Il sogno di Caruso agli Australian Open dura 2 set: Kecmanovic vendica Djokovic
Salvatore Caruso, 29 anni, siciliano di Avola, aveva vinto il biglietto della lotteria con il ripescaggio da lucky loser agli Australian Open. Un po' di soldi in tasca, la luce dei riflettori che s'accesa all'improvviso su di lui che finora era un punto nell'universo del tennis, la voglia di provarci nonostante tutto hanno caratterizzato la sua permanenza dall'altra parte del mondo. Da numero 150 al mondo nel Ranking Atp al posto di Novak Djokovic, il numero più chiacchierato al mondo in questi dodici giorni di fuoco.
Fuori il campione (messo al bando per i prossimi 3 anni dal governo australiano per quel brutto pasticcio di visti, carte compilate male, covid e posizioni no vax), l'italiano si era ritrovato dinanzi l'occasione della vita con l'inserimento nel tabellone del torneo. Preso per i capelli dopo aver perso sul campo la possibilità di partecipare al trofeo – venerdì scorso era stato battuto dal giapponese Taro Daniel (numero 120) nel turno decisivo delle qualificazioni – la sorte ha voluto che l'avversario fosse il serbo Miomir Kecmanovic (numero 78 in classifica generale). E non c'è stata partita a giudicare da come è andata.
Non è stata una vendetta in senso stretto ma un pensiero alla stella del tennis da parte dei connazionali c'è stato. Il giorno prima il padre di Djokovic aveva parlato del figlio come di un condannato dinanzi a un plotone d'esecuzione ("lo hanno colpito con 50 proiettili in petto") o, addirittura, di un martire "come Gesù". Per l'italiano l'illusione è durata pochissimo, lo spazio di due set e una serie di statistiche che hanno chiarito quale fosse la differenza con l'avversario. Una in particolare, quella degli errori non provocati: 45 per Caruso, 19 per Kecmanovic.
Caruso aveva iniziato bene, ci aveva messo orgoglio e soprattutto evitato ogni risposta indiscreta sulla vicenda di Djokovic. "Non ho seguito molto la questione – le parole alla vigilia dell'incontro -, sono qui per giocare a tennis. Qui Giochiamo uno slam e siamo concentrati sul nostro lavoro". È durato un set (il primo), il tempo di uno sprazzo d'orgoglio quando ha recuperato il break di svantaggio sul 4-5 per il serbo, poi ha perso servizio e set. Un lampo nel buio dove è stato risucchiato nel secondo parziale: non è stato più in grado di restare al passo di Kecmanovic.