Il fuoco dentro di Fabio Fognini a Wimbledon: “In Italia uno con il mio braccio non è ancora nato”
Cosa sarebbe stato Fabio Fognini se la sua testa fosse stata "quadrata" come quella di Jannik Sinner? Provate a fargli questa domanda e, oggi più di prima, dall'alto dei 37 anni, vi risponderà guardandovi dritto negli occhi: "In Italia uno con il mio braccio non è ancora nato". E ha ragione. Sì che ne ha. A Casper Ruud le ha suonate di santa ragione e s'è preso una porzione di scena nel giorno in cui il tennis mondiale ha scoperto che Matteo Berrettini non è un ex giocatore per come ha tenuto testa all'alto-atesino numero uno al mondo.
Sotto i riflettori di Wimbledon merita un posto anche il ligure: ha giocato come sa e ha sempre fatto (ed è una bella notizia per il tennis italiano), infischiandosene di piacere ed essere simpatico. "Ma io sono fatto così. Chi mi ama mi prende, chi non mi ama la porta è quella", ha ribadito in conferenza stampa dopo il successo sul norvegese che sull'erba non è un fulmine di guerra ma battere il numero 8 al mondo, che anche ha 12 anni in meno, non è certo cosa da poco. E giovane e invecchiato s'è detto tu vedrai. "Sono soddisfatto della vittoria, il resto conta poco – ha aggiunto Fognini -. Con tutto quello che ho passato sono ancora qua e ho voglia di lottare. Giocare tornei come questi mi fa sentire vivo. Guardo me stesso, non ho più tempo di guardare altrove".
‘Fogna' non vuole più sprecare energie in trofei che non alimentano quel fuoco che ha dentro e conserva intatto nonostante una carriera che gli ha restituito meno di quanto meritasse, un'operazione alle caviglie e quelle statistiche che lo piazzano al 94° posto nel ranking. "So come gioco, so come giocano gli altri perché sono da 20 anni nel circuito", e tanto basta per spiegare cos'è che lo fa andare avanti e dire che non è finita.
"Gioco perché amo questo sport e amo ancora la competizione. Ho fatto delle scelte, seppur sbagliate magari, ma ho messo punto e capo. E soprattutto sono ancora qua, contento di essere al terzo turno a Wimbledon (lo attende Bautista, ndr). Se nascevo Sinner che ero quadrato, era tutto più bello. Sono consapevole che se durante la mia carriera avessi lavorato su questo aspetto, sarebbero arrivate altre cose".
Fognini è rimasto sempre lo stesso. Nel bene e nel male. Prendere o lasciare. Da una parte o dall'altra. È stato ed è il suo modo di stare in quel mondo del tennis che a un figlio descriverebbe usando queste parole: "Gli direi di stare attento perché è un mondo falso ed egoista, nel quale in giro ci sono tanti pappagalli". E fragile e violento s'è detto: tu vedrai.