È e sarà un lungo viaggio, pieno di ostacoli, sconfitte, dubbi, ma anche illuminato dalle vittorie, la bellezza e i sogni che si avverano. È il viaggio di Jannik Sinner, anzi solamente Jannik, e noi siamo con lui, abbiamo l’incredibile fortuna di poterlo accompagnare in questo viaggio da oggi impreziosito dal suo primo trionfo in uno Slam, gli Australian Open 2024.
Cosa è già oggi Jannik. Quando la mamma o la suocera ti chiede: “Ma Sinner quando gioca domani?”, quando il benzinaio o il fornaio decidono di cambiare il loro orario di lavoro per guardare la partita, quando gli amici si svegliano tre ore prima del match e iniziano a messaggiarti, scrivendo che sono emozionati, quando una buona parte del Paese stamattina ha cercato in qualche modo di guardare una partita di tennis, allora si è raggiunto un livello superiore, il livello di Alberto, Federica, Pietro, Marco, Roberto, Nino, Sara, Jury, a cui oggi bisogna aggiungere Jannik.
La controprova è molto semplice. Se a un’italiana e un italiano diamo in pasto questi nomi di battesimo, associandoli alla keyword sport, tutti sanno abbinare il cognome, perché sono diventati un marchio di italianità, da esportare con orgoglio nel mondo, un brand di qualità eccelsa, che ci affratella in quel viluppo di genio e costanza che tutti i citati hanno saputo spandere senza remore sui campi di gara in cui si sono distinti.
Jannik nella storia del nostro Paese allora? È così, ma non bisogna dimenticare Sinner, il giocatore di tennis. Non era un predestinato, chi lo dice oggi è un inguaribile profeta del dopo. Era un grande prospetto ma ogni anno ci sono centinaia o almeno decine di tennisti con le sue possibilità e le sue qualità, in alcuni casi addirittura migliori per determinate skills tecniche, agonistiche e strategiche.
Ma Sinner è un atleta vero, uno che ha capito cosa mancava per arrivare a questo livello in maniera stabile e ci ha messo sempre più un dritto forte e profondo, sempre più un rovescio veloce e difficile da leggere, sempre più una battuta varia e solida anche sulla seconda, sempre più muscoli per reggere gli urti del tennis moderno, una capacità strategica di grande sensibilità. Quante partite ha perso in passato perché non capiva il gioco altrui o non riusciva a rimodellare il suo e alla fine ci ha messo anche una faccia, sì, una faccia, perché nello sport contemporaneo devi anche “essere qualcosa”, oltre che “essere qualcuno”, perché la gente deve desiderare una tua esperienza e questo ti porta consenso, tifo, acclamazione e quando sai gestire tutto questo migliori anche come atleta.
Oggi Sinner ha perso, ha straperso, ha perso senza speranze, poi si è avvicinato, ha sperato, ha pareggiato, ha vinto, ha dominato. Un viaggio anche questa partita che consegna una mattina mai così lunga alla storia del nostro sport. Da oggi e dopo questa partita Jannik Sinner è l’Italia che cammina e sogna.
Prima di oggi ha vinto tanti tornei che hanno fatto sperare i tifosi e gli appassionati di tennis, ha vinto una Coppa Davis che ha fatto scostare la tenda a tutti coloro che anche in maniera distratta seguono lo sport, riconoscendo un campione da seguire, oggi è riuscito a coinvolgere anche la “casalinga di Voghera”, termometro vero di una passione diventata popolare.
Da oggi tantissimi italiani iscriveranno abbonamenti alle pay-tv, compreranno una racchetta ai figli, sceglieranno un costume arancione per l’estate, punteranno sveglie nel cuore della notte, conosceranno quando si gioca l’ATP di Sofia e scriveranno sui social che il dritto di Jannik oggi era meno stabile, senza ovviamente comprendere il senso della frase, ma tutto questo è e sarà un meraviglioso viaggio e tutti noi lo faremo insieme a lui.