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Il calcione di Djokovic, la rabbia di Cilic: tensione in Coppa Davis tra Serbia e Croazia

Non sono mancati i momenti di nervosismo nella semifinale di Coppa Davis tra Serbia e Croazia, con Djokovic che ha poi cancellato tutto con un gesto di Fair play.
A cura di Marco Beltrami
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Proprio come accaduto contro l’Italia, la Croazia si è affidata al doppio per trionfare ancora una volta in Coppa Davis. Ci hanno pensato gli specialisti Mektic e Pavic a portare a casa il punto decisivo battendo la coppia serba formata da Novak Djokovic e Krajinovic. Proprio il campionissimo numero uno al mondo aveva ristabilito la momentanea parità, superando Cilic dopo che Gojo aveva battuto Lajovic. Non sono mancati i momenti di tensione nella sfida tra Croazia e Serbia mai banale.

Già il match tra le grandi glorie delle rispettive nazionali Cilic e Djokovic ha regalato emozioni. Nonostante la vittoria, Nole è apparso nervoso e infatti in avvio di secondo set si è lasciato ad un gesto di stizza al momento di un cambio campo. Il tennista serbo ha infatti preso a calci il suo borsone allontanandolo dalla panchina. Una situazione che ha sorpreso il selezionato Troicki che lo ha poi aiutato a recuperarla. Il tutto sotto gli occhi di Luka Modric che sugli spalti è sembrato stupito della reazione di Djokovic.

Ma il nervosismo ha fatto un brutto scherzo anche al suo avversario Marin Cilic. Dopo il saluto con l’avversario al termine del match, il numero uno della squadra croata ha polemizzato con l’arbitro, la svedese Louise Engzell. Nel mirino la sua gestione della sfida e alcune chiamate non gradite. Le telecamere hanno immortalato il momento con Cilic che ha dichiarato: “Hai fatto un lavoro terribile, terribile. Un lavoro terribile”. Smaltita la frustrazione e la delusione, tutto si è concluso però con un gesto di grande fair play. Dopo il trionfo della Croazia nel doppio, Djokovic ha cancellato le polemiche salutando ad uno ad uno i componenti della squadra avversaria e complimentandosi con loro. Insomma tutto è bene quel che finisce bene.

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