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Jannik Sinner: “Dopo il caso doping guardavo gli altri tennisti, ho capito chi non è mio amico”

Jannik Sinner nella sua ultima intervista ha raccontato nel dettaglio i momenti difficili del caso della positività al Clostebol, e di come sia stato colpito dalle reazioni dei suoi colleghi.
A cura di Marco Beltrami
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Jannik Sinner negli ultimi mesi ha dovuto convivere con il pensiero costante della vicenda legata al caso Clostebol. Una situazione difficile da gestire e che inizialmente lo ha colto impreparato. Il tennista numero uno al mondo è tornato a parlare delle sensazioni provate nel momento in cui ha appreso della positività e del periodo che lo ha accompagnato fino alla sentenza del tribunale indipendente che lo ha poi scagionato completamente. Nello speciale di Sky "Jannik oltre il tennis, Sinner si racconta", il campione del tennis azzurro si è soffermato anche sul periodo in cui la notizia è diventata di dominio pubblico e sulle reazioni che la stessa ha generato.

Come ha vissuto Sinner il caso della positività al Clostebol

In anteprima sono stati mostrati ulteriori estratti dell'intervista di Sinner con il direttore di Sky Sport Federico Ferri, realizzata prima ancora che si sapesse del ricorso al TAS da parte della WADA. Jannik ha raccontato di quanto sia stato complicato convivere con questo fardello e non poterne parlare con chiunque senza problemi: "È stato difficile innanzitutto perché non potevo aprirmi con tante persone. È un periodo molto delicato, non sapevo come comportarmi. Non sapevo cosa sarebbe uscito, cosa sarebbe successo col team. È molto difficile perché sono sempre io a tenere il controllo, mentre in quel momento era abbastanza facile perderlo". 

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La reazione di Sinner e la difficoltà di fingere di essere sereno nel campo da tennis

Come reagire dunque a quella notifica? Con il suo proverbiale pragmatismo e con la concentrazione sul campo: "Dopo un po’ di settimane mi sono alzato una mattina e mi sono detto ‘alla fine non ho fatto niente di sbagliato'. Non sapevo niente. Alla fine quello che può uscire dal giudice o non può uscire, io non lo posso più controllare". Complicato anche giustificare a tifosi e addetti ai lavori la poca propensione a sorridere dopo le partite: "Il problema difficile è stato anche quando ancora non era successo niente: ho giocato delle partite e le persone mi vedevano giù di morale e mi chiedevano ‘Ma tu hai vinto perché stai così?' E io rispondevo ‘No, sto bene tutto a posto'".

Sinner e le reazioni nel mondo del tennis, gli amici e i nemici

La difficoltà vera però è arrivata quando la notizia è stata resa di dominio pubblico da parte dell'ITIA, con il comunicato in cui comunque si spiegava di come Sinner fosse stato scagionato completamente da ogni accusa di doping. In quel momento la pressione è diventata estrema: "Il vero momento difficile è stato quando è uscita la notizia, in un momento delicato perché poco prima di uno Slam. Mi volevo già allenare dal mercoledì, e la notizia è uscita il martedì. Abbiamo deciso allora che era meglio non allenarsi perché ci sarebbe stato troppo casino al circolo. Siamo andati il giovedì la sera e avevamo tutte le camere addosso, è stato molto difficile. Guardavo anche gli altri giocatori per capire cosa pensavano veramente. Mi sono fatto tante domande, è stati difficile preparare uno Slam così".

Una situazione però che è servita a Sinner per un motivo in particolare, ovvero per rendersi conto della vera indole delle persone. Guardando il bicchiere mezzo pieno, infatti, Jannik ha sfruttato le reazioni dei colleghi a suo vantaggio per distinguere gli amici veri da quelli che non lo erano: "Niente succede per caso e questo forse è successo per capire chi è mio amico e chi no. Ho separato queste due faccende. Ho capito che ci sono tanti giocatori che non pensavo fossero amici e una quantità abbastanza grande di giocatori che pensavo fossero amici, ma che amici non lo sono. Non dico che mi ha fatto bene, ma mi ha fatto capire tante cose".

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