione per la nostra famiglia. Quella sera mi proibì di dormire nell'hotel dove alloggiavamo. Mi ha cacciato, alla fine ho passato la notte nello spogliatoio dei giocatori, dove la mattina dopo mi hanno trovato gli addetti alle pulizie".

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