Il ristoratore di Sinner a Melbourne: “Si fida, mangia semplice. Vi dico cosa fa al momento del conto”
Per Antonio Sanna godere della fiducia di Jannik Sinner e del suo team è una medaglia. Questo ristoratore sardo, che ha lasciato la sua terra nel 2012 per trasferirsi in Australia, ha più volte ospitato il tennista italiano nel suo locale "La pizzeria italiana" in quel di Melbourne. Un "rito" che si è ripetuto anche alla vigilia degli Australian Open 2025, come documentato poi dalle foto pubblicate sui social in compagnia di tutta la squadra-famiglia del numero uno al mondo.
Si è rinnovata così un'esperienza speciale per Antonio che ai microfoni di Fanpage ne ha raccontato i dietro le quinte, anche emozionandosi. D'altronde non può che provare sensazioni forti chi come lui sente la nostalgia dell'Italia "tutti i giorni", e poi si ritrova ad ospitare con orgoglio il connazionale al vertice del ranking ATP.
Antonio, innanzitutto come ti trovi in Australia e quanto ti manca l'Italia?
"Si lavora tanto qui, grazie a Dio. Io sono sardo e la prima volta che sono venuto in Australia era il 2012. Inizialmente ero a Perth, poi mi sono trasferito a Melbourne e qui ho conosciuto mia moglie che ha origini italiane. Ci troviamo bene, ma ovviamente la nostalgia dell’Italia la sento ogni giorno".
Abbiamo visto le foto di Sinner e del suo team nel tuo locale, come funziona in questi casi? Vi conoscevate già?
"Inizialmente avevamo un locale in centro e abbiamo fatto la conoscenza del team di Djokovic. E poi c'era un giovanissimo Jannik Sinner al primo Australian Open, che faceva ancora parte del team Piatti. Sono venuti a cena nel nostro vecchio locale, se non erro all'epoca era il 126° al mondo. Da lì è nata la nostra amicizia, che dura ancora".
Quindi non è la prima volta. Si è creato un bel rapporto tra di voi?
"Qui a Melbourne, a detta loro, non si trovano molto bene dal punto di vista dell’alimentazione, quindi mi chiamano e mi chiedono: ‘Antonio, potresti cucinarci questo o quello…'. Io li accontento sempre. C’è un bel rapporto tra di noi, la loro fiducia è una cosa molto importante e di cui vado fiero, perché non capita tutti i giorni di incontrare persone del genere. Non solo per il livello, ma anche dal punto di vista umano".
Sei molto legato anche al suo team.
"Sono tutte persone squisite, dal primo all’ultimo, da Marco Panichi a Uilses Badio. Poi conosco molto bene Edoardo, ex manager di Djokovic. Diciamo che è come se fossero parte della mia famiglia. Al battesimo di mio figlio c’erano Goran Ivanisevic, Marco Panichi, Zimaglia. Si è creato un bellissimo rapporto, io a loro voglio bene e ci tengo tanto".
Com'è Jannik Sinner lontano dalle telecamere, nei momenti di relax?
"Una persona rispettosissima, educatissima, a modo. È veramente speciale e non lo dico perché è venuto qua o lo conosco. Tutte le volte che ho avuto a che fare con lui mi sono reso conto di quanto sia eccezionale. Ha una maturità e una testa incredibili: essere il numero uno al mondo e reggere tutte quelle pressioni, alla sua età, non è una cosa da tutti i giorni. Quindi tanto di cappello".
Hai notato cambiamenti nel suo atteggiamento da quando era un giovane talento ad oggi che è il primo giocatore del mondo?
"No, è sempre la solita persona. Non è cambiato di una virgola".
Cosa ha mangiato l'ultima volta a cena da te, ha richieste particolari?
"Un pasto abbastanza semplice. Una margherita con del prosciutto e un controfiletto alla griglia con un po' di verdure. Una cucina molto semplice, si fida. Mi dice: ‘Antonio, una pasta come vuoi tu o della carne con delle verdure. Mi fido, fai tu'".
Quanto sei orgoglioso di questa fiducia?
"È importantissima e ne vado fiero. Anche perché con tutti i ristoranti più rinomati e fricchettoni che ci sono qui a Melbourne, loro scelgono sempre la semplicità. Perché per loro il cibo è fondamentale, la base di tutto. Andare in un posto un po' particolare non è la loro priorità. Sono qua per affrontare un torneo e l'alimentazione è importantissima, così come andare a dormire sazi e soddisfatti dopo una giornata di lavoro".
Com'è una serata con loro al tuo ristorante?
"Come se fossero parte della famiglia. Vengono, si siedono e si parla di più e del meno, di come procede la vita. È come se fossero dei parenti che vengono a trovarmi in Australia dalla Sardegna. Sono dei grandi, persone eccezionali. A loro voglio bene, mi ci sono affezionato e ci sentiamo durante l'anno".
È vero che Sinner ci tiene a pagare personalmente nei ristoranti?
"Ovviamente il conto lo paga sempre Jannik, che si prende cura del suo staff. Poi apprezzano il fatto che io faccia qualcosa fuori menù per loro, perché è un piacere. Qui si sentono in famiglia e questa è una cosa che sicuramente gradiscono. C'è grande rispetto da parte di tutti".
Abbiamo visto delle tenere foto di Sinner con tuo figlio Piero, un'altra dimostrazione della sua semplicità.
"È stato tutta la sera a giocare con mio figlio. Piero andava lì e gli tirava i pantaloni, lui lo accarezzava. Specialmente nel vecchio ristorante, che era più vicino alla città, venivano attori, calciatori, celebrità e ne ho viste di tutti i colori. Ti posso dire, però, che più famosi e importanti sono e più umili si dimostrano".
Se dovessi scegliere l'aspetto che più ti ha colpito di Sinner, dunque?
"La semplicità e la maturità per l'età che ha. Anche mentre ci chiacchieravo, pensavo: ‘Ma guarda questo ragazzo, per l'età che ha è già un grande'".
Hai avuto anche la possibilità di ospitare altri tennisti nel tuo locale?
"Ho lavorato maggiormente per il team di Djokovic, ma ho cucinato anche per lo staff di Sonego, Coco Gauff con la sua fisioterapista. Sono passate diverse tipologie di personaggi. Con Marco Panichi e il vecchio staff di Nole ho mantenuto il rapporto più solido e saldo. A Goran Ivanisevic voglio un bene dell'anima, lui è un grande. Ci sono altri tennisti che dovrebbero farci visita presto".
Chiudiamo con una battuta: se dovesse venire Kyrgios al vostro ristorante, come vi comportereste?
"Lo avveleniamo (scoppia a ridere, ndr)".