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Il sindacato tennisti fondato da Djokovic sul caso Sinner: “È un club, ci sono accordi su misura”

La Professional Tennis Players Association, il sindacato tennisti fondato da Novak Djokovic, ha diffuso una nota sulla squalifica di Jannik Sinner conseguente alla conciliazione con la WADA. È un attacco duro al sistema dell’antidoping in generale, ma alcune frasi appaiono molto pesanti nei confronti di Sinner: “È un club. La presunta discrezione caso per caso è, in realtà, solo una copertura per accordi su misura”.
A cura di Paolo Fiorenza
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La squalifica di 3 mesi di Jannik Sinner è ovviamente l'argomento del giorno nel mondo del tennis, visto che parliamo del numero uno della classifica, fresco vincitore dell'Australian Open e personaggio ormai tra i più in vista nell'intero sport planetario. Il comunicato con cui la WADA ha annunciato l'accordo di conciliazione tra le parti (Sinner accetta la sospensione, l'Agenzia mondiale antidoping accetta la sua versione dei fatti e dunque ne ribadisce l'assoluta integrità sportiva e morale) ha scatenato i nemici del 23enne altoatesino, alcuni dei quali durissimi, da Kyrgios a Kafelnikov. Sulla questione si è espresso anche chi per lo scopo della propria attività dovrebbe essere super partes, ovvero il sindacato dei tennisti professionisti PTPA, fondato nel 2021 da Novak Djokovic e Vasek Pospisil. La nota ufficiale diramata dalla Professional Tennis Players Association è in effetti molto severa nei confronti del sistema dell'antidoping in generale, ma alcune frasi usate sembrano un attacco palese a Sinner, che sarebbe stato trattato con i guanti, mediante un "accordo su misura" all'interno di "un club".

La nota del sindacato di Djokovic sulla squalifica di Sinner: "Una copertura per accordi su misura"

"Non importa per chi tifi, ora ci sono diverse cose chiare – attacca la nota della PTPA – Il ‘sistema' non è un sistema. È un club. La presunta discrezione caso per caso è, in realtà, solo una copertura per accordi su misura, trattamenti ingiusti e sentenze incoerenti. Non sono solo i risultati diversi per giocatori diversi. È la mancanza di trasparenza. La mancanza di processo. La mancanza di coerenza. La mancanza di credibilità nella zuppa alfabetica di agenzie incaricate di regolamentare i nostri sport e atleti. La mancanza di impegno da parte di ATP, WTA, tornei del Grande Slam, ITIA e WADA per riformare e creare un sistema equo e trasparente per il futuro".

La Professional Tennis Players Association, che come ragione di esistere non vuole sostituire l'ATP, ma "fornire ai giocatori una struttura di autogoverno indipendente dall'ATP e che risponda direttamente alle esigenze e alle preoccupazioni dei giocatori membri", conclude il proprio comunicato preannunciando battaglia per cambiare le cose: "Questo pregiudizio è inaccettabile per tutti gli atleti e mostra una profonda mancanza di rispetto per ogni sport e i suoi tifosi. È tempo di cambiare. E lo cambieremo".

La PTPA già ha iniziato a muoversi per cercare di livellare le disparità tra i tennisti in termini di possibilità di difesa legale quando restano invischiati in casi di doping: all'inizio di quest'anno l'associazione ha lanciato il programma Athlete Counsel & Equity, un'iniziativa volta a garantire un'elevata difesa legale ai giocatori indipendentemente dal loro reddito, avendo appunto osservato il diverso svolgersi dei casi che hanno coinvolto giocatori di alto e basso profilo nel corso degli ultimi anni.

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