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Il supercoach di Sinner svela la vittoria della svolta: “È una che non direste mai”

Darren Cahill svela il momento in cui ha svoltato Sinner e racconta lo Jannik meno conosciuto: “Gli piace guidare le auto, a volte troppo veloce. Non vuole perdere nemmeno a burraco…”.
A cura di Paolo Fiorenza
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Jannik Sinner si sta preparando ad affrontare la stagione più difficile della sua ancora giovane carriera, perché se arrivare in alto è per pochi, confermarsi lassù in cima è per pochissimi. Col suo numero 4 nella classifica ATP – che lo metterà sempre tra i favoriti di ogni torneo che giocherà – il 22enne altoatesino dovrà essere in grado di gestire la pressione che deriva dal suo nuovo status di stella dello sport mondiale, consacrata dalla strepitosa vittoria della Coppa Davis con l'Italia. "La cosa bella con Jannik è che non c'è bisogno di motivarlo: dopo una sconfitta è sempre il primo a chiedere di tornare in campo a lavorare", spiega il supercoach Darren Cahill, facendo capire che dal punto di vista caratteriale siamo di fronte ad un fuoriclasse non meno che con la racchetta in mano.

Il 58enne australiano segue Sinner – in affiancamento a Simone Vagnozzi – dall'estate dell'anno scorso e nelle sue parole si percepisce chiaramente la consapevolezza di avere tra le mani qualcosa di diverso dagli altri: "Insegue i miglioramenti: mentali, fisici, tattici. È lui che spinge il team. È un ragazzo ben educato, con i piedi per terra, tratta tutti con gentilezza, dal volontario al direttore del torneo. Lo vedo evolversi sotto i miei occhi, ed è un autentico piacere. È pronto a vincere un Major, già in Australia".

Jannik Sinner in allenamento con Darren Cahill
Jannik Sinner in allenamento con Darren Cahill

Nell'intervista al Corriere della Sera, Cahill svela quale è stata la partita della svolta per Jannik, quella che ha segnato un prima e un dopo nel suo affermarsi come campione: "Dal mio punto di vista, una che non direste mai: la vittoria su Tsitsipas al secondo turno di Rotterdam. Ci aveva perso due anni di fila all'Australian Open e a Roma nel 2022. Lì Jannik ha imparato ad essere un tennista più intelligente, da quel momento è decollata la stagione: semi a Indian Wells, finale a Miami. Il break mentale ce l'ha avuto a Toronto, dove non ha sconfitto top players ma ha saputo diventare favorito strada facendo, assorbendo una pressione crescente. A Pechino con Medvedev, mai battuto prima, ha fatto un altro passo avanti: è uscito dalla comfort zone, non dimentichiamo che ci aveva perso 6 volte di fila… Quello è stato il suo capolavoro, più di Djokovic a Torino e Malaga. Con Medvedev è una partita a scacchi, devi diventare acqua e adattarti al russo. Senza quella consapevolezza, non sarebbero arrivati i successi sul numero uno del mondo".

Cahill racconta poi il Sinner meno conosciuto, nascosto dietro l'atteggiamento un po' timido del tennista di San Candido: "Se fa qualche sciocchezza come i ragazzi della sua età? Come tutti! Gli piace guidare le auto, a volte troppo veloce. Scherza, non vuole perdere nemmeno a burraco. Non l'ho mai visto gioioso come in Davis. Ricordate quando si è messo a ridere con Sonego dopo aver preso una pallata in testa nel doppio? Ecco, quello è il vero Jannik. La sua magia è lo stile italiano, vincente nel mondo. È facile amare Jannik perché la gente si riconosce in lui, nel suo sorriso gentile, nel suo tennis potente ma non impossibile. Piace la sua vulnerabilità, l'idea di accessibilità che trasmette. È lo stesso kid che si divertiva sulla neve, ora lo fa su un campo. Sinner è l'Italia: tutti adoriamo il vostro Paese".

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