Il discorso monumentale di Federer: “Ho passato anni a lamentarmi e imprecare. Poi ho imparato”
Roger Federer è stato insignito del dottorato ad honoris in lettere umane dal Dartmouth College, università prestigiosa del New Hampshire. Nel suo discordo di laurea, ha usato il tennis come metafora per dare lezioni di vita alle 11 mila persone presenti ad ascoltarlo
Federer e la "laurea" in tennis
Federer, nonostante abbia lasciato la scuola a 16 anni per il tennis, aveva già ricevuto una laurea ad honorem nella sua città natale, quando l'Università di Basilea lo aveva insignito con una laurea honoris causa in medicina. Davanti ai laureandi di Dartmouth, Federer ha spiegato come si sente vicino a loro, nel momento di incertezza che segue alla laurea. "Come voi, ho finito una cosa molto grande e mi sto spostando sulla prossima, cercando di capire cosa fare". Roger ha spiegato di essersi "laureato" in tennis. "So che la parola che si usa è ritiro, ma è una parola molto brutta, non direste mai che vi siete ritirati dal college, suonerebbe malissimo".
Il successo senza sforzo non esiste
Il gioco di Federer è sempre stato descritto come "effortless", senza apparente sforzo. Ma l'ex campione svizzero ha spiegato come questo in realtà sia un mito. "Ho avuto questa reputazione perché quando tutti mi vedevano scaldarmi ai tornei in maniera così superficiale che le persone credevano non mi allenassi duramente. Ma era prima dei tornei, quando nessuno mi vedeva, che mi allenavo". Secondo Federer "Ho passato anni a lamentarmi, a imprecare, a lanciare la racchetta, prima di imparare a mantenere il controlo. Il successo senza sforzo non esiste. I risultati che ho ottenuto non sono arrivati solo grazie al talento, ma lavorando più dei miei avversari". Anche sul concetto di talento, Federer sostiene che ne esistano tanti tipi diversi. "Nel tennis avere un gran dritto viene considerato un talento. Ma nel tennis, come nella vita, la disciplina è talento. La pazienza, credere in sé stessi è un talento. Sapere come gestirsi e gestire la propria vita è anche un talento".
La brutalità del tennis come metafora di vita
Roger ha poi spiegato come il tennis sia uno sport brutale "Ogni torneo finisce con una persona che conquista il trofeo, e tutti gli altri a pensare alla loro sconfitta. Immaginate se tra tutti voi soltanto uno si laureasse, e gli altri 10 mila di voi dovessero riprovarci la prossima volta. Ho cercato di non perdere. Ma ho perso. E alcune sconfitte fanno più male di altre". Federer ha ricordato la finale di Wimbledon 2008 contro Nadal, scherzando sul fatto che da molti quell'incontro è stata ritenuta la partita più bella di tutti i tempi. "Con tutto il rispetto per Rafa, sarebbe stato molto meglio se avessi vinto io". Ricordando quella partita, Federer ha raccontato come la sconfitta lo abbia particolarmente segnato. "Sapevo che non avrei più potuto vincere sei titoli consecutivi, ho perso il primo posto nel ranking, e all'improvviso le persone si sono chieste se fosse il cambio della guardia". Ma la reazione di Federer è stata quella di "Continuare a lavorare e a competere".
La perfezione non esiste
Secondo Roger il tennis è un ottimo mezzo per comprendere come nella vita non esista la perfezione. "Ho vinto circa l'80% delle partite, ma solo il 54% dei punti. Qualunque cosa farete nella vita, vi troverete a perdere un punto, una partita, una stagione, un lavoro. Ci saranno alti e bassi ed è naturale avere dei dubbi su sé stessi, Ma anche i vostri avversari dubitano di loro, e non dimenticate che le energie negative sono energie sprecate". Federer ribadisce come è proprio il modo in cui si riesce ad andare oltre ai momenti difficili e le sconfitte a fare la differenza "Superare i momenti di difficoltà è il segno dei campioni. I migliori non sono tali perché vincono ogni punto, ma perché sanno imparare dalle sconfitte. Lavorate duro, e ricordatevi di lavorare in maniera intelligente".