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Il preparatore di Sinner svela il soprannome che aveva dato a Djokovic: “Faceva sempre tante domande”

Marco Panichi è attualmente il preparatore atletico di Sinner, per sette anni lo è stato di Djokovic. Panichi ha spiegato perché il serbo è diventato l’uomo dei record e ha svelato il suo soprannome.
A cura di Alessio Morra
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Marco Panichi dallo scorso settembre fa parte dello staff di Jannik Sinner. Il preparatore atletico romano è stato ospite in una nuova trasmissione Sky Tennis Club, nella quale ha parlato di quanto farà il tennis italiano nei prossimi mesi e ha parlato anche di Novak Djokovic, l'ex numero 1 del mondo con il quale Panichi ha lavorato per tanti anni.

Come si allenerà Sinner durante la sospensione

Jannik Sinner è stato sospeso fino agli inizi di maggio. Fino al 13 aprile non potrà allenarsi con il suo staff, e nemmeno con il preparatore atletico Marco Panichi che ha parlato del programma del numero 1 al mondo nei prossimi mesi: "Con un periodo così lungo possiamo toccare più in profondità alcune caratteristiche. C'è sempre qualcosa da migliorare, qui si tratta di piccole cose, perché questi atleti sono come macchine da Formula 1 già molto evolute".

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Mister Why il soprannome di Djokovic

Sinner è il presente, mentre il passato è rappresentato da Novak Djokovic. Panichi (e Badio, anch'egli nello staff di Sinner e prima del serbo) ha raccontato qualcosa di inedito a Sky e ha svelato qual era il soprannome che aveva dato al 24 volte vincitore Slam quando lavorava con lui, e ha spiegato il perché del soprannome: "Mister Why", cioè "Signor perché": "Lo chiamavamo così perché quando gli chiedevamo di fare qualcosa qualcosa, lui prima di mettersi in moto chiedeva sempre perché doveva farlo. Si vedeva che aveva una mentalità diversa".

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Panichi spiega perché Djokovic è diventato l'uomo dei record del tennis

Ed ha spiegato perché Djokovic è diventato il tennista con tutti i record del tennis: "Poi è diventato molto bravo e talentuoso nel tennis perché è stato capace di essere maniacale sotto certi punti di vista. Io sono stato sette anni con lui e ne sono testimone. L'angolazione della gamba, del piede, dell'anca. Alla fine ciò che ha fatto ha portato a ripulire il gesto tecnico ed è diventato talento".

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