Il momento in cui Berrettini ha capito di essere tornato al top: “Contro Djokovic è scattato qualcosa”

Il sorteggio del tabellone di Indian Wells 2025 ha collocato Matteo Berrettini nella parte alta. The Hammer entrerà in gioco a partire dal secondo turno quando avrà di fronte a sé uno tra lo spagnolo Carballes Baena o l'australiano O'Connell. Per il tennista romano sarà una sorta di antipasto, match ‘scalda-muscoli', in vista del confronto ben più impegnativo che potrebbe affrontare in caso di qualificazione: dall'altra parte del campo potrebbe esserci Stefanos Tsitsipas, numero 9 al mondo e vincitore dell’ATP 500 di Dubai.
E se tutto gira per il verso giusto in un ipotetico ottavo di finale potrebbe vedersela con Rune oppure Humbert fino a scollinare i quarti con Zverev. Presto per spingersi già così oltre, però un pensierino ce lo fa… per la prima volta dopo tanto tempo ha la sensazione di potercela fare. Una percezione del genere l'ha già avuta contro Novak Djokovic: quando l'ha battuto a Doha s'è accorto che qualcosa è (finalmente) scattato. Non è solo questione di vittoria ma di consapevolezza dei propri mezzi che allora gli mancava. E spiega perché.

"Se sono qui a Indian Wells e mi trovo tra le teste di serie – ha ammesso in un'intervista a Tennis Tv – significa che ho fatto un grande lavoro e adesso raccolgo i frutti di questo percorso. L'anno scorso la situazione era completamente diversa… il ranking anche e avevo ancora tante perplessità".
Qualcosa è cambiato. O, meglio, Berrettini è rimasto sempre lo stesso, aveva solo bisogno di ritrovare lo ‘swing'. La vita gli ha dato l'occasione di tornare a essere quello di una volta. E lui l'ha colta al volo, contro Nole. Ironia della sorte è proprio nel match con il campione serbo che s'è chiuso un ciclo.
"Mi aveva battuto in finale a Wimbledon e anche in altri tornei importanti del circuito. Da un lato sono sempre stato molto orgoglioso di essermi confrontato con tennisti del suo calibro, Nadal e Federer. Dall'altro mi sono spesso chiesto cosa si possa provare a giocare al suo livello. E a Doha penso di averlo battuto perché ho giocato meglio di lui, un particolare che mi rende doppiamente orgoglioso. È una di quelle cose che racconterò ai miei figli, se ne avrò".