Halep si ritira, dopo la squalifica per doping non è più la stessa: confessa un’amara verità
Simone Halep dice basta, a 33 anni si ritira dal mondo del tennis. È finita, ci sono segnali che non può ignorare. Non è più la stessa di prima, ha perso lo smalto e quel fuoco sacro che l'aveva portata anche in cima al ranking mondiale femminile. La sconfitta subita contro l'italiana Lucia Bronzetti (6-1, 6-1) nel 32° turno del torneo WTA 250 di Cluj-Napoca è stato come il canto del cigno. Un pianto struggente in campo, l'abbraccio con la connazionale Sorana Cirstea, che la stringe a sé nel momento più difficile, poi l'annuncio che le strazia l'anima. "Il mio corpo non ce la fa più. E io non sono la stessa di prima".
Carriera macchiata dalla squalifica per doping di 4 anni poi ridotta a 9 mesi
La tennista rumena tornava in campo dopo nove mesi di sospensione per essere risultata positiva a un test antidoping. Una macchia sulla carriera luminosa, nella quale brillano le vittorie degli Slam al Roland Garros (2018) e a Wimbledon (2019). Due anni fa venne fermata e squalificata per 4 anni ma si difese sostenendo che il Roxadustat (il prodotto medico che l'ha messa nei guai) lo aveva assunto per colpa della sua fisioterapista, che le aveva dato un integratore contaminato. Solo dopo un lungo iter processuale ha visto ridotta dal Tas l'interdizione a 9 mesi per "incauto utilizzo" dell'integratore nel quale era contenuta la sostanza proibita e stralciata l'accusa più grave (aver fatto volontariamente ricorso al doping).
Il congedo a cuore aperto, confessa la propria tristezza: "Il mio corpo non ce la fa più"
"Questa è stata l'ultima volta che ho giocato qui e non voglio piangere", ha ammesso trattenendo le lacrime al termine del match con Bronzetti. "È stata un'avventura bellissima… sono stata numero uno del mondo, ho vinto degli Slam ma la vita va avanti, c'è tanto altro oltre il tennis. Continuerò anche a giocare ma essere competitiva richiede molto altro. E non è più possibile, il mio corpo non me lo permette più".
Perché il caso di doping di Halep è differente da quello di Sinner
Il suo caso è stato assimilato a quello di Jannik Sinner ma c'è una differenza sostanziale che gioca a favore dell'attuale campione: mentre Halep, pur disponendo dei mezzi per ricorrere a persone qualificate, s'è affidata a una collaboratrice che non aveva alcuna competenza professionale, Sinner aveva riposto fiducia nella persona che sembrava giusta. L'alto-atesino (che l'Itia ha ritenuto né negligente né colpevole) aveva affidato a Umberto Ferrara (laureato in Chimica e Tecnologie farmaceutiche, vantava masters come personal trainer) il compito di occuparsi anche dell'aspetto nutrizionale e alimentare, almeno fino a quando il pasticcio delle mani sporche di pomata non lo ha costretto a difendersi per mostrare la propria innocenza (il 16 e il 17 aprile comparirà dinanzi al Tas).